La sostenibilità all’interno del CMU

Il 15 giugno si è svolto a Bruxelles alla conferenza: “Sustainability within the Capital Market Union: ensuring alignment with EU social and environmental commitments” (La sostenibilità all’interno del CMU: assicurare l’allineamento con gli impegni sociali e ambientali dell’UE).

Il seminario, organizzato dai gruppi parlamentari europei dei Greens, EPP, S&D e GUE/NGL, si è tenuto all’interno del Parlamento Europeo.

Una forte emozione personale per essere nel Parlamento Europeo per la prima volta, mi ha consentito di superare con un sorriso tutti gli ostacoli procedurali, i controlli per l’accesso e la struttura labirintica: palazzi differenti collegati tra di loro da corridoi e scale stile Esher.

Insieme ad altri aspiranti partecipanti, vengo presa in “consegna” da un giovane volenteroso che, a dispetto di tutti gli stereotipi fisici, si rivela essere un danese, lobbista della finanza sostenibile al parlamento dopo una lunga esperienza in una banca negli USA. Facce note si sommano alle nuove: un giornalista molto preparato come moderatore (Chris Burns – CNN), parlamentari (MEPs) di varie nazioni,  la rappresentate del gruppo assicurativo AVIVA (Marte Borhaug), Simon Zadek dell’agenzia ONU per l’ambiente (UNEP), Megan MacInnes (Global Witness) e l’italiano Ugo Bassi responsabile della DG FISMA (La Direzione Generale per la Stabilità Finanziaria, i servizi Finanziari e l’unione dei mercati dei capitali. E’ una delle Direzioni Generali europee ed è responsabile per l’avvio e l’attuazione delle politiche nell’area Banche e Finanza) come relatori.

Un premessa per inquadrare l’argomento.

Il 30 settembre 2015 la Commissione europea ha pubblicato il Piano d’azione sul Capital Market Union, sulle misure necessarie per sbloccare gli investimenti nell’UE e per creare un mercato unico dei capitali, esplicitate nell’ambito del Green paper “Costruire un’Unione dei mercati dei capitali”. L’Action Plan prende le mosse dalla constatazione che, negli ultimi decenni, i mercati europei sono stati radicalmente trasformati a causa della innovazione finanziaria, della crisi economica, della globalizzazione, dell’introduzione della moneta unica, della risposta normativa e di mercato, fattori rispetto ai quali alcuni si sono mostrati fragili e, in mancanza di garanzia, hanno trasmesso gli shock e contribuito alla formazione di rischi sistemici.

Secondo la Commissione Europea, la Capital Market Union (CMU) “costituisce un pilastro fondamentale dell’Investment Plan e si propone, quindi, di affrontare problemi quali la carenza di investimenti in UE, aumentando e diversificando le fonti di finanziamento per le imprese europee e i progetti infrastrutturali a lungo termine, di sbloccare gli investimenti in EU e rendere il sistema finanziario maggiormente stabile”. La EC insieme all’Action Plan ha pubblicato, tra le altre cose, anche una proposta di regolamento sulla cartolarizzazione. La Commissione, inoltre, poichè non esiste al momento una regolamentazione europea sul crowdfunding, pensa anche a misure da adottare per lo sviluppo di questo canale alternativo di finanziamento.

Sul piano teorico, questa è l’intenzione dichiarata. Dal dibattito intorno al tema emerge una seria preoccupazione rispetto al tema: mentre alcune iniziative nel pacchetto di CMU sono benvenute , molte altre potrebbero creare ulteriori rischi per l’economia e per la società in generale, in Europa ed oltre.

Il Capital Markets Union ( CMU ) è finalizzato a sviluppare ulteriormente il finanziamento basato sul mercato ( chiamato anche sistema bancario ombra – Shadow Banking – , o il prestito non bancario, il private equity ed il capital Venture) in Europa. E’ un terreno su cui muoversi con grande attenzione, regole certe e capacità prospettica. Come sindacati italiani del settore, unitamente ad UNI e a tante associazioni europee abbiamo chiesto che venissero integrate le proposte della società civile per una maggiore trasparenza , la tutela degli investitori , e di un rafforzamento complessivo del regolamento; nel timore che a beneficiare del CMU saranno prevalentemente le grandi istituzioni finanziarie e non le piccole e medie imprese. Oltre ad intravedere un ravvivarsi delle tendenze negative pre-crisi della finanza, con uno stimolo verso investimenti di breve e periodo e non strutturali come necessario in un’ottica di sviluppo sostenibile.

Con queste premesse sottostanti, il dibattito, come da titolo, si è concentrato in modo particolare sugli aspetti legati all’impatto socio-ambientale delle misure proposte. Si sottolinea la necessità di avere regole che garantiscano una maggiore trasparenza dei processi e dei prodotti, una spinta alla promozione dei Green Bonds e di prodotti finanziari “portatori di Diritti”. Tutto ciò ottenuto anche a forti misure di regolamentazione del settore: una più profonda riforma di cui ha bisogno tutto il sistema finanziario europeo.

La richiesta è ancora quella di una maggiore partecipazione e presa in carico delle proposte che arrivano dalle organizzazioni rappresentanti la società e dai sindacati europei. In ultima analisi, la CMU mette in campo soldi che appartengono ai cittadini EU, attraverso le loro pensioni, assicurazioni, risparmi investiti, lavoro: in un’ottica di alleanze ampie. Considerando anche che, come ha sottolineato la rappresentante di AVIVA, anche se per motivazioni differenti, le esigenze di tutti gli attori sociali ed economici confluiscono. Una delle questioni che si trovano ad affrontare sempre più spesso le compagnie assicurative è proprio il costoso rischio ambientale.
Il rappresentante della Commissione Ugo Bassi insite nel rispondere alle tante domande, richieste e critiche, sulla qualità delle azioni poste in campo nell’Actin Plan

Il negoziato riguardo il futuro del CMU ha bisogno di spostarsi dal piano tecnico a quello politico. La revisione del Piano di azione per il CMU deve andare nella direzione non semplicemente dell’allargamento delle forme di finanziamento, della mera stabilità finanziaria, introducendo una maggiore deregolamentazione e prodotti finanziari e meccanismi (quali la cartolarizzazione) che reintroducono forti rischi nel sistema. La stabilità deve coniugarsi con l’idea di sostenibilità sociale ed ambientale.
La richiesta forte che emerge dal dibattito è quella di una forte connessione tra l’Europa del settore finanziario e la EU Strategy 2020 (*1)

La sfida per la Commissione Europea è dimostrare se le spetta l’obiettivo di assicurare che l’Europa resti competitiva in un mondo dove la resilienza finanziaria è definita dalla sostenibilità.

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