All’insegna di questo proposito: politiche migliori per una vita migliore, si è riunito nei giorni scorsi (13, 14 e 15 Febbraio 2013), a Parigi, il Comitato per le politiche ambientali dell’OCSE.
Secondo questa Organizzazione, non certamente mossa da propensioni ambientaliste, “La crescita economica globale, nei passati decenni, ha avuto un significativo costo per l’ambiente. Il Patrimonio naturale si è impoverito e continua ad impoverirsi, e i servizi ambientali risultano già compromessi dall’inquinamento ambientale”.
Da questa premessa, nella convinzione che senza politiche più ambiziose, per inazione, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, la scarsità d’acqua e gli alti impatti di inquinamento non potranno che essere significativi, l’OCSE ha costruito nell’ambito delle Prospettive per l’ambiente nell’orizzonte del 2050, il Progetto CIRCLE, proponendosi di comparare i costi dell’inazione con i benefici dell’azione per l’ambiente e altre politiche per il contenimento degli impatti economici legati alla scarsità delle risorse e alla crisi ambientale.
Il Progetto ha avuto riscontri positivi da parte dei Paesi (non soltanto dell’OCSE) intervenuti nell’incontro; il dibattito ha sottolineato l’importanza. urgenze e limiti degli obiettivi indicati nel Progetto (Vedi allegato); pur condividendo la bontà dei propositi alla base del Progetto, configurabili sinteticamente nella volontà dell’OCSE di contribuire ad orientare e sostenere le politiche pubbliche in favore della crescita economica verde, resta il fatto che, a prescindere dai risultati del Progetto, politiche di transizione per la decarbonizzazione dell’economia, restano urgenti, pena l’aggravarsi della crisi sociale e ambientale. Una urgenza cui ha guardato il Progetto dell’OCSE proponendosi obiettivi di breve e di medio-lungo periodo, ma scarsamente rilevata nel dibattito.