MILANO E LOMBARDIA: #BancoBPM is running?
la storia seppur recente non insegna nulla?
Milano e la Lombardia sono ancora in una situazione epidemiologica di stallo, la curva dei contagi è pressoché costante nel suo incremento giornaliero, pare possa registrare un leggero calo sul trend settimanale. Questo è ciò che ci riportano i media ed i dati diffusi giornalmente. Questo dopo un mese e mezzo di “distanziamento” individuale e sociale, per contenere la diffusione dell’epidemia. Più del 40% dei casi di contagio registrati in Italia si sono verificati qui, come oltre la metà dei decessi, che ne fanno l’area più colpita al mondo.
L’improvvisa fuga in avanti della Banca, che ha deciso unilateralmente di riaprire da subito molte delle filiali della Lombardia, di interrompere la turnazione facendo rientrare a tempo pieno figure professionali quali responsabili area-commerciali-hub-indipendenti-preposti e gestori privati ed aziende, senza certificare con una normativa inequivocabile che le condizioni di lavoro rispettino le norme di sicurezza e di tutela della salute dei propri dipendenti, ci riporta drammaticamente alle condizioni di inizio marzo, quando ancora non conoscevamo la virulenza di questa epidemia. Ma oggi, dopo 45 giorni di una lotta senza quartiere, più di 23.000 morti di cui oltre il 50% proprio in Lombardia, una situazione di emergenza tutt’altro che superata ed una data di scadenza del Lock Down prevista per il prossimo 3 maggio, la domanda è … Perché?
Perché questa accelerazione, inopportuna, che espone i lavoratori a rischi elevati e contribuisce a creare mobilità pericolosa? Ancora non vi sono misure per rendere sicuri i mezzi pubblici: treni, metro, bus. Questo è un momento che suggerirebbe invece ulteriore prudenza perché ancora non si conosce quanto il virus sia diffuso. Tutta la comunità scientifica è concorde nel sostenere quanto i numeri ufficiali siano ampiamente sottostimati, tanto da esprimere preoccupazione per una eventuale seconda ondata di contagi se la riapertura delle attività non sarà progressiva e ben ponderata, con l’accesso a tutti i dispositivi di sicurezza dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Perché questa accelerazione senza aver dotato ancora e preventivamente tutti i colleghi dei Dpi necessari o consigliati a lavorare in sicurezza?
Perché questa accelerazione che depotenzia il ricorso – obbligato nell’emergenza – al lavoro agile, in una regione in cui la Digitalizzazione è una delle quattro D raccomandate dal Presidente Fontana, fautore della riapertura? La stessa raccomandazione di favorire il massimo ricorso al lavoro agile viene fatta dal Governo in vista della fase di graduale ripresa che verrà, al fine di non congestionare luoghi di lavoro, mobilità e trasporto pubblico. Forse l’azienda, dopo averla propagandata come misura innovativa di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, non è in condizione di gestire il lavoro da remoto?
Perché questa accelerazione che sconfessa la linea di misurata e apprezzabile prudenza adottata sino ad ora, nell’organizzazione delle turnazioni dei colleghi, nel garantire con l’alternanza degli organici gruppi separati e ben individuati di lavoratori, in funzione della salvaguardia della salute e del contenimento attivo di malaugurati contagi?
Non serve, oggi in Lombardia, la riapertura anticipata e più lavoro in presenza per garantire il servizio pubblico essenziale, le moratorie sui mutui, l’anticipo della cassa integrazione e la liquidità alle imprese.
Non serve farlo frettolosamente, dal venerdì sera al lunedì, con disposizioni verbali e affidandosi al senso di appartenenza dei lavoratori.
Serve sicuramente una buona chiara ed efficace organizzazione del lavoro improntata sull’efficienza. Serve un modello organizzativo virtuoso che non si regga sul “volontario spintaneo” e sulle pressioni commerciali (verbali, scritte o sussurrate) del tutto fuori luogo, purtroppo riemerse anche in questi ultimi drammatici momenti.
Milano e tutte le province lombarde stanno pagando un prezzo altissimo.
I lavoratori della banca si meritano un trattamento diverso, che guardi al loro diritto inviolabile alla salute, stabilito dalla nostra Costituzione prima ancora che da convenzioni, regolamenti e decreti, nella condizione estrema che questa regione, senza eguali nel Paese e nel mondo intero, sta faticosamente fronteggiando.
Milano, 21 aprile 2020
Fisac-CGIL Banco BPM
Coordinamenti Lombardia