Parole tanto forti da lasciare frastornate.
E’ l’incipit di un pensiero di Guadalupe Acosta, studentessa del Paraguay, pubblicato in Facebook, tanto acuto e graffiante da fare rapidamente il giro del mondo e da dare il via ad una campagna in difesa del diritto delle donne a viaggiare da sole (#viajosola).
Il post è scritto in prima persona, come se a parlare fossero Maria Coni e Marina Menegazzo, due turiste argentine uccise a fine febbraio, mentre viaggiavano insieme in Ecuador, da due uomini che si erano offerti di ospitarle. Lo sdegno di Guadalupe, e di moltissime altre donne che si sono unite nell’esprimere la propria indignazione, è rivolto a coloro che, subito dopo la notizia dell’omicidio, hanno sottolineato il fatto che le ragazze viaggiassero sole e che, in qualche modo, se lo fossero cercate.
Guadalupe Acosta ha risposto su Facebook, dando alle ragazze uccise la possibilità di difendersi dalle accuse.
Fino a quando ci sarà la tendenza a colpevolizzare le donne per la violenza sessista dei loro aggressori?
Perché, anche noi donne, diamo per scontato di essere più a rischio degli uomini?
È giusto avere paura di fare quello che gli uomini fanno normalmente, come ad esempio viaggiare “da sole”?
E’ uno stereotipo culturale, che non è tipico solo dei Paesi cosiddetti machisti, ma che esiste in tutto il mondo.
Il mese scorso, sul New York Times, Caroline Paul, scrittrice ed ex vigile del fuoco californiana, ha raccontato che, secondo uno studio del Journal of Pediatric Psychology, i genitori dicono alle bambine di “stare attente” quattro volte più che ai bambini. E ha spiegato che così le femmine imparano a osare meno dei maschi per paura. Come se il problema fosse sempre e soltanto loro. Dovrebbe invece essere scontato, partendo dal presupposto che la prudenza dovrebbe essere raccomandata tanto a una donna quanto a un uomo, che viaggiare sole non è sbagliato, ma che lo è uccidere qualcuno perché non cede ai tuoi desideri.
Se vogliamo che un cambiamento culturale abbia inizio, proviamo innanzitutto a insegnare non solo ai bambini, ma anche alle bambine a non avere paura! #NOSOTROS VIAJAMOS SOLAS
POST DI GUADALUPE ACOSTA https://www.facebook.com/guadalupe.acosta.58/posts/10207451024425690
Ieri mi hanno ucciso.
Ho impedito che mi toccassero e con un bastone mi hanno bucato il cranio. Mi hanno dato una coltellata e hanno lasciato che morissi dissanguata. Come immondizia mi hanno messo in un sacco di plastica nera, avvolta con del nastro adesivo e lasciata su una spiaggia, dove mi hanno trovata ore più tardi.
Ma peggio della morte è stata l’umiliazione che è venuta dopo.
Dal momento che hanno ritrovato il mio corpo senza vita nessuno si è chiesto dove fosse il figlio di puttana che ha spento i miei sogni, le mie speranze, la mia vita. No, hanno invece iniziato a farmi domande inutili. A me, ve lo immaginate? Una morta che non può parlare e che non può difendersi. Come eri vestita? Perché eri sola? Perché una donna viaggiava senza accompagnatore? Sei andata in un quartiere pericoloso, cosa ti aspettavi? Hanno attaccato mio padre per avermi dato le ali, per aver lasciato che fossi indipendente come qualunque altro essere umano. Gli hanno detto che sicuramente ci stavamo drogando e che ce la siamo andata a cercare, che abbiamo fatto cose sbagliate, che avrebbe dovuto sorvegliarci.
E solo da morta ho capito che per il mondo io non sono uguale a un uomo. Che morire è stata una mia colpa, che lo sarà sempre. Che se a morire fossero stati due maschi la gente avrebbe espresso le sue condoglianze e con discorsi falsi e ipocriti da doppia morale avrebbe chiesto pene più dure per gli assassini. Ma essendo una donna si minimizza. Diventa meno grave perché certamente me la sono andata a cercare. Facendo quello che volevo ho avuto quello che meritavo per non essermi sottomessa, per non essere restata a casa mia, per aver investito i miei soldi nei miei sogni. Per questo e per molto di più mi hanno condannata.
Ti chiedo, per me e per tutte le donne che hanno fatto tacere, che hanno zittito, a cui hanno tolto la vita e i sogni, di alzare la voce.
Combattiamo, io al tuo fianco, nello spirito, e ti prometto che un giorno diventeremo così tante che non esisteranno sacchi sufficienti per zittirci tutte.
14 Marzo 2016
ESECUTIVO DONNE FISAC