Nelle ultime settimane siamo stati investiti da una crisi reputazionale senza precedenti. Quotidiani, settimanali, telegiornali, talk show, tutti a parlare del Monte. Una campagna mediatica orchestrata e strumentalizzata da una cattiva politica estranea alla ricerca della verità e del bene comune.
Mai come oggi abbiamo assistito e stiamo assistendo alla riconferma della centralità del lavoro e dei lavoratori che hanno affrontato clienti impauriti e turbati ed una concorrenza specchio del cattivo paese con gli strumenti dell’agire quotidiano: correttezza e professionalità.
Dopo una iniziale inerzia la direzione generale ha fornito supporto e sostegno a tutti i colleghi invitando negli ultimi giorni ad uscire gradualmente dall’emergenza.
Considerati i rilevanti cambiamenti non solo organizzativi degli ultimi mesi abbiamo ritenuto necessario riprendere il filo del confronto con il nuovo responsabile del dipartimento operativo della nostra area dir. Francesco Avino e con il coordinatore dei gestori delle risorse umane dir. Marino Baroni ai quali abbiamo posto alcune questioni:
– In questa fase ci possiamo permettere che dal 1° febbraio, in conseguenza del primo flusso di uscite per l’accesso all’esodo ed al fondo, ci siano numerose filiali anche a modulo commerciale che non hanno avuto la sostituzione del collega? Considerato che il guado non è ancora stato superato non sarebbe più opportuno non indebolire ulteriormente la prima linea commerciale?
– In questa fase ci possiamo permettere che il riassetto organizzativo conseguente alla ridefinizione dei perimetri delle DTM si sia in parte sostanziato nell’allontanamento di numerosi esperti lavoratori dalle prime linee commerciali, lasciandoli privi di riscontri operativi e di indirizzo? Per quale motivo i colleghi specialist, sviluppatori e coloro che sono momentaneamente a disposizione non vengono adeguatamente coinvolti nei processi lavorativi?
– In questa fase ci possiamo permettere che alcuni DTM sollecitino in modo indifferenziato nei tempi e nei modi la rete, come coloro che in piena emergenza invitavano a collocare prodotti assicurativi come se nulla stesse succedendo? L’impressione che siano più coloro che sollecitano e controllano rispetto a quelli che fanno concretamente è veramente solo un’impressione?
– In questa fase ci possiamo permettere filiali o centri PMI nei quali viene tardivamente smaltita la spazzatura – lasciata a vista della clientela – e la carta da macero contribuendo ad alimentare una sensazione di precarietà a cui ci stiamo tutti fortemente opponendo? Che rapporto c’è fra impropri risparmi sulle pulizie e contestuale esecuzione di lavori straordinari sulle filiali in procinto di essere chiuse?
– In questa fase ci possiamo permettere risparmi sulla sicurezza dei lavoratori e dei clienti, riducendo tutele e protezioni proprio quando il contesto economico e sociale vede un significativo incremento di rapine, in particolare nella nostra regione? Quaranta rapine nel corso del 2012 non sono un segnale da valutare con maggior attenzione?
Tutti questi interrogativi necessitano di una risposta. Riprendere a lavorare normalmente richiede un contesto normale: luoghi puliti e protetti, clima collaborativo, condivisione degli obiettivi e tanto lavoro. La finanza ha generato incubi da cui ci potremo destare solo operando nel rispetto dei colleghi e dei clienti.
Ultimo ma non per ultimo parliamo di valutazione della prestazione. Non basta rivedere la forma: ci vogliono più formazione e più affiancamenti, meno fumo e più sostanza ed una maggiore attenzione alle persone.
La banca siamo tutti noi, ma proprio tutti … e ci meritiamo di più.
Milano, 11 febbraio 2013 LA SEGRETERIA Fisac