Nate per decreto alle 00.00 del 23 novembre 2015. Chiamate banche ponte o buone banche, poi battezzate le Nuove banche. Risanate e ripatrimonializzate per essere vendute sul mercato al migliore acquirente.
Ripulite dai crediti in sofferenza ceduti a prezzo scontato alla neonata REV, la bad bank con la missione di gestire i crediti, recuperandoli o cedendoli agli operatori “ specializzati “ nel recupero. Sacrificati migliaia di piccoli azionisti e di detentori non professionali e non istituzionali di c.d. obbligazioni subordinate. Garantiti “procedimenti aperti, trasparenti, non discriminatori e competitivi” per la vendita.
Avviata a gennaio la proposta al mercato, a luglio chiuse le offerte, poi respinte perché ritenute incongrue per il prezzo e non coerenti rispetto alla proposta.
Mesi di polemiche verso la perfida UE, di autoassoluzioni e lezioni da parte dei Vigilanti, di asserzioni “senza se e senza ma” da parte del Governo su bontà e necessità dell’operazione, di rivendicazioni da parte del sistema. Poche e laconiche le informazioni ufficiali sul percorso di cessione e sui bilanci; qualche “ fonte autorevole “ a tratti citata nei passaggi più delicati ( le successive proroghe UE richieste e ottenute ).
Ora, tutti in attesa che la BCE il 24 p.v. decida se accogliere l’entità dell’aumento di capitale del potenziale acquirente di tre delle quattro. Prezzo di acquisto simbolico, avviamento azzerato, nuovi e ingenti passaggi di crediti a sofferenze, ristrutturazioni in cantiere, ricadute su occupazione e territorio. Per la quarta Nuova Banca tante voci e ipotesi, giusto per accrescere l’incertezza, laddove ci vorrebbero progetto e fiducia.
In tanti mesi nessun tavolo richiesto e/o aperto dalle/con le Istituzioni locali e le Associazione economiche e sociali, per definizione espressioni e rappresentanti del territorio e della sua economia.
Nessuna riflessione sulle inevitabili concentrazioni geografiche e di prodotto, sulle attività, sui servizi e sul prezzo dell’offerta bancaria conseguente alla cessione della proprietà, sulla “ concorrenza “ tanto cara al mercato. Straripanti i boatos su esuberi e licenziamenti, tanto perché i lavoratori intendano.
Gli stessi lavoratori che ci hanno creduto, che hanno accettato di farsi carico di sacrifici economici e di riduzioni di diritti, che ci hanno “messo la faccia” con i clienti e con i risparmiatori. Chiusure e spacchettamenti di sportelli, di servizi, di presenze nei territori: di questo si sente parlare, senza che uno straccio di progetto sia stato reso noto.
Anche noi chiediamo creazione di valore, valore a doppia cifra per i lavoratori, salvaguardia e rispetto delle condizioni di lavoro e delle professionalità.
Dopo le macerie di precedenti gestioni, l’amministrazione straordinaria, i “ provvedimenti di risoluzione “ del novembre 2015, 1 anno da banche ponte e l’ assoluta discrezionalità da parte dei “ decisori “ ( tanti ).
Ma i lavoratori ( quelli delle 4 Nuove Banche, quelli del gruppo acquirente, quelli dell’indotto ) ci sono e intendono chiedere conto per sé e per i territori, dove le realtà interessate costituiscono una “ infrastruttura “ fondamentale per l’economia e per l’occupazione.
- Quali attività e quali margini decisionali nei territori coinvolti ?
- Quale gestione dei crediti in sofferenza ( quelli ceduti alla REV e quelli decretati ex novo ) ?
- Quale progetto per il territorio e per la sua economia ?
Dalle risposte dipende il giudizio.
Chieti, Ferrara, Arezzo, Jesi, 23 novembre 2016
Le Segreterie degli Organismi sindacali aziendali FISAC/CGIL
Nuova Cassa di Risparmio di Chieti Spa – Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara Spa
Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio Spa – Nuova Banca delle Marche Spa