Formazione… Taglia e Cuci
Carriere… su Misura
Spigolando tra la miriade di corsi On-line che la nostra azienda ci invita ad effettuare “complice la pausa estiva” troviamo anche quello relativo all’aggiornamento IVASS, che nell’intento di non limitarsi ad una formazione tecnica, ma volendo elargire anche indirizzi di comportamento, propone una sezione dall’altisonante titolo L’etica e il sistema dei valori.
Non che ci si attendesse una raffinata disquisizione sul rapporto tra etica ed economia. Anche solo una definizione del perimetro di tali discipline. La prima occupandosi dello scopo delle azioni umane, distinguendole in giuste, buone, lecite: rispetto a quelle ingiuste, cattive, illecite o sconvenienti. La seconda occupandosi dell’organizzazione di risorse, per definizione limitate, allo scopo di soddisfare bisogni individuali o collettivi.
Certo è che non può non colpire la più che striminzita Breve storia dell’etica, 10 righe 10, copiate di sana pianta dall’Enciclopedia libera Wikipedia, un cenno general generico estrapolato dal contesto della voce “etica”, proposto come summa in riassunto omettendo la fonte. Brodo ristretto buono per molte ricette.
Trattandosi di tema delicato avrebbe forse avuto maggior efficacia rifarsi a quanto sostenuto dal Professor Padoa Schioppa che, riferendosi al rapporto tra economia ed etica, ebbe a dire che sarebbe stato sufficiente invitare gli studenti a riflettere sul settimo comandamento – Non rubare – e declinarlo in rapporto al campo dell’economia. Semplice, chiaro, efficace.
Ora una riflessione va fatta sulla qualità dei contenuti della formazione on-line, poiché se su un tema come questo, facilmente verificabile, ci troviamo in presenza di una volgare copiatura, come possiamo non escludere che anche altri capitoli del medesimo corso, e di altri corsi ancora, non siano il frutto di un certosino lavoro di copia incolla?
Quale è la coerenza complessiva dei diversi percorsi formativi erogati in funzione del presidio delle competenze e della professionalità di colleghe ecolleghi se le fonti utilizzate si traducono in una sorta di anonimo passa parola dell’era digitale?
Il dubbio è legittimo considerata la ripetitività nell’esposizione degli argomenti, la lentezza nello svolgimento, le improbabili domande di verifica che vengono somministrate, a livello di quiz televisivo, manca solo che ci chiedano di accenderle (si veda il test di fine lezione del corso più sopra citato).
Se la formazione è copia-incolla cosa possiamo aspettarci dai percorsi professionali, quella che una volta era la carriera, oggetto di un altisonante progetto aziendale corredato di immancabili slide zeppe di riferimenti alla necessaria progressività (niente salti quantici per favore…), al consolidamento delle competenze ed alla formazione preventiva (non vogliamo fare cose affrettate…) un sistema di sviluppo delle risorse umane che poi, nei fatti, si traduce in scelte che premiano catene relazionali di amicizia e opportunità funzionale ai risultati, di breve periodo si intende.
Merito, professionalità, competenza, esperienza pregressa, sono tutti elementi penalizzanti in un’azienda alla ricerca spasmodica di risultati immediati con pianificazione in tempo zero, un’azienda che è portata a replicare modi di lavoro consolidati a tal punto che neppure scandali pubblici (vedi l’affaire diamanti) piuttosto che contestazioni disciplinari a ripetizione (vedi MIFID) risultano essere moniti sufficienti per il cambiamento.
Cosa pensare del fatto che si procede a promozioni per ruoli che potrebbero essere proficuamente ricoperti da colleghe e colleghi che, nella giostra delle varie riorganizzazioni, negli accorpamenti della fusione, nella chiusura di 700 sportelli sono stati oggetto di uno shot down professionale “casuale” e hanno la legittima attesa, sancita in tutti gli accordi ed a gran voce affermata dall’azienda, di essere ricollocati in un ruolo coerente con la loro storia professionale e con benefici effetti di risparmio per l’azienda e che si vedono fraudolentemente scavalcati dalla mossa del cavallo, questa sì, tutt’altro che casuale.
Una sorta di eterogenesi dei fini che da un lato produce la narrazione intenzionale di un’azienda rappresentata come un modello di innovazione, modernità, efficienza, correttezza, competenza e redditività, mentre per chi la vive da dentro è un puzzle di diverse banche che nell’assemblaggio hanno enfatizzato difetti ed errori, favoriti dalla mancanza di un progetto coerente di aggregazione e sviluppo e perché no, di investimento.
Ma non angustiamoci, a breve il nuovo piano industriale, e via con un nuovo giro di giostra.
Milano, 16 settembre 2019
Fisac-CGIL Gruppo Banco BPM
Coordinamento Lombardia