25 Novembre 2019: giornata internazionale contro la violenza di genere istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1999.
Eppure i dati sulla violenza alle donne in Italia – come nel resto del mondo – continuano ad essere raccapriccianti: 142 le donne che, nel 2018, hanno pagato con la vita, e a marzo 2019 i casi giornalieri di denuncia sono arrivati a 88 in media, ossia una ogni 15 minuti!
Manuela, Sara, Simonetta, Lucia, Pamela, sono solo i nomi di alcune delle nostre amiche, vicine di casa, compagne, colleghe, madri, sorelle, vittime di violenza, spesso consumata nell’indifferenza del mondo circostante. Sono vittime di maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, molestie e femminicidi.
I dati, dall’apparenza fredda e distaccata, ci raccontano invece storie di una violenza spesso subita proprio in quei luoghi che invece dovrebbero proteggerci come la casa, la famiglia o il luogo di lavoro e spesso proprio per mano di chi, un tempo, ha promesso amore eterno e che magari, tra una violenza e l’altra, continua a riprometterlo.
Quando una donna viene uccisa per mano di un uomo si parla di amore sbagliato o malato. Si sente dire spesso “lui era innamorato e non accettava di essere lasciato” oppure “era un padre presente, molto amorevole”. In questo modo si cerca addirittura di dare un alone di romanticismo alla violenza quando la verità è che l’amore, per definizione, non può mai far male! La radice della violenza risiede non nell’amore ma nel fatto che l’uomo non accetta di perdere il potere che ha sulla propria donna, per il prevalere di una cultura machista e patriarcale.
Ma la violenza non si esprime solo in questa forma estrema, esistono tante forme di violenza così come persistono tante discriminazioni che le donne continuano a subire.
Basti pensare che ancora oggi la donna, in molti casi, è costretta a scegliere tra carriera e famiglia, accettare una retribuzione inferiore rispetto all’uomo a parità di lavoro e mansioni. Anche questa è violenza!
In quest’ultimo anno abbiamo assistito ad un tentativo da parte di alcuni politici di manipolare le politiche sulla famiglia e riproporre una donna che torna a fare figli per il ripopolamento del territorio e per la salvaguardia della famiglia. Ed ancora, con il disegno di legge a firma Pillon, si vuol rivedere tutta la normativa sui divorzi mettendo in difficoltà soprattutto la donna, in genere più svantaggiata economicamente. Anche questa è violenza!
Per non parlare del tentativo di mettere mano alla Legge 194 sull’aborto che a causa dell’uso distorto dell’obiezione di coscienza finisce per non garantire più la possibilità di esercitare un diritto sancito dalla legge stessa. Anche questa è violenza!
E che dire dell’uomo che usa un linguaggio aggressivo a scopo intimidatorio? Anche questa è violenza!
È una guerra silenziosa e clandestina che miete vittime, che si insinua e si intreccia nelle nostre vite, ci sfiora e spesso nemmeno ce ne accorgiamo. La violenza è un gas velenoso che pian piano ti toglie l’ossigeno, la lucidità per capire cosa sta accadendo, che ti lascia annichilita davanti a quella domanda: “perchè proprio a me? Non può essere!” .
Ma poi proviamo a razionalizzare e cercare la forza e il coraggio di denunciare. Coraggio! Sì perché non è mica facile denunciare: ti devono capire, ti devono credere, devono verificare, devono metabolizzare tutte quelle altre volte che invece tu non lo hai denunciato!
Per fortuna le denunce in Italia aumentano, ce lo dicono i numeri, aumenta la consapevolezza dell’essere donna, aumenta l’attenzione e la sensibilità dei mezzi di comunicazione verso queste tematiche, ma non basta. Perche’ l’attenzione e i riflettori sulle vicende di violenza di genere si accendono spesso troppo tardi, quando ormai le stesse riguardano fatti di cronaca nera. E poi anche davanti ad un atroce femminicidio c’e’ chi lo apostrofa ancora come semplice frutto di una “tempesta emotiva” e quando queste parole sono contenute in una Sentenza di un Tribunale, che dimezza la pena all’autore di un omicidio, ti danno l’immediata e netta sensazione di quanta strada abbiamo ancora da conquistare, tutti, per un’emancipazione culturale improntata al rispetto delle diversità e alla parità di genere.
Certo il clima di odio e di intolleranza che stiamo vivendo in questi ultimi anni nel nostro Paese, ma anche in altre parti del Mondo purtroppo non aiuta, ma non dobbiamo mai smettere di lottare e resistere per un mondo più donna.
Tanta strada e tanta lotta è stata fatta da quando la donna dipendeva completamente dall’uomo, non aveva diritto all’istruzione, non aveva diritto di voto, ma tanta ancora ne dobbiamo fare per camminare a fianco dell’uomo, per essere considerate esseri pensanti e non belle statuine da mostrare come trofeo all’amico di turno, oggetto di desiderio e proprietà ad uso esclusivo del proprio uomo.
Milioni di donne in tutto il mondo si mobilitano e combattono tutti i giorni contro la violenza patriarcale, per raggiungere l’indipendenza economica, per vivere una vita libera e piena al pari dell’uomo.
E noi donne ogni volta che ci incontriamo attiviamo una gran forza, quella “sorellanza” che altro non è se non profondo legame che richiama alla saggezza e all’intelligenza del femminile e che ci dona un forte senso di appartenenza.
Noi siamo donne, amiche, sorelle, legate l’una all’altra da quella forza che si scatena quando ci ritroviamo assieme, capaci di scavare valli tra le montagne. Il valore di esserci le une per le altre, ascoltarsi, correggersi, supportarsi, esserci per sconfiggere insieme la paura.
Noi donne da sempre affrontiamo la paura, il peso del potere patriarcale che sembra essere un perno dell’identità maschile. Ma quel potere ha anche un altro volto. Oggi l’universo femminile è pieno di immagini di stereotipi di bellezza, forza, competizione, dover essere e dover fare. È questo il disagio.
La donna che subisce quella violenza psicologica che si insinua in una “semplice frase”, la donna che si nasconde in bagno per evitare quello schiaffo!
Noi donne ora più consapevoli del nostro essere, di quella forza che ci viene da altre donne che insieme lottano per tutte, al posto di tutte, possiamo ora unite, gridare a gran voce perchè consapevoli di quel potere che ora ci fa denunciare!
Ecco il senso della sorellanza … l’esserci!
“Non come chi vince sempre ma come chi non si arrende mai “(Frida Kahlo)
Bari, 25 novembre 2019 Esecutivo Donne Fisac Cgil Puglia