Riscossione: dopo il decreto al via la mobilitazione

E’ stato emanato venerdì scorso lo schema di decreto legge, a firma del Presidente della Repubblica, intitolato “disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili”.

Il provvedimento al comma 1 dell’art. 1 prevede lo scioglimento delle società del Gruppo Equitalia e l’istituzione di un ente pubblico economico denominato “Agenzia delle entrate-riscossione”, sottoposto all’indirizzo e alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che deve subentrare a titolo universale nei rapporti giuridici delle società del gruppo.

E’ previsto che l’ente abbia autonomia organizzativa, patrimoniale, contabile e di gestione.

Il testo prevede inoltre che, a decorrere dal 1° luglio 2017 le società del gruppo Equitalia siano sciolte, e che dalla medesima data il personale dipendente di tali società, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, in servizio alla data di entrata in vigore del decreto, senza soluzione di continuità e con la garanzia della posizione giuridica ed economica maturata alla data del trasferimento sia trasferito all’ente pubblico di nuova istituzione ….

Come richiesto dalle Segreterie Nazionali, viene garantito al nuovo Ente autonomia e sembrerebbe venire confermato, per tutti i colleghi, il posto di lavoro senza soluzione di continuità; pertanto con la garanzia del mantenimento di tutti i diritti e delle condizioni attuali.

Fino a questo punto sembra vada tutto bene, ma qui,  però, finiscono le note positive.  Perché al comma 9 del testo del decreto compare una condizione gravissima ed inaccettabile: per il passaggio senza soluzione di continuità del personale del gruppo Equitalia al nuovo Ente si prevede ilprevio superamento di apposita procedura di selezione e verifica delle competenze, in coerenza con i principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità.

Non ci è dato ancora sapere, con assoluta certezza, che cosa significhi esattamente questa frase nelle intenzioni del Governo; lo Stato, sottoponendo a condizione ostativa l’applicazione dell’art. 2112 del Codice Civile, si arroga illegittimamente un diritto che non concede ai privati, ovvero di limitare un diritto che fino ad oggi, nella nostra repubblica mai era stato messo in discussione, e sacrifica i lavoratori di Equitalia sull’altare del populismo e della demagogia pre-elettorale.

Sappiamo però che tutto il personale dipendente dal gruppo Equitalia è transitato dai vecchi concessionari privati alla società ad azionariato pubblico a seguito di una legge, la n. 248 del 2 dicembre 2005 che, espressamente, stabiliva l’applicazione al settore del contratto di categoria, addirittura prevedendone il rinnovo: ……. “a tale personale si applicano i miglioramenti economici contrattuali tabellari che saranno riconosciuti nel contratto collettivo nazionale di categoria, il cui rinnovo é in corso alla predetta data, nei limiti di quanto già concordato nel settore del credito”.

Ricordiamo inoltre che anche tutte le assunzioni effettuate dalla società a partecipazione pubblica dal 1° ottobre 2006 ad oggi sono state fatte utilizzando procedure di selezione tempo per tempo previste dal contratto vigente e dalle procedure deliberate dai vari CdA succedutisi negli anni ed i cui componenti sono stati decisi dagli azionisti pubblici (Agenzia delle Entrate ed Inps).

Oggi sarebbe quindi assurdo disconoscere selezioni comunque effettuate, anche se attraverso metodologie diverse da quelle che si potrebbero ipotizzare per il futuro, e che il Governo ha già riconosciuto al momento del passaggio del personale dipendente dai  precedenti concessionari a Riscossione spa, poi ridenominata Equitalia.

La grave previsione del decreto è estremamente penalizzante e discriminatoria nei confronti dei dipendenti del gruppo Equitalia rispetto a disposizioni sempre applicate per operazioni simili in altri settori.

Manca inoltre nel decreto qualsiasi previsione circa la tutela delle peculiarità previdenziali degli esattoriali che, come sappiamo e sa benissimo il Governo, sono iscritti ad un Fondo Speciale di Previdenza Nazionale completamente gestito dall’Inps,  e che i lavoratori esattoriali non hanno alcuna intenzione di dimenticare nel cassetto…. La beffa in tal caso sarebbe doppia: non solo discriminati ed aggrediti dagli “amministratori dello Stato”  ma anche derubati dei propri risparmi previdenziali!!!

Combatteremo con grande determinazione, in tutte le sedi  e con ogni mezzo possibile affinché nessun dipendente di Equitalia debba superare alcuna prova per continuare serenamente ad applicare la professionalità acquisita nell’ambito del suo rapporto di lavoro, e possa ricevere il giusto riconoscimento dei diritti acquisiti ed il rispetto delle peculiarità della propria fondamentale attività.

A tale fine porremo in essere ogni possibile iniziativa di carattere sindacale, politico e giuridico  con il coinvolgimento attivo di tutta la categoria.

Immediatamente viene indetto lo stato di agitazione con blocco delle prestazioni straordinarie ed applicazione rigida delle previsioni contrattuali vigenti; entro le prossime 48 ore, seppure nei limiti delle previsioni della legge che regolamenta il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, verrà comunicata la data di una prima giornata di mobilitazione nazionale.

Il Governo dovrà capire che il decreto va cambiato nel rispetto della dignità, delle legittime aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, della storia sindacale di una Paese ancora di diritto, ed aprire subito un tavolo di confronto per andare a regolamentare le ricadute della riforma in atto.

Solo a fronte di ciò potremo sospendere le azioni di lotta in difesa dei nostri diritti di lavoratori, cittadini e madri e padri di famiglia.

Le Segreterie Nazionali

Roma, 22 ottobre 2016

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