Consultando il volume “100 eccellenze italiane”, presentato a Montecitorio nel dicembre del 2015, vi troverete il nome di Linda Laura Sabbadini, premiata perché “ha guidato in Italia il processo di rinnovamento radicale nel campo delle statistiche sociali e di genere a partire dagli anni ’90, progettando e realizzando indagini di grande rilevanza sociale su condizioni e qualità della vita, prima ancora che venissero definiti standard europei e internazionali e apportando una vera e propria rivoluzione informativa”. Se la cercate invece nell’elenco dei dirigenti ISTAT con incarichi direttivi, non troverete più il suo nome. Dal 16 aprile di quest’anno (a soli 4 mesi di distanza da cotanto riconoscimento) il Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali, da lei diretto fin dal 2000, non esiste più.
E’ questo il risultato della “riorganizzazione” voluta dal presidente dell’ISTAT, che prevede l’accorpamento di questo Dipartimento con quello di Statistiche economiche e Conti nazionali. Le riorganizzazioni nelle aziende trovano giustificazione in un’ottica di razionalizzazione delle spese; in questo caso però il “risparmio” viene realizzato con uno spreco di risorse e a discapito delle fasce più deboli: poveri, bambini e donne, tutti soggetti che hanno trovato voce grazie anche ai “numeri” elaborati da questa studiosa di fama internazionale. La scelta di inglobare in un unico Dipartimento gli studi sulle politiche sociali (povertà, redditi, pari opportunità…) con quelli di natura più strettamente economica rischia di depotenziare e di rendere vani tutti gli sforzi che sono stati fatti in questi anni per sviluppare in questo paese una cultura di autentica parità di diritti.
In Italia la disparità sociale è in continua crescita e la disparità di genere è ancora molto forte, pertanto, fotografare e mettere a fuoco questi fenomeni dovrebbe rappresentare una priorità dell’Istituto Statistico Italiano, che ha il compito di evidenziare attraverso la forza dei numeri e delle percentuali le storture e le inefficienze del sistema, proprio come ha fatto finora grazie al suo lavoro Linda Laura Sabbadini nel ruolo di direttrice del Dipartimento.
Ma chi è Linda Laura Sabbadini? Laura Taddei, responsabile delle politiche di genere della Cgil Nazionale, l’ha definita una “pioniera delle statistiche di genere”. Grazie a lei infatti tutti hanno preso coscienza -attraverso la spietatezza dei numeri – delle ineguaglianze esistenti tra uomini e donne nel nostro Paese e questo ha legittimato interventi politici finalizzati a ridurre le discriminazioni di genere. Alla Conferenza Internazionale sulle donne di Pechino, le sue ricerche hanno mostrato al mondo intero che le donne italiane accumulavano il maggior numero di ore lavorate tra la cura domestica e l’impegno fuori casa.
Grazie alle sue ricerche, è emerso, in tutta la sua portata, lo scandalo delle cosiddette “dimissioni in bianco” che ha portato all’introduzione dell’innovativo strumento delle dimissioni telematiche, finalizzato a scoraggiare la deprecabile prassi delle dimissioni firmate contestualmente all’atto di assunzione, messa in atto da molte aziende per utilizzarle all’occorrenza, soprattutto nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici più deboli (ad esempio in malattia o in maternità). Con indagini a campione, nel 2006, ha risvegliato l’Italia svelando come i numeri della violenza sulle donne (sotto forma di molestie, stupri, violenza fisica) siano di gran lunga superiori a quelli emersi dalle denunce.
Come ha dichiarato la stessa Sabbadini: “La violenza sulle donne si annida nello squilibrio delle relazioni tra i sessi e nel desiderio di controllo, possesso e dominio da parte maschile. E’ un fenomeno strutturale che per essere eliminato ha bisogno di un’azione politica sistematica e continua. Più i dati ufficiali riescono a far conoscere la realtà, più è possibile intervenire per modificarla […] ciò è prezioso per i decisori che possono individuare le politiche adeguate”.
Leggendo “Come cambia la vita delle donne” un’indagine curata tra gli altri anche da Linda Laura Sabbadini, scopriamo che “le donne hanno più difficoltà a trovare un lavoro adeguato al titolo di studio conseguito” e comprendiamo come di fatto persistano la discriminazione delle donne nell’accesso al lavoro e il gap salariale tra lavoratori e lavoratrici.
L’impegno della Sabbadini, rivolto non soltanto alle tematiche di genere, ma anche al mondo sommerso della povertà e del disagio, ha trovato una sua efficace sintesi nel lavoro svolto sul rivoluzionario indicatore del “Benessere equo e sostenibile” (BES), che ha messo in luce quanto una visione maggiormente integrata di economia, società e ambiente sia indispensabile per qualunque corretto criterio di valutazione.
Non è certo casuale che l’8 marzo 2006 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’abbia insignita dell’onorificenza di commendatore della Repubblica “per il ruolo particolarmente innovativo nel campo delle statistiche sociali e di genere”.
Le reazioni alla decisione dell’ISTAT nei confronti di una sua così autorevole dirigente sono state innumerevoli e trasversali. La scrittrice Dacia Maraini è stata la prima firmataria di un appello in suo favore. Poi si è mobilitato il mondo del lavoro, attraverso la voce dei sindacati CGIL CISL UIL, di giornalisti e politici, come le vice presidenti di Camera (Marina Sereni) e Senato (Valeria Fedeli) e l’ex Ministra delle Pari Opportunità Mara Garfagna, dei social network, che hanno proposto petizioni e raccolte di firme. A suo sostegno è intervenuta anche la Caritas italiana, che ha definito la scoperta dell’indicatore BES “all’avanguardia nel mondo” e ha esplicitamente dichiarato: “la Caritas italiana ha potuto sperimentare non solo la competenza scientifica del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali, ma una non comune disponibilità, impegno, passione da parte delle due direttrici coinvolte, in particolare Linda Laura Sabbadini e Cristina Freguja, attualmente ambedue estromesse dai vertici dell’Istituto”.
Fa riflettere il fatto che il fenomeno del “soffitto di cristallo” sia in Italia così persistente da colpire anche una donna con una professionalità riconosciuta, motivo d’orgoglio del nostro Paese, che ha saputo e potuto cogliere l’opportunità di accedere ai vertici dell’Istituto di Statistica Italiano, ma che, nel momento in cui avviene una ristrutturazione con riduzione del numero dei ruoli direttivi, viene sacrificata per lasciare il posto all’uomo. Sarebbe interessante avviare una ricerca statistica per capire con che frequenza questo fenomeno avviene nel mondo del lavoro. Purtroppo, però se non cambierà la decisione dell’ISTAT, non avremo più una Linda Laura Sabbadini a raccontarcelo.
Se vuoi che Linda Laura Sabbadini torni a svolgere il suo incarico, puoi ancora sottoscrivere la petizione “l’ISTAT ha bisogno di una gestione più linda” su change.org cliccando sul seguente link:
https://www.change.org/p/vogliamo-di-nuovo-linda-laura-sabbadini-all-istat-istat-it-matteorenzi
Coordinamento Donne Nazionale
Maggio 2016