Il Kenya, fino al 1963 è stata una delle principali colonie dell’impero britannico, rinomato per la varietà dei suoi meravigliosi paesaggi, i ricchi safari e i piacevoli soggiorni che si possono trascorrere nelle località balneari che affacciano sull’Oceano Indiano.
Negli anni della colonizzazione la popolazione autoctona è stata scacciata dai fertili altopiani dell’interno e costretta a stabilirsi in zone meno ospitali, aride e poco fertili, senza beneficiare in alcun modo della ricchezza produttiva che l’agricoltura intensiva praticata nelle zone fertili ha destinato principalmente al mercato di esportazione.
Il Kenya, in verità, è un paese in larga misura arido e semiarido. La maggior parte delle famiglie keniote dispone di scarsissima quantità di acqua per il consumo quotidiano e questo incide pesantemente sulla qualità della vita delle persone, soprattutto delle fasce più deboli.
Le Nazioni Unite classificano il Kenya come un paese affetto da carenza idrica cronica. Il suo
potenziale idrico annuo pro capite è di 643 m3. L’80% del territorio del Kenya è classificato come arido o semiarido.
Il consumo di acqua giornaliero pro-capite nella maggior parte delle famiglie oscilla tra i 10 e i 15 litri per tutti gli utilizzi. Nella maggior parte dei Paesi europei, i consumi si attestano tra i 200 e i 300 litri di acqua al giorno.
I fattori che incidono sulla carenza d’acqua e sulle crisi idriche del Paese sono molteplici:o la siccità, alternata a inondazioni pericolose;
- la pressione dovuta alla crescita demografica;
- l’insufficienza di investimenti nelle infrastrutture idriche;
- l’inquinamento del terreno e delle falde acquifere causato da un uso incontrollato di pesticidi e fertilizzanti;o i rifiuti industriali e le acque di scolo contaminate; la deforestazione.
Al problema della ciclica carenza d’acqua si aggiunge anche quello relativo alla qualità dell’acqua stessa. La scarsità di acqua potabile e la conseguente diffusione di malattie legate all’acqua rappresentano da molti anni una delle priorità di sviluppo per il Kenya. L’accesso limitato all’acqua costituisce l’ostacolo principale allo sviluppo rurale del Paese e alla riduzione della povertà.
Attualmente, in media, solo il 59% dell’acqua disponibile sul territorio è considerata pulita e quindi utilizzabile per uso domestico, situazione che peggiora nelle aree rurali del Paese, dove il livello scende ulteriormente, attestandosi intorno al 52%. Oltre a ciò solo il 32% della popolazione utilizza servizi igienici adeguati.