Il Congresso Uni Global del Dicembre 2014 fu l’occasione per iniziare un dialogo con il sindacato UCAPSE, che organizza i lavoratori del pubblico impiego e del settore finanziario in Israele, e più in generale con HISTADRUT, il sindacato confederale, un’occasione in cui scoprimmo ad esempio che il 50% delle quote sindacali degli iscritti palestinesi di Histadrut, che lavorano in territorio israeliano, vengono versate alla PGFTU, la confederazione sindacale palestinese, un’occasione infine dove una significativa parte della delegazione sindacale italiana al Congresso si astenne sulla Mozione che invitava al boicottaggio dei prodotti israeliani nei territori occupati, in diretta coerenza con la linea che sul tema sostiene la CGIL, insieme alla CSI (Confederazione Sindacale Internazionale).
Quei contatti e quel dialogo rientravano in un ruolo che svolgo da molti anni su mandato della Direzione di Uni, nello sviluppare iniziative transnazionali che coinvolgano tutti i paesi che si affacciano sulla Riva Sud del Mediterraneo, finalizzate a rafforzare i sindacati del nostro settore di quei paesi, con una specifica attenzione ai diritti dei lavoratori dei gruppi multinazionali europei che in quella regione hanno una presenza significativa.
Evidentemente le tensioni che attraversano il quadro politico internazionale dentro e fuori la Regione stessa, hanno riflessi importanti nelle relazioni internazionali tra i loro sindacati ed è nostra priorità gestirle in un contesto che sappia unire e non dividere, che favorisca il dialogo e non lo scontro, ma allo stesso tempo questa priorità deve poter garantire a tutti i sindacati della Regione MENA (acronimo di Middle East & North Africa) affiliati ad UNI, la partecipazione con pari dignità alle iniziative che nella Regione o fuori di essa vengono promosse e realizzate sotto il patrocinio di UNI stessa.
Con questo criterio di fondo gestiamo le relazioni con tutti quei sindacati, compreso UCAPSE con il quale per esempio già da alcuni decenni ormai la F.P.-CGIL intrattiene una relazione strutturata e stabile. Con la FP in questo senso condividiamo un approccio politicamente autonomo, senza rinunciare alla critica quando lo riteniamo e senza rinunciare ad approfondire le informazioni che ci vengono fornite, in un’ottica schiettamente sindacale e nello spirito di costruzione e consolidamento della più ampia rete di relazioni internazionali tra i sindacati d’Europa e del mondo che ha sempre caratterizzato nei decenni l’azione internazionale della FISAC.
In questa missione infatti siamo stati invitati da UCAPSE, insieme alla FP, rappresentata dalla compagna Nadia Pagano del loro Ufficio Internazionale, per partecipare ad alcune giornate dedicate alla formazione dei loro quadri sindacali.
A questa loro iniziativa UCAPSE ha inoltre invitato una delegazione della CGT e della CFDT francesi per il pubblico impiego ed una delegazione di SOLIDARNOSC del settore credito, un sindacato con il quale molti anni fa tempestivamente iniziammo a relazionarci, gettando le basi fra l’altro per il percorso che portò nel 2007 alla costituzione del CAE in Unicredit.
Abbiamo quindi, come FISAC, colto l’opportunità di rinsaldare “antiche” relazioni internazionali e naturalmente il nostro dialogo su tematiche legate alla contrattazione collettiva ed alle relazioni industriali, in un paese come Israele dove UCAPSE, che organizza circa il 35% dei lavoratori dei diversi settori di competenza, ha realizzato queste giornate di formazione, dalle quali abbiamo in estrema sintesi ricavato i seguenti dati:
- il recente rinnovo dei Contratti collettivi nei loro settori, con un incremento salariale medio del 7.5%, riparametrato verso i livelli inferiori, un incremento comprensivo di circa 100 Euro l’anno per ogni iscritto, da destinare alla formazione sindacale e professionale, di cui ad esempio facevano parte le giornate alle quali siamo stati invitati;
- la rivalutazione del salario legale minimo, introdotto nel 2002, passato dai 1.100 Euro circa del 2016 ai circa 1.250 nel 2017 e che arriverà a circa 1.400 Euro nel 2018.
Per ottenere questi accordi è stato necessario una forte mobilitazione culminata nello sciopero generale. E’ stato inoltre respinto negli ultimi anni un tentativo di militarizzazione dei vigili del fuoco, simile a quanto è successo in Italia per le guardie forestali. In particolare è stato attaccato il loro diritto di sciopero.
La lotta del sindacato è riuscita comunque ad impedire che fossero modificati i diritti di questi lavoratori.
La contrattazione collettiva si realizza in un contesto di relazioni industriali e di legislazione che riconosce tutte le libertà sindacali fondamentali, il diritto di sciopero in tutti i territori ed una presenza capillare dei delegati e delegate sindacali nei luoghi di lavoro.
Le tensioni e contraddizioni cui mi riferivo poc’anzi attraversano, com’è ovvio, il mondo del lavoro e la società israeliana e le informazioni stesse che abbiamo raccolto dalla CGIL collimano con il quadro che UCAPSE ci ha fornito ma non del tutto, nella misura in cui esisterebbero situazioni di sfruttamento evasivo delle normative contrattuali/legali e anche di “caporalato” (gestito non solo da israeliani), subite da lavoratori palestinesi. Su queste obiezioni abbiamo registrato l’impegno di UCAPSE ad un’indagine di cui a tempo debito chiederemo i possibili riscontri.
Alla domanda se ci siano problemi a riconoscere le qualifiche dei lavoratori palestinesi è stato risposto che non ce ne sono, vengono riconosciuti loro tutti i diritti previsti dai contratti. Secondo Ucapse i lavoratori palestinesi hanno mediamente salari più bassi perché meno qualificati.
Abbiamo anche chiesto di aggiornarci sul nuovo disegno di legge che legalizza quasi 4.000 case dei coloni in nuovi insediamenti (settlements) su terre private palestinesi in Cisgiordania. Secondo Ucapse il governo di Israele si è comportato correttamente sgomberando i settlements abusivi, come nel caso di Amona. Gli ultimi insediamenti sono regolamentati dal nuovo disegno di legge.
I proprietari dei terreni sono risarciti e, se necessario, possono ricorrere all’Alta Corte. A quanto ci risulta i ricorsi ci sono già, come quello presentato l’8 febbraio scorso da due ONG israeliane alla Corte suprema di Gerusalemme contro questa legge approvata dalla Knesset.
L’intensità e la minuziosità dei controlli militari e di polizia alle frontiere, negli aeroporti internazionali, come in quelli interni, ad esempio, sono tangibili segni di un generale clima bellico che l’attuale governo non aiuta a rasserenare. HISTADRUT peraltro nel 2015 fece campagna per i candidati socialisti e la vittoria della destra non ne ha certamente facilitato l’azione complessiva, anche se la sua forza organizzata ha consentito a sindacati come UCAPSE di realizzare una contrattazione collettiva di rilievo.
In conclusione credo che come FISAC-CGIL, insieme alla F.P., abbiamo l’opportunità di contribuire ad un approfondimento, ad un aggiornamento dell’analisi e della discussione in CGIL non solo su Israele e Palestina, ma in generale su tutta la Regione MENA, un contributo da fornire contemporaneamente anche a UNI GLOBAL, in continuità anche con la recente missione in Libano a cui ho partecipato con UNI FINANCE lo scorso novembre, in parallelo poi con la prossima missione che la Segreteria Generale di UNI GLOBAL farà il mese prossimo in Israele e Palestina ed infine nella prospettiva dell’attività programmata per il 2017-18 sia a livello di UNI MENA FINANCE, sia di UNIMED FINANCE.
Mario Ongaro Coordinatore Dipartimento Internazionale Fisac-Cgil