Unicredit: retribuzioni dei nostri top manager, gli stipendi non sono tutti uguali

Gli stipendi dei bancari non sono tutti uguali, figuriamoci quelli dei banchieri. Troppi top manager di molte aziende, e troppi nel settore bancario, percepiscono retribuzioni esageratamente gonfiate, spesso a discapito dei bilanci.

Vox populi afferma che nel 2015, anno in cui l’andamento economico del Gruppo è stato positivo ma, sostanzialmente in linea con l’anno precedente, il livello delle retribuzioni dei manager apicali è stato ulteriormente incrementato: l’ex Direttore Generale, dimissionario, oltre ad una liquidazione “fa- raonica” di complessivi 5,3 milioni di Euro, ha percepito per i 9 mesi di lavoro del 2015 ben 1,79 milioni di Euro mentre nell’intero 2014 incassò “solo” 1,74 milioni.

UniCredit detiene il primato per il Presidente di gran lunga più pagato del sistema bancario; nel 2014 un importo ben 48 volte superiore la retribuzione del “lavoratore medio” contro le 18 volte della me- dia dei maggiori gruppi. Remunerazione che aumenta nel 2015 ad 1,58 milioni e, per non farci mancare nulla, al Vice Presidente gli appannaggi sono stati quasi raddoppiati passando da 313 a 606 mila euro, in seguito all’attribuzione di maggiori incarichi !
“Dulcis in fundo”, la retribuzione del nostro Ceo Federico Ghizzoni, che già nel 2014 prendeva già uno stipendio di 83 volte la paga media di un lavoratore “normale”, vede oggi un ulteriore incremento a 3,2 milioni: a questi si aggiungano ulteriori 1,9 milioni in azioni, tutto ciò in palese contraddizione con la politica ossessiva di moderazione delle spese imposta da anni.

Come ben sappiamo:

• sono state attuate negli ultimi anni drastiche riduzioni degli organici con esodi di personale, anche attraverso esternalizzazione e delocalizzazione di attività, chiusure di filiali con un ricambio generazionale quantitativamente limitato, contenimento spasmodico del ricorso allo straordinario, azzeramento dei residui di ferie e permessi per evitare “gravosi” accantonamenti di fondi in bilancio;

• da quasi un lustro UniCredit si ritrova a non avere più un sistema di inquadramenti, ovvero le aree professionali ed i quadri direttivi costano e gravano troppo sul bilancio della banca;

• il premio di produttività è stato ridotto negli ultimi anni, sempre sulla base dell’esigenza di contenimento dei costi; a ciò si aggiunge un sistema incentivante destrutturato in contest, campagne, e che vede l’applicazione di graduatorie con pagamenti spesso residuali e dilazionati nei mesi.

COME OO.SS CONSIDERIAMO
IL RAPPORTO TRA LE RETRIBUZIONI DI CHI LAVORA E DI FA IL TOP MANAGER
DECISAMENTE SPROPOSITATO!!!!!

Nel mondo della meritocrazia spinta e delle pressioni commerciali esasperate, dove gli obiettivi sfidanti sono sostituiti da “budget” che impongono percentuali di crescita del MOL a volte irraggiungibili, UniCredit sembra abbia scelto la strada dell’incremento del divario retributivo tra manager e “il resto del mondo”.

Riteniamo che continuare a percorrere questa direzione sia altamente pericoloso in quanto si rischia di provocare una

TOTALE “DISAFFENZIONE DEL SENSO DI APPARTENENZA” .

Poi rimane anche il tempo per il “Perbenismo” come le parole dell’AD all’udienza del PAPA, del febbraio scorso:

“Oggi si corre il rischio che la rivoluzione nel digitale venga utilizzata per ridurre l’occupazione, a di- scapito della dignità del lavoro e dei lavoratori”. “Sono loro (riferito alle persone) a fare di un’impresa un organismo vivente”.

“L’ossessione della crescita porta con sé la tentazione di sfruttare l’occasione per ottenere subito il massimo vantaggio, impoverendo però il sistema” – “L’antidoto è avere una visione, che non può prescindere dal guardare ed ascoltare tutti…” – “… Fare banca non significa far soldi con la finanza, ma aver cura del risparmio e supportare imprese e famiglie”.

Belle parole, ottimi principi, da sottoscrivere in toto; sembrano pronunciate non da chi sta nella stanza dei bottoni e detta le direttive, ma da chi sta dall’altra parte della barricata, critica il sistema e cerca di cambiarlo.

Forse l’AD ha avuto una crisi d’identità, dimenticando di essere un Banchiere e credendo di essere un bancario, come quando esattamente un anno fa, alla vigilia dello sciopero per il rinnovo del CCNL, si sentiva uno di Noi, un Bancario, ma con lo stipendio da Banchiere…

Milano, 21 marzo 2016

LE SEGRETERIE DI COORDINAMENTO
FABI – FIRST/CISL – FISAC CGIL – SINFUB – UGL – UILCA – UNISIND
UNICREDIT SPA

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