Sardegna: uscire dalla crisi nel nome di Gramsci

Non è facile creare e mantenere un solido legame confederale tra Cgil, Cisl e Uil, in un’era nella quale sono più i motivi di divisione che non quelli di condivisione, eppure l’evanescenza della politica ha prodotto in Sardegna (e solo in Sardegna) un solido asse strategico tra le tre confederazioni Sarde nel nome della drammatica crisi che attanaglia l’Isola.

La prova, l’ennesima prova, si è avuta dal convegno su Lavoro e Occupazione in Sardegna, organizzato dalla Fondazione Gramsci per presentare la pubblicazione degli atti del convegno svoltosi, l’anno scorso, in occasione dei 100 anni dalla nascita del grande pensatore di Ghilarza.

Pur non essendo dei provetti rivoluzionari, Costa, Ticca e Medde (segretari regionali di CGIL, CISL, UIL) hanno dato prova della necessità dei sindacati Sardi di darsi un orizzonte strategico che superi la semplice difesa dei singoli posti di lavoro:”Oggi siamo impegnati in trincea con tante singole trattative, ma se andiamo avanti così saremo travolti”, ha spiegato il Segretario della Cgil Enzo Costa, “uno studio dell’università di Sassari prevede che l’attuale tendenza economica ridurrà la popolazione sarda di 600 mila unità entro il 2050, ecco perchè abbiamo bisogno di un nuovo piano di sviluppo che dia speranza ai Sardi”.

Ecco dunque la necessità di fornire la Sardegna di strumenti politici capaci di avviare un nuovo piano di Rinascita: “Dall’ultimo dopoguerra ne abbiamo avuti due, che hanno ridato dignità e progresso economico alla Sardegna –ha aggiunto Mario Medde della CISL,-ma abbiamo la necessità di dare la sveglia ad una classe politica che vive completamente scollegata dai problemi dell’Isola”. La necessità di valorizzare la specificità dell’Isola senza farsi schiacciare dai provincialismi è stata messa in evidenza da Francesca Ticca della UIL, preoccupata dal piano di riassetto degli enti locali che penalizzerebbe la nostra specialità:”Abbiamo bisogno di rilanciare la stagione autonomistica della Sardegna”.

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