Articolo estratto dal periodico a cura della FISAC/CGIL del Gruppo BNL – BNP Paribas
Le date sono importanti, sono simboliche, servono a sintetizzare risposte alle domande del tipo: “Cosa si ricorda oggi?”, “Cosa si festeggia?« «Cosa si piange?”, servono a prendersi la responsabilità di una risposta, servono affinché si possano fare dei bilanci, su sé stessi e soprattutto sul mondo che ci circonda.
Nel giorno dell’anniversario dell’inizio delle manifestazioni che hanno portato alla deposizione del presidente Mubarak, lo scorso 25 Gennaio, Giulio Regeni, è scomparso nel nulla per essere ritrovato solo giorni dopo morto e abbandonato in strada con evidenti segni di torture.
Ormai tutti conoscono Giulio, i suoi interessi, le sue passioni e i suoi studi, anche se com’era facile aspettarsi, non sono mancati illazioni sulla sua vita personale, che nulla hanno a che vedere con il suo assassinio ma confermano a tutti quanti riescono ad avere la lucidità di capirlo, che la ricerca fa paura, la cultura fa paura, e l’unico strumento che esiste per fermarla è la violenza, verbale e fisica.
Il motivo della presenza di Giulio al Cairo era la sua ricerca sull’economia egiziana in seguito alla cacciata di Mubarak, su come questo si era tradotto nella vita in Egitto e ancor di più, nella vita di tanti coetanei di Giulio che come lui lottano per mantenere solidi rapporti tra i paesi, basandoli unicamente sulla costruzione di una rete di crescita fondata sulla pace e sul libero scambio di cultura e informazioni. L’Italia è un paese del Mediterraneo, e così l’Egitto, uno scambio che vorrebbe essere naturale, e non solo di merci e di armi ma di cultura e di esperienze. Ma i motivi economici e politici prevalgono, gli si da enfasi mediatica, dominano su tutto e se oggi di qua dal mare non abbiamo idea di cosa succede nelle università e tra i giovani “dall’altra parte” è perché siamo disabituati ad indagare, pigramente paghi di quanto i media ci forniscono. Ma le rivoluzioni e le primavere non si spengono nel nulla, comportano evoluzioni sociali ed economiche che meritano di essere indagate e conosciute. Giulio un ragazzo che cercava di capire il mondo, anche nei suoi aspetti più indegni, indagava, accolto al Cairo in un ambiente che gli era familiare, quello accademico “vivo”, e che oggi come ieri subisce attacchi ai suoi componenti, in Egitto come in tutto il mondo. Giulio è stato ucciso perché convinto di avere libertà di parola e di espressione cercava di garantire libertà di movimento all’informazione. Giulio è stato assassinato ed oggi cresce la paura che non sarà fatto quanto necessario per far luce sulle circostanze, motivazioni e mandanti di quest’ultimo attacco alla libertà. la difficoltà di indignarsi e pretendere di conoscere la verità sulla morte di un ricercatore italiano assassinato in un paese, mentre si fanno affari con quel paese è sicuramente difficile. E’ difficile aprire uno spaccato di verità sulla repressione e l’attacco quotidiano alla libertà in certi paesi mentre si va a cena con i mandanti di queste nefandezze, è innaturale più che difficile eppure accade. Il rischio che anche questa triste data, 25 gennaio 2016 finisca nell’oblio e spenti i riflettori, accontentandoci delle risposte diplomatiche che pur verranno, si riprendano i normali “cordiali” rapporti tra «mercanti», più che una probabilità è una triste certezza.
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Prospettiva – periodico n. 4 BNP Paribas