In riferimento alla precedente nota del 21 aprile, vi comunichiamo il definitivo programma e luogo di svolgimento della manifestazione di sabato 7 maggio.
- Ore 14.00 concentramento in Piazza della Repubblica
- Corteo: Via Terme di Diocleziano, Via Amendola, Via Cavour, Piazza Esquilino, Via Liberiana, Piazza S. M. Maggiore, Via Merulana, Viale Manzoni, Via Emanuele Filiberto
- Ore 15.30 Piazza San Giovanni
Breve storia degli accordi bilaterali sugli scambi commerciali
Gli accordi bilaterali tra i Governi nascono come risposta allo stallo delle trattative in seno all’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) o WTO in inglese. Lì il tentativo delle grandi potenze mondiali d’imporre il proprio dominio commerciale, specialmente in agricoltura è stato contrastato dagli Stati emergenti e da quelli in via di sviluppo. Nonostante alcune dichiarazioni di principio (accordo di Doha) sullo sviluppo dei Paesi meno avanzati, Stati Uniti ed Unione Europea hanno deciso di abbandonare il multilateralismo per i più convenienti accordi bilaterali o plurilaterali (già nel 1994 gli USA avevano sperimentato il Nafta e l’UE gli Epa con i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico).
La chiave di lettura resta la spinta verso la globalizzazione delle politiche neoliberista; non a caso gli accordi intervenuti successivamente tra i Paesi industrializzati hanno puntato alla completa liberalizzazione dei servizi pubblici, visti come nuove possibilità d’investimento privato.
La crisi intervenuta nel 2007/2008 ha ulteriormente rafforzato gli accordi bilaterali in senso deregolatorio, come via di uscita dal blocco della crescita economica e come scelta da fare valere in sede OMC.
Un’analisi europea degli accordi bilaterali raggiunti e di quelli in corso di realizzazione sulla crescita dell’esportazione ed i suoi eventuali vantaggi/svantaggi non è stata fatta, mentre i risultati di altri accordi extraeuropei (si veda il Nafta) hanno evidenziato la perdita consistente di posti di lavoro.
Si continua a non valutare il possibile aumento degli squilibri tra le nazioni europee dovuto alle diverse capacità di esportazione ed al danno subito dai Paesi più deboli a causa delle liberalizzazioni commerciali.
TTIP
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Patnership) nasce con l’intento di superare le “barriere non tariffarie” cioè leggi e regolamenti ambientali, sociali e del lavoro.
Come già detto per gli altri accordi, mentre si sbandiera una crescita del Pil dello 0,5% ed un aumento occupazionale per effetto dell’accordo, non è stato emesso nessuno serio studio a sostegno di quanto suddetto. Già oggi l’interscambio commerciale Usa/UE rappresenta la quota maggioritaria nel mondo e le tariffe doganali sono fortemente ridotte.
Si punta quindi a facilitare gli scambi commerciali attraverso la deregolamentazione delle norme fitosanitarie, di quelle ambientali e del lavoro, di quelle che definiscono la sicurezza dei prodotti o la loro efficienza energetica ecc.
Il Ttip pone anche una questione di democrazia. La costruzione dell’impianto, avvenuto nel primo anno di gestazione è stato a lungo secretato ed in mano a pochi “esperti”, mentre i sindacati e la società civile sono tuttora esclusi dalla consultazione ed informazione reale. Ancora oggi i Parlamenti Nazionali ed Europeo non sono coinvolti nella trattativa. Al contrario le lobby imprenditoriali ne sono a conoscenza, hanno accesso al dibattito e lo influenzano pesantemente.
E’ di ieri, 2 Maggio, la rivelazione di una parte dei documenti della trattativa in corso, grazie all’azione di Greenpeace Olanda. Gli stessi dimostrano la forte influenza che le multinazionali stanno esercitando sul negoziato.
Inoltre si sta procedendo all’istituzione di un Consiglio per la Cooperazione Regolativa (RCC) e un meccanismo di regolazione delle controversie investitore-Stato (ISDS), poi (ICS).
Il primo (non elettivo) procederà all’armonizzazione delle leggi e norme Europee con quelle degli Usa e successivamente vigilerà che la futura legislazione non sia in contrasto con le norme di liberalizzazione commerciale previste dal Ttip.
Il secondo è un meccanismo di arbitrato internazionale (ISDS), sostituito su proposta della Commissione Eruropea con una Corte Internazionale Permanente (ICS), che supera tutti i vincoli legislativi, procedurali e giuridici dei Paesi stipulanti (oggi già presente nel Ceta, il trattato UE/Canada) e permette agli investitori di citare gli Stati colpevoli di approvare leggi contrastanti con i loro interessi. Dove applicato l’ISDS ha portato a cause miliardarie: Vatterfall contro la Germania per i danni conseguenti alla scelta di uscire dal nucleare; Marlboro contro Australia per la scrittura di nocività del fumo sui pacchetti di sigarette; l’Egitto per avere deciso l’aumento dei salari minimi ecc.
La Posizione della Cgil
La Cgil è da sempre critica nei confronti del Ttip ed ha sempre sostenuto, oltre alla contrarietà al RCC e all’Isds:
- L’esclusione dal trattato della liberalizzazione dei servizi pubblici essenziali, sui quali devono mantenere la potestà decisionale i singoli Stati;
- L’esclusione della regolazione dei flussi migratori e della mobilità dei lavoratori, i cui riferimenti devono restare quelli previsti dall’ Oil;
- Pieno rispetto delle norme ambientali e del lavoro previste dall’Oil. Rispetto dei principi Onu su Imprese e diritti umani, della Dichiarazione Oil e delle linee guida Ocse sulle Multinazionali (gli Usa hanno firmato pochissime convenzioni Oil. Non quelle sulle libertà sindacali e la contrattazione collettiva).
- Chiede inoltre al Governo di garantire informazione e trasparenza e confrontarsi con le parti sociali e società civile sugli impatti reali del negoziato.
- Infine è stata parte attiva nella definizione della dichiarazione di principi comuni tra Ces e Afl – Cio.
La risposta sociale
Contro il Ttip ed in generale contro i trattati bilaterali di libero scambio si sono mobilitati nel tempo milioni di persone. Grazie alla mobilitazione in Europa e negli Usa la segretezza con cui si voleva determinare il Ttip è stata scalfita. Il 18 aprile del 2015 è stata realizzata una giornata mondiale di mobilitazione contro i trattati suddetti. Oltre tre milioni di cittadini in Europa hanno sottoscritto una petizione contro il Ttip.
Il prossimo 7 Maggio è stata indetta una manifestazione a Roma per fermare il Ttip, indetta dalla società civile e dai movimenti raccolti nell’associazione stop Ttip. La Cgil ha aderito e sta promuovendo l’iniziativa e la diffusione dell’informazione/discussione sul commercio internazionale e sul Ttip in particolare.
Siamo infatti in presenza dell’ulteriore rischio del raggiungimento di un accordo quadro del tutto generico, finalizzato a non incappare nelle elezioni Presidenziali negli Usa, per poi procedere sui singoli temi con tavoli tecnici, ancora più ristretti e segreti.