Banco BPM: cessione UTP? Gravi rischi per colleghi e clientela

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Milano (Reuters) – Banco Bpm concentrerà i propri sforzi in tema di derisking sulla riduzione degli Utp (Unlikely To Pay, inadempienze probabili) e utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione. A questo scopo la strategia del Gruppo è quella di suddividere il proprio portafoglio in una parte “core” e in una “non core”, in modo da ottimizzare la gestione di questa categoria di crediti non performing …omissis … stiamo passando al vaglio tutte le nostre esposizioni UTP, dividendole in due categorie che potremmo definire “core” e “non- core” in base alla controparte, ovvero quelle per cui consideriamo fondamentale costruire un futuro relazionale, da quelle meno strategiche. Una segmentazione del portafoglio, che vedrà la parte “core” prevalente, permetterà alla banca di valutare nel modo migliore tutte le opzioni disponibili per ridurre gli UTP, oltre alla gestione interna, incluse cessioni – comunque non massicce – o gestione in partnership con operatori del settore, sulla falsariga dell’accordo che Intesa San Paolo ha stretto con Prelios. L’utilizzo di Servicer esterni per la gestione degli UTP è uno dei potenziali strumenti utilizzabili, che presenta però il rischio di recidere il rapporto banca-cliente, disperdendo valore specie laddove è ancora elevato il contenuto industriale.

Questi sono i passaggi salienti di una intervista rilasciata da Mattia Mastroianni, responsabile gestione NPE (Non Performing Exposures) del nostro Gruppo, riportata dall’agenzia di stampa Reuters.
La gravità di queste dichiarazioni basterebbe a far balzare dalla sedia lavoratori, PMI e famiglie. La cessione non meglio definita di un portafoglio (con o senza lavoratori ???) si inserisce in una politica di cessioni (NPL, ProFamily, Aletti Gestielle, Banca Depositaria, Arena Broker…) e chiusure di filiali, che poco a poco sta spogliando il Gruppo proprio come le foglie di un carciofo. Stavolta però, ai rischi per il futuro occupazionale dei lavoratori potenzialmente coinvolti, occorre aggiungere anche i rischi economico-sociali, potenzialmente devastanti, che una scelta del genere potrebbe provocare sui territori dove opera il Gruppo. Stiamo parlando infatti di semplici crediti deteriorati, potenzialmente ancora recuperabili, ben diversi dagli NPL. E’ evidente come questa scelta industriale andrebbe ad incidere sulla “carne viva” delle economie locali. D’altra parte anche la banca afferma di non ignorare tale rischio, ma condividerlo e non escludere a priori alcuna opzione, aggrava ancora di più la portata di queste dichiarazioni. Ci chiediamo quindi come questa impostazione possa conciliarsi con la vocazione di “banca del territorio” che ha segnato la nascita di questo Gruppo.

Al contrario queste OO.SS. credono fortemente nella missione sociale di questo Gruppo che si dovrebbe esplicitare nel sostegno al tessuto economico dei territori, a partire proprio dalle Piccole Medie Imprese che ne costruiscono l’asse portante. Di conseguenza ci opporremo fermamente a qualunque operazione sugli UTP che comporti rischi sul futuro di lavoratori, imprese e famiglie.

Milano, 21 novembre 2019

COORDINAMENTI BANCO BPM

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