Donne: le due facce della medaglia

“Avviciniamo le nazioni diverse con le amichevoli lotte dello sport e possa l’osservanza leale delle regole che presiedono ai nostri giochi aprire le loro anime a quel sentimento di reciproco rispetto, che è il fondamento primo del mantenimento della pace tra i popoli.” Pierre de Coubertin, Parigi 1894

“Lo sport è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna, e la sua assenza non potrà mai essere compensata.” Pierre de Coubertin

Ora che le luci delle Olimpiadi di Rio 2016 si sono spente, e che gli atleti di ogni nazione sono tornati a casa con il loro bottino di medaglie, arriva il tempo dei bilanci. Si tirano le somme dei successi raccolti e delle sconfitte subite, delle soddisfazioni e delle delusioni, mentre già si guarda avanti, alle prossime Olimpiadi.

Se le Olimpiadi rappresentassero soltanto una competizione sportiva tra nazioni, non saremmo state interessate a dire la nostra su questo evento, ma tante persone in tutto il mondo sono rimaste incollate al televisore o agganciate sui social network, per seguire le varie discipline sportive, rinnovando passioni o scoprendone di nuove e questo significa che questo evento in un modo o nell’altro rappresenta e costruisce cultura, in senso lato.

Crediamo sia utile valorizzare il ruolo che le donne della nostra nazionale hanno giocato per la conquista del nono posto dell’Italia nella classifica del medagliere, per ribadire come il raggiungimento degli obiettivi sia possibile grazie al contributo di tutti e tutte, nessun genere escluso. Ringraziamo perciò tutte le atlete e gli atleti italiani, tuttavia per solidarietà femminile vogliamo ricordare una ad una le nostre medaglie olimpiche al femminile:

grazie a ROSSELLA FIAMINGO per l’argento nella spada, TANIA CAGNOTTO per il bronzo dal trampolino di 3 metri e ancora a lei e a FRANCESCA DALL’APE’ per l’argento nel tuffo sincronizzato, ODETTE GIUFFRIDA per l’argento nello judo, ELISA DI FRANCISCA per l’argento nella spada, RACHELE BRUNI per l’argento nella 10 km di nuoto, ELISA LONGO BORGHINI per il bronzo nel ciclismo su strada, DIANA BACOSI e CHIARA CAINERO per la doppietta oro e argento nel tiro al volo e, infine, alle atlete del SETTEROSA per l’argento nella pallanuoto.

Ma non ci basta. Le Olimpiadi non sono soltanto un confronto competitivo che mette in gioco insieme diverse discipline sportive. La bandiera olimpica, i cui cerchi colorati rappresentano i 5 continenti intrecciati tra loro, simboleggia l’idea di universalità, il valore dell’incontro più che dello scontro tra diverse discipline e nazionalità. Il punto 6 dei principi Fondamentali della Carta Olimpica recita: “Il Movimento Olimpico ha come scopo di contribuire alla costruzione di un mondo migliore e più pacifico educando la gioventù per mezzo dello sport, praticato senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play”.

Le atlete Nikki Hamblin, neozelandese, e la statunitense Abbey D’Agostino hanno ricordato a tutte e tutti che sulla competizione deve prevalere lo spirito olimpico. Verso la fine della qualificazione dei 5000 su pista, le due atlete cadono. Abbey, nonostante il dolore dovuto alla torsione del ginocchio destro, si alza per ripartire ma, quando vede Nikki ancora a terra per un problema alla caviglia, si ferma per aiutarla ad alzarsi, esortandola a riprendere la corsa. In seguito è Abbey a cedere al dolore e Nikki, a sua volta, si ferma ad aiutarla e, zoppicando, riprendono insieme la corsa. Tagliano il traguardo per ultime e tuttavia il Comitato Olimpico decide di “qualificarle” a pieno titolo per la finale, riconoscendo il loro “gesto olimpico”. “Questa ragazza è lo spirito olimpico fatto persona” ha dichiarato l’atleta neozelandese poco dopo la gara, riferendosi alla sua concorrente, “Non dimenticherò mai questo momento […] Ognuna di noi vuole vincere. Ma in gioco stavolta c’era molto di più di una medaglia”.

Ancora altre atlete ci hanno colpito per la determinazione dimostrata, per il coraggio che traspariva dalle loro azioni e dalle loro parole, divenute simbolo di queste Olimpiadi e monito per gli spettatori di tutto il mondo.

La fiorettista Elisa Di Francisca ha festeggiato la sua medaglia d’argento sul podio, sventolando la bandiera europea, perché, spiegherà poi: “L’Europa esiste ed è unita contro il terrorismo. Ho portato la bandiera europea sul podio per le vittime di Parigi e Bruxelles. L’Isis? Il terrorismo non deve vincere. […] Dobbiamo abbattere le barriere e creare un’Europa davvero unita, vogliamoci più bene e dimostriamo che siamo capaci di volerci bene”. La giovane campionessa tunisina Ines Boubakri, battuta proprio dalla Di Francisca in semifinale, le ha subito fatto eco commentando: “è un bellissimo gesto, anch’io appoggio senza esitazione e con entusiasmo qualsiasi iniziativa che punti a combattere il terrorismo”.

Rachele Bruni ha dedicato la medaglia d’argento nella 10 km del nuoto di fondo alla donna che ama: “Dite che ci vuole coraggio? Non lo so, so solo che mi è venuto naturale pensare alla mia Diletta. E non ai pregiudizi della gente. Indubbiamente ci sono persone che hanno ancora dei pregiudizi, ma io vivo serena e tranquilla senza pensare a questo: vivo per me stessa, per la mia passione per il nuoto e per le persone che mi vogliono bene”.

Ricordiamo tra le altre atlete Yusra Mardini, nuotatrice siriana e giovanissima portabandiera del Team dei rifugiati, costituito da 10 atleti e atlete di varie discipline, di diverse nazionalità (siriana, sudanese, etiope e congolese), ognuno con la propria storia di disperazione, ma con lo stesso diritto al rispetto della propria dignità. E’ la novità di questa Olimpiade, che ha scelto di far emergere dal silenzio un problema, che tutte le nazioni devono assumere come proprio, ricercando soluzioni comuni e condivise.

Tra i Principi fondamentali della Carta Olimpica è scritto infatti che “Lo scopo dell’Olimpismo è di mettere ovunque lo sport al servizio dello sviluppo armonico dell’uomo, per favorire l’avvento di una società pacifica, impegnata a difendere la dignità umana”.

La storia di Yusra ci riporta ai tanti viaggi della speranza di cui sono piene le cronache della nostra epoca. E’ in fuga dalla Siria insieme ad altri profughi, quando, nella notte, durante la traversata disperata dalla Turchia alla Grecia, il motore della piccola imbarcazione su cui viaggiano si rompe. Lei, la sorella e altri due compagni di viaggio, gli unici a saper nuotare, spingono l’imbarcazione a nuoto per tre lunghe ore, riuscendo a raggiungere la costa greca e salvando tutti. “Voglio che tutti inizino a pensare che i rifugiati sono persone normali che sono andati via dalla loro terra non perché volevano scappare, ma perché anche loro hanno dei sogni nella vita e, nei posti dove sono nati, non potevano realizzarli”.

I nomi delle azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, vogliamo ricordarli nonostante la gara di tiro con l’arco si sia conclusa con il conseguimento del quarto posto per le atlete italiane, una qualificazione comunque più che dignitosa al contrario degli indegni commenti di un giornalista incompetente, incapace di guardare oltre la sua stereotipata visione del corpo femminile.

Il caso italiano sopra citato purtroppo non è l’unico, perché la cultura maschilista travalica i confini nazionali. Una ginnasta messicana, Alexa Moreno, si è trovata al centro di offese sui social network a causa della sua corporatura robusta. Alexa non ha ceduto alle provocazioni e ha dato una risposta esemplare: “la ginnastica è uno sport per persone forti fisicamente e mentalmente, c’è bisogno di volontà e fiducia nei propri mezzi per riuscire a soffrire e realizzare cose mai fatte”.

Nello sport, come nella vita, la differenza la fanno la passione e la preparazione, i sacrifici e la professionalità.

Grazie a tutte le atlete, di tutte le nazionalità, medagliate e non, per aver partecipato , per essersi battute con tutte se stesse per tentare di vincere. E le ringraziamo per aver dimostrato a tutti, sia a donne che uomini, che è possibile farsi avanti, accettando le sfide della vita, senza per questo rinnegare se stesse e la propria originalità.

Photo by aiba.boxing

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