Si è tenuta il giorno 8 giugno l’assemblea dei Produttori di Generali Italia del Friuli Venezia Giulia.
L’assemblea ha visto la partecipazione di molti colleghi e colleghe iscritti e di altri che si stanno avvicinando al sindacato.
I temi che più preoccupano le lavoratrici e i lavoratori sono quelli relativi al cambio del modello retributivo variabile che di anno in anno l’azienda modifica unilateralmente rendendo sempre più difficile raggiungere gli obiettivi imposti e l’ottenimento della conseguente retribuzione: negli ultimi anni a parità di produzione infatti la retribuzione si è più che dimezzata, togliendo molto spesso motivazioni ai colleghi e creando un turnover che spesso coinvolge i migliori fra gli OP.
I colleghi si chiedono quale futuro le Generali prevedono per questi lavoratori che rappresentano la prima linea, e quindi il contatto con il cliente e lo strumento principale di raccolta.
A queste perplessità si sono uniti gli agenti delle Generali che, cosa mai successa prima, sono scesi in campo con un documento a sostegno degli OP e contro questi innalzamenti degli obbiettivi attuati periodicamente da Generali.
Qui di seguito l’ordine del giorno votato all’unanimità dall’assemblea:
L’assemblea degli OP del Friuli Venezia Giulia tenutasi in data 08/06/2017 ha rilevato che qualsiasi richiesta volta a migliorare la situazione della categoria che prescinda dalla valutazione congiunta azienda – sindacato del sistema retributivo variabile sarebbe insufficiente.
L’assemblea chiede quindi che nella prossima piattaforma di rinnovo del CIA, o con accordo a latere, vengano stabiliti dei limiti all’interno dei quali l’azienda definisca di anno in anno il sistema di retribuzione variabile, ponendo fine al continuo innalzamento del budget vita e danni e alla costante diminuzione della base incentivabile dei prodotti vita.
L’assemblea ha infatti rilevato che, per la prima volta nella storia della propria categoria lavorativa, la politica disincentivante dell’azienda riguardo a rappel e provvigioni (parte da sempre decisiva e fondamentale della retribuzione) sta mettendo a rischio quanto garantito dall’art. 36 della Costituzione: il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.