EROGAZIONE ASSEGNO FONDO DI SOLIDARIETA’
Per spiegare a chi ci legge di cosa stiamo parlando, dobbiamo necessariamente ritornare al 23 dicembre 2016, data in cui sono stati sottoscritti gli accordi per gestire le ricadute sul personale dei due ex gruppi Banco Popolare e Bpm che dal 01 gennaio 2017 hanno dato vita al terzo gruppo bancario italiano: il BANCOBPM.
Uno di questi accordi era dedicato alla gestione dei cosiddetti “esuberi”, che ricordiamo all’inizio erano 1.800 e successivamente aumentati a2.173. Lo strumento idoneo adottato in tutto il settore del credito, per gestire queste problematiche è stato il Fondo di Solidarietà sezione straordinaria. Le finestre di accesso concordate dalle parti sono state quattro: due nel 2017e più precisamente il 30 settembre e il 30 novembre e due nel 2018, il 30 giugno e il 31 dicembre.
Non si sono verificati problemi per quanto concerne le prime tre uscite, mentre per l’ultima, quella del 31.12.2018 riguardante circa 300 colleghi, l’uscita anticipata si sta trasformando in un calvario senza fine.
I 2173 colleghi esodati, hanno firmato la domanda di adesione al fondo di Solidarietà entro febbraio 2017 e successivamente nel giugno dello stesso anno hanno sottoscrittotuttianche la conciliazione, alla presenzasia di un delegato dell’ABI sia di un rappresentante delle Segreterie Nazionali, a garanzia del corretto svolgimento della procedura di adesione.
L’iter ha sancito le dimissioni irrevocabili per tutti i 2173 colleghi.
Nel mese antecedente l’uscita, l’ufficio amministrazione della banca inviava a tutti gli interessati la domanda INPS AP 88, compilata in tutte le parti e gli stessi apponevano le firme necessarie,restituendo al mittente la modulistica. Quindi anche gli ultimi 300 colleghi, quelli con finestra di uscita al 31.12.2018 hanno verificato la correttezza di tutti i dati inseriti, secondo quanto previsto dalla legge Fornero.
Il 28 gennaio 2019 è uscito il Decreto Legislativo N° 4, che ha sancito il blocco della maturazione delle aspettative di vita, prevedendo per tutti, solo ulteriori 3 mesi di calcolo per la maturazione del requisito pensionistico oltre i 41 anni e 10 mesi se donna e 42 e 10 mesi se uomo già previsti, sino al 31 dicembre 2026.
Il giorno successivo l’INPS emana la circolare N°10 del 29 gennaio 2019, dove si sancisce che tutti gli esodati al 31.12.2018 (quindi anche i nostri 300 colleghi) non possono rientrare nelle previsioni del D.L. N°4.
Qui inizia il calvario per chi sta legittimamente, ancora oggi 5 giugno, aspettando l’assegno di esodo ormai da 5 mesi abbondanti, quindi è senza più stipendio e ovviamente senza pensione.
Le banche infatti, su consiglio della loro associazione, hanno ripresentato le domande AP88 a fine marzo, quando il decreto n° 4 era già stato trasformato in legge, modificando la data di accesso alla pensione AGO e riadattandola alle previsioni della nuova normativa, nonostante questi lavoratori fossero usciti dall’azienda 28 giorni prima della pubblicazione in gazzetta ufficiale del Decreto Legislativo n° 4.
Questo comportamento delle banche ha portato molte sedi territoriali INPS a sospendere la lavorazione di queste domande (e di conseguenza anche l’erogazione degli assegni), presentate in modo “poco trasparente “e ad attendere il parere definitivo del Ministero competente che decida se accogliere o meno le richieste dell’ABI.
Questa scelta non è indolore: se da una parte consente alle aziende di risparmiare diversi milioni di euro, spostando il costo dell’operazione sulla collettività, dall’altra nello stesso tempo penalizza tutti i lavoratori interessati che vedranno ridotto non solo l’assegno di esodo sino alla loro permanenza nel fondo, ma anche l’assegno pensionistico futuro, e questo per sempre. In sostanza un aiutino alle aziende di credito pagato con la riduzione degli assegni dei lavoratori.
Il risparmio medio infatti, è di circa 25.000 euro per lavoratore coinvolto. Per il nostro gruppo c.ca 7,5/mil di risparmio, euro più euro meno.
Il problema ovviamente non riguarda solo il nostro gruppo ma tutte leaziende di credito, quindi la palla passa alle Segreterie Nazionali che dovranno cercare di porre rimedio all’ennesima “furbata” perpetrata alle spalle dei lavoratori.
Nel frattempo le OO.SS. hanno richiesto all’azienda di intervenire economicamente a favore dei colleghi interessati. L’azienda si è resa disponibile, a fronte di richiesta individuale, ad aperture di credito ad hoc, da estinguere al momento del percepimento degli assegni.
Su questa delicata questione le OO.SS. hanno anche coinvolto le rispettive Segreterie Nazionali con la lettera che alleghiamo.
Milano, 5 giugno 2019
Coordinamenti Gruppo Banco BPM
FABI –FIRST/CISL –FISAC/CGIL –UILCA-UNISIN
ALLEGATO:
Lettera alle Segreterie Nazionali