E’ stato presentato a Roma in data 5 aprile il Manifesto della Green Economy per la Città del Futuro, a cura della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in preparazione degli Stati Generali per la Green Economy.
Il Manifesto si propone di riannodare i fili che uniscono il nostro Paese alle esperienze globali più avanzate di Green Economy nelle città. Per esempio, l’esperienza di Copenhagen, la quale ha fissato come obbiettivo quello di diventare “Città carbon neutral” entro l’anno 2025. Oppure Amburgo, che ha progettato una rete ciclo-pedonale alla quale sarà riservata la circolazione del 40% della città stessa entro il 2035. O, ancora, della Francia dove è presente il “Programme National de Rénovation Urbaine” che vuole attivare la rigenerazione di 530 quartieri abitati da 4milioni di persone, il tutto con un fondo stanziato di oltre 40mld di euro.
Il Manifesto è il frutto dell’impegno di un Gruppo di Lavoro di sessanta esperti in materia e coordinato da esperti dell’Università La Sapienza di Roma, i quali affermano che “il lavoro è stato avviato nella consapevolezza che non è più possibile ragionare su Edilizia ed Architettura fuori da un contesto programmatico. Va sottolineato il fatto che il nostro Paese avanza a fiammate che si esauriscono in breve tempo. E’ successo con il Protocollo di Kyoto del 1997 e con l’adesione al movimento del “Covenant of Mayors” lanciato da Bruxelles nel 2008. Ora ci troviamo in un periodo di scarsa iniziative delle nostre città che, a parte qualche rara eccezione, non sono coinvolte dalle innovazioni architettoniche ed urbanistiche che attraversano il resto del mondo.
Il Manifesto cerca, allora, di rianimare questo spirito assopito e, come spiega il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, vuole aprire un’interlocuzione con l’architettura e l’urbanistica come chiave per il rilancio del protagonismo delle città. Questa interlocuzione, infatti, non solo arricchisce la cultura, le scelte e l’impostazione della progettazione architettonica e della pianificazione urbanistica ma può diventare anche un traino per lo sviluppo di una Green Economy nelle città. E’ nelle città, infatti, che vive oltre il 50% della popolazione mondiale, si produce l’80% del Pil mondiale ed il 70% delle emissioni dei gas serra. Le città sono anche i luoghi dove si concentrano investimenti, stimati dalle Nazioni Unite in 1,3 trilioni di dollari al 2019, e si crea la nuova occupazione.
Il Manifesto si articola in un percorso programmatico costituito da sette punti con il fine di disegnare le città del futuro, unendo qualità ecologica e stimoli all’economia. Si inizia dalle problematiche legate ai cambiamenti climatici , rivolgendo lo sguardo agli edifici ad energia zero o quasi zero. Si prosegue con la tutela del patrimonio naturale e culturale, con l’obbiettivo di interrompere la crescita incontrollata degli agglomerati urbani. Quindi riqualificazione e rigenerazione di aree periferiche e tessuti non pianificati. Infine si guarda alla progettazione del futuro che dovrà unire qualità ecologica sociale ed economica.
Il Manifesto può essere sottoscritto fin dal 5 aprile, ma ha già ricevuto l’adesione di architetti di fama internazionale e di esponenti dell’economia, della ricerca e della Cgil.
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