Bper: dalle banche popolari alle spa

da sassarinotizie.com – Il sistema bancario cambia e la riforma del settore delle banche popolari, alle quali un decreto legge del 2015 impone la trasformazione in spa (in caso però di utili superiori a 8 miliardi di euro), mette in discussione il legame con il territorio di alcune realtà creditizie. Ci saranno ripercussioni sul sistema bancario della Sardegna?

Il gruppo Bper, di cui fanno parte i due istituti isolani, il Banco di Sardegna e la Banca di Sassari (quest’ultima si appresta a chiudere le filiali e a specializzarsi nel solo credito al consumo per tutto il gruppo), passerà a breve società per azioni. Un’evoluzione che potrebbe toccare anche la figura del bancario. Questa mattina (venerdì) a Sassari, nella sala conferenze della Camera di Commercio, in occasione di una tavola rotonda promossa dalla Fisac-Cgil, è stato fatto il punto, alla presenza dei massimi rappresentanti del sistema bancario isolano.

Un dibattito, coordinato dal giornalista Gibi Puggioni, che ha chiuso la tre giorni della III assemblea organizzativa dei lavoratori del gruppo.

Interrogativi, allora. Ecco il primo: le novità come toccheranno il sistema bancario sardo? «Il credito deve mantenere una sua attività meritoria, per la crescita dell’impresa e degli investimenti. Ecco perché è importante la presenza di personale qualificato», ha detto il segretario generale della Cgil sarda Michele Carrus. «La partecipazione della Fondazione nel gruppo Bper nel piano di riorganizzazione deve garantire le esigenze del sistema isolano, nel quale il Banco di Sardegna rimane la banca leader di riferimento. Non si può allora riorganizzare la rete rispondendo solo alle esigenze delle performance del gruppo. Teniamo presente che nel nostro territorio il Banco ha una raccolta e anche impieghi percentualmente più alti rispetto a quelli della capogruppo. Ma ha al contempo più sofferenze, il 28,7 per cento, rispetto al 17,7 per cento nazionale, perché la crisi ha messo le aziende della nostra regione in maggiore difficoltà».

La stessa Fisac-Cgil nel 2013 aveva elaborato una serie di proposte di riforma raccolte nel “Manifesto per una buona finanza”. Come una black list dei prodotti finanziari, una commissione di indagine sui prodotti finanziari in circolazione, maggiori poteri alla Banca d’Italia, ripristino degli scenari probabilistici, Bad bank – per un nuovo modello di banca al servizio del paese da introdurre nel nostro sistema. E ancora, cambiare i vertici della Consob, fornire un prospetto semplificato ai clienti sui prodotti di investimento, completare l’unione bancaria europea, mantenere la separazione tra banca commerciale e banca d’affari, ridurre i cda ed i compensi dei manager.

«Nella trasformazione delle banche popolari in spa che ruolo avranno i bancari? E che rapporto ci sarà tra raccolta del risparmio, istituti di credito e investimenti regionali? È un problema anche di classe dirigente», ha fatto presente Giuliano Calcagni, segretario nazionale Fisac Cgil. Intanto però ci sono i numeri, nudi e crudi. Come hanno spiegato Nicola Cicala e Stefano Di Dio, dell’Ufficio Studi della Fisac, viviamo ancora un rallentamento del ciclo economico mondiale.

La condizione europea è più complicata di quella degli Stati Uniti. L’Italia, secondo Prometeia, è uno dei paesi che riprenderà a crescere ma a livello modesto, appena dell’1 per cento. Un’inversione di tendenza però c’è. «Dopo tre anni di segno meno il sistema del credito in Sardegna da dicembre è tornato in positivo, andamento confermato anche a febbraio. E se lo scorso anno l’erogazione del credito riguardava il consolidamento o la ristrutturazione oggi cominciamo a vedere anche una ripresa di investimenti ed erogazione, nonché affidamenti legati al capitale circolante», ha detto Giuseppe Cuccurese, intervenuto come presidente della Commissione Sardegna dell’Abi.

«Questa riforma era sulla graticola da una trentina di anni. Riguarda “giganti”, banche che superano gli 8 miliardi di attivo. Quello che ci dobbiamo chiedere è invece: un’assemblea con centinaia di persone può governare un gruppo bancario presente su quasi tutto il territorio nazionale? Il principio una testa un voto va bene se il radicamento con il territorio è reale e molto stretto», ha fatto notare Antonello Arru, presidente del Banco di Sardegna. Ma la trasformazione in società per azioni della Bper avrà conseguenze per la Sardegna? «Il sistema delle banche popolari in Italia è diventato un’altra cosa rispetto a come era nato. Noi siamo molto in ritardo, la Bper sarà l’ultima a trasformarsi in spa. E questo non è per me un elemento positivo», ha aggiunto Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna.

Diverso invece il pensiero di Claudio Atzori, presidente della Lega delle Cooperative. «È una trasformazione che non condivido. In Sardegna poi i problemi sono altri: abbiamo 18 mila imprese di capitali a fronte di 150 mila imprese di persone, quasi tutte ditte individuali».

«Abbiamo aspettato troppo ma non ci sarà nessun stravolgimento», ha assicurato Giuseppe Corni, responsabile risorse umane della Bper. «Ci avviamo faticosamente a una nuova normalità. Rispetto al 2008 si sono aggiunti alcuni fattori. Uno è lo sviluppo fortissimo dei canali web per le operazioni bancarie», ha spiegato Corni. È previsto un cambiamento dei mestieri. «Le sigle sindacali unite suggerivano una maggiore presenza dei bancari nel settore delle consulenze», ha ricordato Corni. E così nelle strutture centrali sono nati gli esperti di rischio, che fino a cinque anni fa non esistevano. O ancora, visto che oggi la domanda di credito è concentrata sulla ristrutturazione del credito, ecco il “restractoring”, una struttura di persone specializzate nel costruire operazioni creditizie che permettono al contempo di fare business ma anche rispettare il pagamento dei debiti.

All’incontro ha partecipato anche l’assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci, che ha ricordato le soluzioni più efficaci studiate dalla Regione per aiutare le imprese. «Le nuove regole europee danno alcune finestre e permettono alcuni interventi, ma richiedono il rispetto di determinate condizioni. Se il pubblico interviene direttamente questo si prefigura come aiuto di stato alle imprese – ha evidenziato l’assessore Paci –. Le risorse ci sono, oltre 500 milioni per il prossimo triennio. Abbiamo previsto piccoli voucher da 15 mila euro, da assegnare “a catalogo”. E altri interventi sempre per le piccole imprese, stavolta “a sportello”. Tra i settori c’è anche il commercio».

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