Sabato 30 marzo 2019, la Dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione Medici per l’Ambiente – Isde (Internationa society of doctors for the environment), su invito del Dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell’Università “Sapienza” ha tenuto una conferenza sul tema: “L’Ambiente come determinante fondamentale per la salute fisica e psichica”.
La lezione, nell’ambito del corso “ Salute globale ed equità in salute”, ha evidenziato le complesse relazioni tra l’Ambiente e la salute che sono, con sempre più evidenza, alla base dei meccanismi che determinano lo stato di malattia e, quindi, la necessità di una prevenzione efficace attraverso la riduzione delle fonti di inquinamento e di politiche di risanamento e tutela dell’Ambiente.
Di seguito riportiamo un estratto dalla Comunicazione: “ L’Ambiente nella sua accezione più completa e complessa, comprensiva di stili di vita, condizioni sociali ed economiche, è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni. Ormai è da lungo tempo che i medici, ed in generale tutti gli Operatori sanitari, sono testimoni delle drammatiche conseguenze che i danni ambientali provocano alla salute delle persone e in particolare alla salute dei bambini e dei più giovani.
Sono in costante aumento infatti in tutto il mondo, in un forma tale da potersi definire pandemica, le malattie cardiovascolari, respiratorie, neoplastiche, cronico-degenerative, autoimmuni, dismetaboliche, neurocomportamentali e neurocognitive e questo incremento è sempre più correlato, come da evidenze scientifiche, all’inquinamento ambientale.
Si è trasformato l’Ambiente, lo si è asservito e sfruttato, si è modificato l’Ambiente quale fonte di flusso continuo di informazioni anche sensoriali e culturali, cioè di sollecitazioni specifiche, in grado di indurre nel nostro e in altri organismi reazioni e modifiche epigenetiche, genetiche/genomiche e fenotipiche così da innescare processi patologici che compromettono il normale stato di benessere psicofisico. La trasformazione ed il degrado delle matrici fondamentali per la vita: acqua, aria e cibo, sono da imputare all’utilizzo dei combustibili fossili, in particolare per la mobilità veicolare su gomma, aerea e marittima, per le attività chimico-industriali, per l’incenerimento dei rifiuti, per le pratiche dell’agricoltura che utilizza pesticidi e fertilizzanti chimici (in particolare nelle monocolture), per l’allevamento in forma intensiva degli animali, per la cementificazione dei Territori e la deforestazione di aree sempre più vaste del Pianeta, in particolare in Amazzonia.
Le attività, che hanno caratterizzato e caratterizzano questo particolare periodo della storia umana che viene definito “Antropocene”, insieme al mancato rispetto di Leggi e principi che in Italia, in Europa e nel mondo sanciscono tra i diritti fondamentali di tutti gli Esseri umani il diritto alla salute e la tutela dell’Ambiente, portano la responsabilità della grave crisi ecologica e umanitaria, la si sta traducendo in milioni di morti o di ammalati ed, in una popolazione mondiale sempre più povera, sono milioni i migranti costretti a lasciare i propri Paesi per le conseguenza delle devastazioni generate dai cambiamenti climatici.
La prevenzione quindi deve passare per un rinnovato rapporto con l’Ambiente, che riduca al minimo le esposizioni a fonti di inquinamento, soprattutto nel periodo gestazionale e nella prima infanzia, e preveda atti ed interventi concreti di bonifica, ripristino e tutela dell’integrità ambientale, degli ecosistemi e dell’intera Biosfera”.
Nel corso della lezione la dottoressa Litta ha ricordato come esempio di inadeguata prevenzione e protezione delle popolazioni, la vicenda che nell’Alto Lazio, come in altre parti d’Italia, attraverso l’Istituto della deroga, ha permesso di erogare per anni come potabili acque con un contenuto di Arsenico fino a 50 microgrammi/litro ovvero cinque volte il limite di legge 10 microgrammi/litro (Decreto legge 31/2001) previsto per questa sostanza tossica e cancerogena, per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche.
La referente dell’Isde, sempre in tema di inadeguata prevenzione e protezione della Salute e dell’Ambiente, ha poi citato anche la grave situazione di inquinamento e degrado dell’ecosistema del lago di Vico, in provincia di Viterbo. Un degrado ed inquinamento, determinato anche e in particolare dalle vaste aree, in prossimità del bacino lacustre, dedicate alla monocoltura della nocciola; una situazione che ha di fatto privato, ormai da anni, della possibilità di un approvvigionamento sicuro e salubre di acque le popolazioni limitrofe.
Prendendo spunto proprio da quest’ultima situazione, la dottoressa Litta ha nuovamente sottolineato la necessità di un rapido abbandono dell’agricoltura intensiva e chimica in favore di una agricoltura senza pesticidi, più sana, naturale, ecologica, rispettosa cioè della composizione e della vitalità dei suoli, della biodiversità e non asservita alle logiche di sfruttamento e profitto sottese alle monocolture in ogni parte del mondo.
Per maggiori informazioni:
Associazione Medici per l’Ambiente – Isde di Viterbo tel. 3383810091, isde.viterbo@gmail.com