In Birmania per aiutare il Ftub

La nostra visita a Yangon, in Birmania, dal 19 al 22 ottobre, era finalizzata a incontrare Maung Maung, storico leader della Federazione sindacale birmana (FTUB), rientrato in Burma – Myanmar solo un mese fa, dopo ventiquattro anni di esilio.

La CGIL – che ha partecipato alle campagne della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC – CSI) a sostegno del sindacato birmano – aveva espresso già nelle scorse settimane soddisfazione ed auspicato la possibilità di un rafforzamento delle forze sindacali e progressiste nel Paese, per l’affermazione di uno Stato di diritto e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della popolazione.

Non appena acquisita la certezza di potere rientrare a Yangon, Maung Maung ha espresso alla comunità internazionale l’urgenza di organizzare sindacalmente le lavoratrici ed i lavoratori birmani e per questo strutturare organizzativamente la FTUB, fondata nel 1992, allo scopo di concorrere a rinsaldare il processo democratico che si è avviato nel Paese.

Il rientro del dirigente sindacale faceva seguito alla decisione, dello scorso 30 agosto, con cui il Presidente Thein Sein aveva finalmente approvato la cancellazione di circa 2000 cittadini birmani e stranieri da una lista di oltre 6000 persone, definite dalla precedente giunta militare (presieduta dallo stesso Thein Sein) come “una minaccia alla pace ed alla stabilità”, in quanto “nemiche dello Stato”. Si trattava di giornalisti, sindacalisti, intellettuali, avvocati e attivisti della società civile.

Obiettivo del nostro incontro era quello di stabilire come dare adesso un concreto seguito alla cooperazione congiunta, possibile grazie ai fondi raccolti dalla CGIL come trattenuta sulle buste paga dei dirigenti sindacali in occasione di uno sciopero generale proclamato dalla nostra confederazione.

Solo poco tempo fa l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha riaperto una propria sede in Birmania. Dal 2003 è comunque in corso un progetto della FTUB con ACTRAV, il dipartimento dell’OIL che si occupa dei programmi per i lavoratori; il prossimo appuntamento è fissato tra novembre e dicembre 2012.

La segreteria della FTUB è allo stato formata da Maung Maung e da otto altri componenti, che non sono rientrati in Birmania e lavorano dall’estero, perché in attesa del visto. Nessuno conosce il numero degli iscritti. Complessivamente sono 28 i funzionari che lavorano per la federazione nelle proprie case, poiché la FTUB non ha ancora un proprio ufficio ed è in attesa degli aiuti da parte del sindacato internazionale per poterlo aprire.

La Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC – CSI) ha di recente annunciato anche la prossima apertura un proprio ufficio, con la partecipazione delle federazioni internazionali di categoria (Global union federations, GUFs). All’annuncio però hanno fatto seguito nuovi ostacoli burocratici da parte delle autorità birmane ed il personale, già incaricato e nominato dalla CSI, non si è potuto trasferire a Yangon. Il Governo non ha infatti firmato l’accordo (il Memorandum of Agreement) con la CSI e non ha comunicato date certe per l’autorizzazione formale. Ancora in occasione della visita della segretaria generale Sharan Burrow, due settimane fa, il Ministro del Lavoro ha ribadito che occorreranno da sei mesi ad un anno perchè l’accordo possa concludersi. La novità che per il momento va registrata è che il Governo ha autorizzato l’entrata nel Paese per tutti coloro che vengono per ragioni sindacali, garantendo il rilascio del visto.

La FTUB punta a lanciare un forte programma di sindacalizzazione sia nei settori produttivi privati, in particolare nelle zone franche, che nella funzione pubblica. Gli ambiti spaziano dal tessile/abbigliamento alle calzature, dai saponifici alla produzione di plastica, dagli insegnanti e grafici ai trasporti, soprattutto ferroviari. Un programma specifico è appena iniziato per organizzare un primo pezzo di lavoro informale, quello dei conducenti di rickshaw, con la prospettiva di ampliare la rappresentanza sindacale nel sommerso e nei settori atipici.

In Birmania, con l’arrivo degli investimenti stranieri, si assiste ad un’espansione delle zone franche, dove si concentra non solo lavoro privato ma anche pubblico. Vi lavorano soprattutto donne giovani: nelle fabbriche di abbigliamento, che costituiscono la maggior parte delle unità produttive, le lavoratrici hanno una media di 28 anni.

Lo stato delle relazioni industriali è inesistente e va costruito ex novo. Attualmente Maung Maung rileva anzi persino un arretramento nell’atteggiamento imprenditoriale. Secondo lui, questo ulteriore irrigidimento datoriale sarebbe dovuto al timore che possano nascere nuove rivendicazioni salariali e sui diritti da parte dei lavoratori birmani, insieme all’apertura del Paese ai nuovi investimenti internazionali. Per questo, il sindacato locale oggi insiste sulla necessità di programmi di formazione anche per gli imprenditori. Maung Maung ha insistito sul fatto che la classe dirigente del Paese è totalmente digiuna di cultura sindacale tanto da non distinguere nemmeno tra OIL e CSI, nemmeno tra coloro che dovrebbero occuparsi proprio di politiche di e sul lavoro.

L’obiettivo di primaria urgenza del sindacato birmano è quindi quello di definire una “decent work agenda” su misura per il Myanmar.

La FTUB conta di aprire una scuola di formazione sindacale tra sei mesi. Contemporaneamente, costituirà dei centri di assistenza legale, non tanto e solo per avvocati quanto per sindacalisti esperti in materia di diritto e procedura del lavoro.

I lavoratori birmani richiedono un aiuto da parte internazionale su tutta una serie di aree, tra le quali hanno evidenziato maggiormente:

programmi di sindacalizzazione di base;
programmi di formazione congiunta per lavoratori e imprenditori su come strutturare e gestire le relazioni sindacali;
moduli formativi per i lavoratori sulla rappresentanza sindacale, la contrattazione collettiva, la salute e la sicurezza, il mercato del lavoro, la comunicazione sindacale, le politiche di genere e le politiche internazionali.
Questi programmi dovrebbero riguardare i lavoratori ed i dirigenti sindacali ad ogni livello, garantire la rappresentanza di genere ed essere differenziati secondo i posti di lavoro, includendo nei contenuti la normativa internazionale e quella birmana sul lavoro.

Dovrebbero svolgersi in sei luoghi del Paese, di cui tre nel comprensorio di Yangon e tre in quello di Mandalay, la priorità verrebbe accordata alle zone franche. Dovrebbero svolgersi tra il 2013 ed il 2014.

I sindacati con cui la FTUB intrattiene maggiori relazioni sono la confederazione statunitense AFL-CIO e quella giapponese RENGO e, in Europa, la CISL. AFL-CIO ha promesso loro di facilitare l’arrivo di investimenti, la FTUB ha in calendario un prossimo appuntamento a Washington a questo scopo.

Durante il soggiorno a Yangon abbiamo visitato la zona franca di Hlaingtharyar per un’assemblea con dei giovani iscritti al sindacato birmano. L’incontro si è svolto di domenica, perchè nelle zone franche l’orario prevede sei giorni di lavoro. Lo scambio di informazioni è stato vivace, molte le domande rivolte sulla struttura organizzativa della CGIL e per altro verso altrettanto vivo il bisogno dei presenti di comunicare i propri problemi e le difficoltà quotidiane. Partecipavano molte giovani operaie delle fabbriche di abbigliamento Mue and Sue, Sakura e Midas, che lavorano dodici ore al giorno e lamentano l’incidenza dei carichi di lavoro su tutta la loro vita, a partire dalla compromissione della salute. Molte infatti accusano problemi respiratori, nonostante la giovane età. Non a caso negli anni 2009 e 2010 in questa zona vi è stata una serie di scioperi nelle fabbriche di confezioni, calzature e parrucche. Nel corso dell’incontro, è stato annunciato uno sciopero per il 23 ottobre, alla fabbrica di ceramiche Tile Factory nella zona industriale Shwe Pyi Thar Industrial Zone.

Durante il soggiorno abbiamo incontrato alcuni rappresentanti della Lega Nazionale per la Democrazia (National League for Democracy, NLD), il partito di cui è leader il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. La sua elezione in Parlamento ad aprile 2012 ha rappresentato per la Birmania ed il mondo un passo fondamentale per la democratizzazione del Paese. A fronte di così importanti cambiamenti sul piano politico, si riconferma però purtroppo che la transizione sociale rimane ferma, se non inesistente.

In coordinamento con ACTRAV del centro di formazione OIL di Torino e la ITUC-CSI, la CGIL valuterà i contenuti di iniziative di cooperazione e solidarietà con il sindacato birmano, dando sostanziale seguito alle esigenze evidenziate.

Photo credit: alles-schlumpf / Foter / CC BY-NC-SA

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