Report missione Libano 27 settembre – 1 ottobre: visita al Centro di Bab et Tebbaneh (Tripoli)

Nella giornata del 30 settembre abbiamo visitato il Centro Bab et Tebbaneh e abbiamo constatato con soddisfazione l’ottima riuscita dei lavori di ultimazione del campo di pallone in erba sintetica sul tetto, e questa immagine ne è la dimostrazione.

Il progetto, partito nel 2000 a cura della Renè Moawad Foundation, è stato poi individuato e finanziato da Arci Toscana a partire dal 2006 ; il suo valore e la sua efficacia hanno sensibilizzato la Fisac Cgil Toscana, che ha voluto parteciparvi economicamente e ha coinvolto la Fondazione Prosolidar che ha deciso il finanziamento due anni fa e successivamente, nell’ultimo anno, anche la RSA del Monte de Paschi di Siena e la Fillea Cgil Toscana.

Durante la visita, la responsabile del Centro – Khouloud Al Ali – ci ha anche fatto visitare il resto del centro mostrandoci le altre novità realizzate con i contributi raccolti: i laboratori, lo spazio per il teatro, la nuova classe per i più piccoli e la sala per i videogiochi con un grande televisore, acquistato di recente per consentire ai ragazzi di giocare con videogiochi (per lo più di calcio e con rigorosa esclusione di giochi violenti) così da scoraggiare la frequentazione dei poco raccomandabili internet cafè della zona.

Come ci ha spiegato Hasna, dirigente della Fondazione, la funzione principale del Centro infatti è quella di offrire un ambiente sicuro per i ragazze e ragazzi – e da pochi mesi anche bambini e bambine con classi per piccoli – attraverso attività di doposcuola, gioco in luoghi sicuri, laboratori artistici e teatrali.

Il centro lavora molto sulla prevenzione della violenza di ogni generee sulla capacità di sviluppare consapevolezza nel riconoscerla, con particolare attenzione alla violenza sessuale e agli abusi.

Fornendo un “porto sicuro” per piccoli e giovani è riuscito anche nell’intento di avvicinare le madri, che a loro volta imparano a socializzare in realtà protette, consentendo di portare avanti un lavoro sulla genitorialità consapevole, importantissimo in queste realtà di degrado e conflittualità.

Sono 20 gli operatori che lavorano nel centro, 50 i giovani che lo frequentano in modo continuativo a cui se ne aggiungono circa 150 che ruotano a cicli di 3 mesi oltre a 60 donne. Ci sono anche 120 giovani che vengono seguiti esternamente, ad esempio quelli che sono fuori dal percorso scolastico e lavorano, fornendo loro mediazione con i datori di lavoro per garantirgli un minimo di assistenza e diritti.

Trattandosi di una Fondazione non confessionale offre i suoi spazi e la sua assistenza a tutte le varie “anime” di questo Paese, non trascurando i numerosi profughi (prevalentemente siriani) ospitati nei tanti campi improvvisati della zona.

Una piccola oasi di pace e serenità in un territorio martoriato che offre assistenza a bambini, giovani e donne e che siamo orgogliosi di aver contribuito a far crescere in questi anni e che, visti i risultati, intendiamo continuare a finanziare.

Roma, 15 ottobre 2019 – Cristiano Hoffmann

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