Fondazione Di Vittorio: Rapporto 2015 qualità sviluppo Italia a due velocità

“La Fondazione Di Vittorio e Tecnè, istituto di sondaggi, hanno realizzato il ‘Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia’ (in allegato) che, come si legge anche nella Sintesi, si è proposto di dare un contributo al tentativo di misurare lo stato di salute del Paese da uno preciso punto di vista: quello delle disuguaglianze territoriali.

La scelta del sistema di indicatori e del metodo di calcolo degli indici (basato sulla differenza delle diverse aree del paese rispetto alla media nazionale) è funzionale proprio ad evidenziare le eccellenze e misurare le distanze tra i vari territori. In concreto sono stati utilizzati 87 indicatori di base, raggruppati in 10 macro-aree di analisi per valutare la qualità dello sviluppo. Da questa analisi risulta che l’indice complessivo della qualità dello sviluppo, utilizzando come base di confronto la media nazionale (indice base Italia 2015 = 100), colloca il nord-est al primo posto con 111 punti, seguito dal Nord-ovest (107), dal Centro (103), mentre il Sud e le Isole si fermano molto più in basso, con l’indice a 87 punti.

Con ogni evidenza, e pur scontando tutti i limiti possibili dell’indagine, la fotografia è, ancora una volta, quella di un Paese nettamente spaccato in due, che procede a due velocità con un profondo dualismo tra nord e mezzogiorno in tutte le aree analizzate.

Perfino nell’area ‘Condizioni di salute della popolazione’ abbiamo punti significativi di differenza tra le macroregioni del Paese a discapito del Mezzogiorno, mentre in quella dei ‘Servizi sociali e sistema della salute’ il divario è abissale: Nordovest punti 107, Nord est 120, Centro 103 Sud 79 Isole 86.

Le aree ‘Struttura economica’ e ‘Equità economica’ di particolare significato confermano questa enorme differenza: 113 Nordovest, 112 Nordest, 103 Centro, 79 Sud, 75 Isole sono i dati della prima area che sintetizzano la differente quota di imprese innovative, degli occupati, del lavoro irregolare, del valore aggiunto ecc, mentre i dati della seconda area, quella dell’Equità economica, variano dal 123 del Nordest all’82 del Sud e al 75 delle Isole sono drammaticamente icastici dell’ampiezza della forbice economica tra i territori.

Infine, a livello generale mette conto rilevare per quanto riguarda la soddisfazione sulla qualità della vita come l’andamento negli ultimi dieci anni sia particolarmente significativo per comprendere quando e quanto la crisi economica abbia avuto impatto sulla vita delle persone. Il rapporto rileva che: ‘La differenza tra il 2005 e il 2015 è molto grande e risente particolarmente della seconda fase della crisi. …Fatto 100 la media nazionale nel 2015, questo particolare indicatore si colloca 22 punti sotto il livello del 2005, segnando il valore più basso negli ultimi dieci anni’.

In conclusione il Rapporto evidenzia come all’Italia serva un salto di qualità che possa provocare un recupero di fiducia ma soprattutto che possa sfociare in un grande progetto utile a colmare i gravi ritardi tra Nord e Mezzogiorno presenti in ognuna delle 10 macro aree di analisi. In questo quadro il credito deve fare la sua parte e non agire come se il Sud fosse solo area di raccolta e un mercato solo per il retail. E’ davvero velleitario pensare di recuperare il terreno perduto in questi anni se il Paese non fa sistema in tutte le sue componenti e se permangono differenze così forti nelle sue varie aree, differenze che si riflettono inevitabilmente nella velocità di risalita e che espongono a crisi cicliche e a un progressivo degrado economico delle aree più povere.

Di certo il Governo, nonostante annunci e misure di scarso impatto, finora non ha inciso sul problema meridionale. Anzi, le notizie recentissime circa uno studio dell’istituto Demoscopika hanno certificato definitivamente che i soldi del Sud hanno creato più posti di lavoro al Centronord. I 3,5 miliardi sottratti un anno fa dal governo alle regioni meridionali, che hanno garantito per il 98 per cento gli sgravi fiscali per la nuova occupazione, sono stati utilizzati nelle aree del Centro e del Settentrione al 69 per cento!

Il Rapporto della Fondazione Di Vittorio è interessante per le evidenze che porta all’attenzione e alla coscienza di tutti e rappresenta come ha detto Camusso, commentandolo: “..la documentata conferma della necessità e dell’urgenza di una vera politica nazionale per il Mezzogiorno.. E’ evidente il ritardo nelle politiche nazionali, la scarsa interazione con le politiche regionali, la carenza di investimenti, la frammentazione e la dispersione in troppi ambiti degli obiettivi e delle risorse. Solo con una robusta crescita in questa parte dell’Italia sarà possibile uno sviluppo più forte e più giusto per tutto il Paese. ”

26 gen 2016

DIPARTIMENTO MEZZOGIORNO FISAC CGIL

Rapporto 2015 Italia

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