La Sicilia, approdo di migrazioni mediterranee ha accolto per la prima volta la riunione del Coordinamento Donne Nazionale ed una iniziativa di conoscenza e riflessione sul tema delle donne migranti, organizzata dalla Fisac Sicilia, dalla Fisac Nazionale e dall’Esecutivo Nazionale Donne Fisac.
Gli interventi degli ospiti, alternati ai filmati realizzati da Aware Migrants (*), ci hanno guidato in un viaggio virtuale attraverso parole ed immagini. Immagini e testimonianze molto potenti, brevi e dolorose come un pugno in pieno stomaco.
L’introduzione a cura dell’Esecutivo Nazionale Donne (Maria Ruggeri) ed i ringraziamenti della Fisac Sicilia (Cecilia Tumino) alle/i ospiti hanno ricordato quanto sia caro alla Fisac ed alla Cgil tutta il tema dell’accoglienza. Il giovane giornalista Domenico Occhipinti ha guidato il nostro viaggio.
A partire dalla scelta del luogo, che non è stata casuale, come ha ricordato Francesca Artista. Una struttura circolare aperta verso il mare, a simboleggiare l’abbraccio e l’accoglienza. Come accogliente sarà tavola di incontri aperta, senza primogeniture e senza giudizio. Non solo senza giudizio, ma senza pregiudizio dobbiamo guardare alle culture diverse. A partire dal tempo e dalla vita. Gli africani non comprendono perché noi occidentali siamo fissati sul concetto della data di nascita, che loro collocano in una stagione, in un avvenimento. Perché contare i giorni da cui sei nato? Per calcolare quanto ti separa dalla morte? Francesca ci invita a guardare con occhi nuovi e con l’orecchio a terra. La nuova cittadinanza non è solo integrazione ma anche rimessa in discussione del nostro essere cittadinanza, di singoli e del collettivo. La Cgil della Sicilia, la Cgil tutta si è spesa molto per l’accoglienza, ed è questa la Cgil che noi vogliamo.
La professoressa Tiziana Chiappelli prosegue il nostro viaggio ricordando che le culture nascono come mescolanza delle culture di popoli diversi. Si arricchiscono dallo scambio, che passa anche per il cibo, elemento fondamentale in tutti i popoli. Basta citare come i prodotti fondamentali coltivati a Cuba siano il tabacco e lo zucchero, entrambi non autoctoni. Questo tipo di cultura passa dalle mani delle donne. Senza scambio culturale, laddove i popoli vanno in isolamento, arriva la morte culturale e l’estinzione fisica. È il destino dei gruppi chiusi. Gli esempi sono numerosi: navighiamo nei tanti paralleli tra molte culture e contaminazioni del passato, dagli Etruschi ai mosaici tunisini, dall’induismo al buddismo. Certo l’immigrazione ci porta la diversità in casa e questo crea turbamento e crisi, se non si hanno gli strumenti per capire la ricchezza che porta la contaminazione. La globalizzazione la subisce non solo chi emigra ma anche chi resta, e la paura del diverso che deve convivere con noi è un sintomo di fragilità. Se non possiamo fermare la globalizzazione dobbiamo cercare di governarla, lavorando per l’integrazione ed i diritti di tutte e tutti.
Particolarmente toccante è il racconto della dottoressa Enza Malatino, psichiatra nell’ambulatorio di Lampedusa. Chiamata anni prima per somministrare farmaci a persone che non li chiedevano, inizia a creare un centro di ascolto. Il viaggio ci porta ora sui barconi, in balia del mare, tra drammi indicibili di donne e di uomini che non hanno voce. Non pensiamo mai che l’attraversamento del Mediterraneo non è che l’ultimo approdo, dopo lunghi viaggi e l’attraversamento del deserto. Nel deserto si muore come e più che nel mare. Le donne sono le maggiori vittime, in questi viaggi che possono durare fino a tre anni subiscono violenze e nascono bambini. Eppure per lo sono viaggi della speranza, ben sapendo che molti moriranno, ma altri ce la faranno. Raccontare le storie umane è utile, ma dobbiamo andare oltre la commozione, il racconto serve a riconoscere l’altro. Il racconto del viaggio ci porta a immaginare paesi dove ogni giorno ci sono bombe, dove si uccide per un pacchetto di sigarette, dove la vita umana vale quasi nulla. Allora ci si mette in viaggio con la famiglia senza sapere se si arriverà, subendo violenze incredibili. Enza racconta di una bambina di 10 anni, della sua famiglia sul barcone. I suoi due fratellini muoiono di febbre e devono essere buttati a mare, separati dalle braccia della mamma. All’arrivo la barca si capovolge ed affoga la sorella di 14 anni. Anche una psichiatra è schiantata da tanto dolore, come si può aiutare di fronte a tanto dolore? Tutta la famiglia ha una grande dignità e ci da una lezione di speranza. Facciamo in modo che per questi sopravvissuti la lotta non sia più solo tra la vita e la morte, ma tra la vita e l’amore. Non si vogliono ascoltare queste storie, ma non possiamo chiudere orecchie ed occhi: questa sordità è collusione, come quella di chi non voleva ascoltare i racconti dei campi di concentramento.
Nel nostro viaggio ora entrano le associazioni del territorio. Brunilde Zisa di Emergency ci dice che il 93% delle vittime della guerra sono civili. Emergency è impegnata su due linee: la cura medica di qualità e l’impegno per la pace. Utopia? Forse sì, ma è l’utopia di Eduardo Galeano, l’orizzonte che fa muovere l’umanità. Dal 2006 Emergency crea presidi sanitari in Italia pur non essendo un paese in guerra. L’Italia è in guerra contro l’articolo 32 della Costituzione, in quanto non viene garantito l’accesso alle cure agli indigenti. Ha aperto diversi ambulatori nel sud Italia, dal 2013 anche ambulatori mobili che vanno agli sbarchi, ai porti della Sicilia del sud. Ha aperto anche un centro accoglienza per minori non accompagnati, e fa opera di vigilanza sulla tratta. Con la legge Minniti il flusso migratorio si è apparentemente ridotto, ma sappiamo che la tragedia si è spostata in Libia. Nel 2017 166.143 migranti sono arrivati vivi in Italia, 3.091 sono morti nel Mediterraneo. I dati ci dicono di un grande aumento di nigeriane e di minori non accompagnati, di ragazzine minorenni richieste dalla prostituzione. Hanno grandi difficoltà ad aprirsi, a parlare; questo avviene perchè sono vendute già all’origine agli sfruttatori ed il silenzio suggellato da riti voodoo.
Oriana Cannavò è dell’associazione Penelope di Catania, che svolge attività di volontariato su alcune province. In rete con altre associazioni analoghe si riesce a coprire tutto il territorio siciliano. Lo scopo è fornire programmi di protezione per vittime di tratta sia sessuale che lavorativa. Le vittime vengono avvicinate da una donna con la promessa di un lavoro, proponendo di ripagare in due anni il debito di viaggio, altissimo (fino a 45.000 euro). Tutto è legato da un giuramento voodoo. Le ragazze arrivano con la promessa di un lavoro normale, invece sono avviate alla prostituzione, tra botte, violenze e privazione di cibo.
Ausilia Cosentini parla del progetto FARI dell’associazione Proxima, Ragusa. Si occupano di primo contatto con i migranti, del presidio territoriale, di lotta allo sfruttamento lavorativo, di unità di strada., lavorando soprattutto al percorso di inserimento. Su questi progetti collaborano strettamente con la Caritas e con la CGIL.
La Casa Mediterranea delle donne di Palermo non poteva mancare, e Pina Mandolfo ci ricorda che si è arrivati alla sua inaugurazione solo il 6 aprile 2017, dopo 20 anni di trattative con il comune di Palermo. ospita tutte le associazioni di donne, e ci ricorda che contro la mafia le prime a battersi sono state le donne. Qui ha trovato casa l’archivio storico dell’UDI, un centro antiviolenza, ed è diventata un punto di riferimento per l’attività politica e culturale delle donne, e per le donne migranti. Orizzonti mediterranei è un documentario prodotto dalla Casa (**). I nostri governanti, mantenendo la condizione di perenne emergenza, si fanno complici delle tratte, delle agromafie, della schiavitù del lavoro.
Nel nostro viaggio entrano anche le istituzioni, con i saluti della viceprefetta di Catania Rosaria Giuffrè e la dottoressa Marta Maccer del ministero dell’interno. L’Italia non deve sentirsi in soggezione verso l’Europa perché sta facendo moltissimo per l’integrazione. Lo scorso anno è stato approvato il Piano per l’integrazione, ma ora va attuato tra i vari soggetti: Stato, amministrazioni locali e associazioni. L’Europa dovrebbe promuovere l’accoglienza obbligatoria!
Infine il nostro segretario generale Agostino Megale arriva al porto, ma non per concludere il viaggio. Ringrazia per la splendida iniziativa, non c’è da aggiungere nulla alle parole ed alle testimonianze ascoltate. Per noi maschi non è sufficiente una qualche autocritica per cambiare le cose, è necessario fare le cose insieme. Questo nostro viaggio, oggi, è una iniziativa di tutta la categoria ed un ringraziamento particolare va alla Fisac della Sicilia che l’ha ospitata. Riflessioni ed emozioni che passano per le parole e le immagini. Forse stiamo assistendo ad un fenomeno epocale, un nuovo fenomeno biblico, nessuno è in grado di semplificare o avere ricette. Non possiamo liquidare solo come razzista la paura della gente di fronte a questo fenomeno ma dobbiamo lavorare molto, dare risposte al bisogno di sicurezza ed alla confusione. Alla grandissima ricchezza del lavoro delle associazioni, della Cgil, della nostra categoria non c’è da aggiungere, ma da capitalizzare, valorizzare ed ampliare il lavoro di tutte e tutti noi per produrre nuova cultura di accoglienza ed integrazioni.
Non possiamo che essere orgogliosi, come Cgil, di avere tante e qualificate compagne e compagni di viaggio.
Cristiano Hoffmann
Responsabile Dipartimento Comunicazione
Fisac-Cgil
Scarica l’introduzione dell’Esecutivo Nazionale Donne
Scarica il Piano Nazionale di Integrazione per i titolari di protezione internazionale
Documenti video:
- Video – Servizio
- Kyenge – video intervento
- Orizzonti mediterranei, storie di migrazione e di violenze
- Migranti: Italia lancia campagna sui rischi della traversata del Mediterraneo
- Dati – Contro la tratta degli esseri umani
Articolo da Rassegna.it del 27 marzo 2018
Trani: Caritas e Cgil contro lo sfruttamento dei migranti
Siglato un protocollo di intesa a sostegno del “progetto Presidio 2018” della Conferenza episcopale italiana. Previste azioni di ascolto, sostegno e tutela per i lavoratori stagionali di edilizia, agricoltura e dei servizi.
Prevenire lo sfruttamento di manodopera stagionale migrante. È la finalità di un protocollo d’intesa siglato tra don Raffaele Sarno, direttore della Caritas diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie e i vertici di Cgil e Flai Cgil Bat in cui le parti si impegnano a sostenere e rafforzare interventi nel territorio volti al raggiungimento delle peculiarità del “progetto Presidio 2018”.
Gli obiettivi del progetto sono: assicurare alle lavoratrici e ai lavoratori impiegati nei settori agricolo, edile e dei servizi, in condizione di sfruttamento, un luogo di ascolto, di orientamento e di tutela; attivare servizi di informazione per promuovere legalità e sicurezza nei rapporti di lavoro; attivare percorsi di integrazione e animazione socio-culturale che diffondano il rispetto tra le popolazioni, migranti e quelle locali consentendo di combattere anche sul piano culturale la segregazione e la creazione di ghetti; attivare percorsi di orientamento al lavoro, ai servizi e legale; sensibilizzare il territorio attraverso convegni e iniziative che spieghino il fenomeno e contribuiscano alla diffusione della legalità.
“Per perseguire questi obiettivi come sindacato ci impegniamo – spiegano Gaetano Riglietti, segretario generale Flai Cgil Bat e Giuseppe Deleonardis, segretario generale Cgil Bat – a predisporre incontri informativi sulla normativa in materia nonché sulla contrattazione al fine di portare a conoscenza dei lavoratori migranti i diritti individuali e collettivi di cui sono titolari e insieme alla Caritas favoriremo e anzi incentiveremo relazioni e collaborazioni a livello istituzionale con attori territoriali come Inail, Inps e centri per l’impiego in linea con gli obiettivi del protocollo che con don Raffaele abbiamo firmato”.
Il “Progetto Presidio”, finanziato dalla Conferenza episcopale italiana e coordinato da Caritas italiana con la collaborazione territoriale di 10 Caritas diocesane, punta a “garantire una presenza costante su quei territori che vivono stagionalmente l’arrivo di lavoratori attraverso un presidio di operatori Caritas pronti ad offrire, oltre a un’assistenza per i bisogni più immediati, anche un’assistenza legale e sanitaria e un aiuto per i documenti di soggiorno e di lavoro”.
In particolare l’attività di presidio si svolgerà nel territorio dell’arcidiocesi, ovvero nei comuni di Barletta, Bisceglie, Corato e Trani. “Il progetto della Caritas incrocia – concludono Riglietti e Deleonardis – l’impegno costante e le iniziative continue della Cgil e della Flai in merito alla lotta e al contrasto al lavoro nero, allo sfruttamento e ai fenomeni di intermediazione illecita di manodopera. La nostra attenzione resta sempre alta verso tutte le forme di illegalità che riguardano i nuovi schiavi”.