Sono state sette le modifiche alla soglia di utilizzo del contante dall’anno 2012 al 2016, che si sommano a tutta una serie di vincoli ad hoc introdotti per aumentare la tracciabilità dei pagamenti: dalle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, fino ad arrivare al saldo dei rifornimenti di carburante per i titolari di partita Iva.
Il tema del denaro contante è da sempre un argomento controverso: da una parte vi sono coloro che ritengono giusto il libero utilizzo del denaro contante per tutti i tipi di pagamenti, dall’altra (nel giusto nome della Legalità) coloro che propugnano una Società cashless (per ulteriori documentazioni vedasi anche i “Concorsi di Idee sull’Utilizzo del Denaro Contante nella Società Contemporanea” organizzati dalla Fisac Nazionale. NdR). Secondo la Banca Centrale Europea nel nostro Paese l’86% delle transazioni è pagata in contanti e solo la restante quota è realizzata tramite sistemi tracciabili.
Questi numeri (connettendoli ad altri) riportano alle cifre corrispondenti al sommerso. Secondo l’Istat, l’economia non rilevata (sommerso economico ed attività illegali) corrisponde a circo 208 miliardi di euro, cioè il 12,6% del nostro Pil.
Il limite al contante nasce come misura antiriciclaggio. Essa è contenuta nel provvedimento per il contrasto al denaro sporco (Dlgs.231/07), e coinvolge sia il riciclaggio di denaro sia l’evasione fiscale. Tenendo, però, ben presente che il lato oscuro dell’economia viene alimentato anche dalla velocità dei cambiamenti tecnologici, che spostano sempre più avanti i limiti dell’illegalità. Infatti, presentando la relazione relativa al 2017, il Direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia ha segnalato i rischi connessi alle cripto-valute. Solo nel 2017 (ultimo dato elaborato) si sono avute 200 Segnalazioni di Operazioni Sospette di riciclaggio, con la considerazione che il ricorso alle cripto-valute si inserisce in operatività complesse con utilizzo anche di fondi pubblici, probabili collegamenti con organizzazioni malavitose o con connessioni ai paradisi fiscali.
In ogni caso, vista la vicenda dei Pos il cui mancato utilizzo è rimasto finora (per vari motivi) senza sanzioni, la strada da seguire potrebbe essere quella di legare l’aumento dei mezzi di pagamento tracciabili più ad incentivi che a divieti. I bonus fiscali per le ristrutturazioni, il risparmio energetico, l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, ecc. sono un esempio: niente recupero fiscale per chi utilizza il cash. Anche la semplificazione degli adempimenti fiscali alle Imprese ed ai Professionisti che si fanno pagare con sistemi tracciabili potrebbe essere una strada da percorrer, considerando (anche) che la tecnologia avanza spedita e che i pagamenti tramite app o smartphone sono sempre più diffusi.