UTP Intesa Sanpaolo: INTRUM che fa?

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UTP INTESASANPAOLO: INTRUM CHE FA?

 

11.03.2019 – La notizia, pubblicata giovedì 7 marzo dal quotidiano “Il Messaggero”e rilanciata da numerosi giornali online specializzati in economia e finanza, è di quelle che non possono lasciare indifferenti. La testata romana, che ha dimostrato nel recente passato di essere ben informata sulle trattative più calde del mercato (sulla cessione NPL da Intesa a Intrum anticipò di mesi dettagli che si rivelarono poi alquanto precisi), riporta che Intesa Sanpaolo starebbe trattando la cessione di circa 10 miliardi di crediti incagliati (non ancora sofferenze dunque) definiti in gergo UTP, ovvero Unlikely To Pay, col servicer Prelios, intermediario finanziario ai sensi dell’art. 106 TUB nonché operatore autorizzato ai sensi dell’art. 115 TULPS. L’investitore sarebbe il fondo americano Davidson Kempner Capital Management (31 miliardi di dollari di gestito), detentore tramite il Gruppo Lavaredo S.p.A. del 100% del capitale sociale di Prelios, partecipata in passato, tra gli altri, anche da Intesa stessa. L’operazione, analoga per ordine di grandezza a quella conclusa poco meno di un anno fa con Intrum, consentirebbe a Intesa di centrare l’obiettivo, dichiarato dallo stesso CEO Carlo Messina, di anticipare al 2020 il target sui crediti deteriorati del Piano d’Impresa 2018-2021.

Il quadro qui sintetizzato, ad oggi non confermato né smentito da fonti ufficiali, preoccupa molto i lavoratori di Intrum Italy e fa scaturire alcune semplici domande. Perché il nostro partner Intesa Sanpaolo si rivolge ad altre società per i propri crediti UTP? Di recente il CEO di Intrum Italy Marc Knothe ha lasciato intravedere l’intenzione di aggredire anche il mercato UTP: perché non iniziare dunque dagli incagli di Intesa?

Oltre ad una possibile occasione sfumata per Intrum sul versante UTP, l’operazione Intesa-Prelios presenterebbe poi, qualora dovesse concretizzarsi, ulteriori profili di inquietudine per tutti i lavoratori. Se infatti Intesa si disferà di ben 10 miliardi di incagli che, va da sé, sono potenziali sofferenze future, a quali nuovi flussi Intrum potrà attingere nei prossimi anni per alimentare i propri portafogli sofferenze? Il contratto decennale di servicing prevede che almeno il 90% delle future sofferenze di Intesa Sanpaolo venga dato in gestione a Intrum: se però Intesa cede i suoi crediti prima che possano diventare sofferenze, quali saranno i valori assoluti reali che alimenteranno le nostre lavorazioni? Il rischio che, esaurito lo stock, si registri un drastico calo dei volumi, già probabilein caso di congiuntura economica positiva, è concreto.

Ci aspettiamo che Intesa Sanpaolo faccia chiarezza sulle indiscrezioni di stampa e soprattutto che Intrum metta in cantiere progetti di acquisizione di nuovi portafogli e lavori per realizzare importanti operazioni sul mercato. Perché, ad esempio, non pensare ad un contratto di gestione per quegli stessi crediti UTP che Intesa starebbe pensando di cedere a terzi? E ancora, quando verranno presentate nuove offerte per i pacchetti di crediti di altri istituti finanziari?

Chiediamo all’Azienda che inizi a rispondere alle nostre domande e ci faccia capire come pensa di perseguire l’obiettivo ambizioso di diventare il primo player in un mercato estremamente competitivo come quello italiano degli NPL. Il tempo dei proclami è scaduto: vogliamo fatti e numeri che rassicurino concretamente i lavoratori dando loro entusiasmo e rinnovata fiducia nel futuro in questa fase di transizione così delicata. Intendiamo lavorare fin dal prossimo incontro perché si cominci ad affrontare le tante questioni aperte e si possa pervenire in tempi ragionevoli alla presentazione da parte aziendale di un vero Piano Industriale.

I Coordinamenti Sindacali Aziendali Intrum Italy
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

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