I recenti fatti di Colonia sono rimbalzati su tutti i media, assumendo una risonanza europea sulla quale è necessaria una rilettura al femminile, che la sottragga a strumentalizzazioni che non hanno nulla a che vedere con la lotta delle donne e non appartengono alla nostra cultura. L’Europa ha forse improvvisamente scoperto che siamo oggetto di “attenzioni violente” da parte degli uomini? Cosa rende diversi i fatti di Colonia da tutti gli altri atti di violenza esercitati quotidianamente in varie forme – singole, collettive, private e pubbliche – sulle donne?
Ci sembra che l’articolo di qualche giorno fa di Brigitte Vassallo, intitolato Vogliono violentare le nostre donne possa favorire una riflessione critica. Ne riportiamo gli stralci per noi più significativi,
tratti da Pikara Magazine nella traduzione di Anita Silviano (vedi link sotto).
[…] La specificità di questo caso è che abbia posto l’accento sulla presunta origine degli aggressori. Nordafricani. Stranieri. […] Scopriamo le carte, perché l’accento posto su questa particolarità è estremamente preoccupante. Ed è una trappola. L’Europa non è diventata femminista con il nuovo anno, ma è ancora razzista come sempre. Perché ciò che hanno in comune le aggressioni sessuali in spazi di festa, tutte, da ciò che è successo a Colonia, al Cairo o a Barcellona, non è l’origine o il colore degli aggressori […] Gli aggressori non sono bianchi o neri, cristiani o musulmani: sono uomini costruiti dalla mascolinità egemonica. Né più. Né meno. […]Dalla cultura dello stupro, purtroppo, nessuno sfugge. Nemmeno i nordafricani. […] Tutti sono incoraggiati a stuprare in un modo o in un altro con la violenza, l’insistenza, o per stanchezza; tutti imparano che un “no” è un forse, che a toccare il culo a una ragazza sull’autobus ne esci libero, che se ti poni in modo passionale hai diritto a richiedere il tuo premio. Che “rubare un bacio”, cioè baciare qualcuno contro la sua volontà, è un gesto romantico, mentre chiedere il permesso è un simbolo di debolezza.
Il rinnovato terrore che produce l’idea di orde di signori venuti da fuori disposti a violentarci alla prima occasione è una trappola della cultura dello stupro […]. […] Generare il terrore negli altri ci fa pensare che questa minaccia non esiste al di là degli altri. Che non viviamo in questa minaccia costantemente.[…] Perché a noi hanno diritto a stuprarci i nostri uomini. […]
La cultura dello stupro sta bene in salute e ogni tentativo di denunciarla genera una violenza enorme. Così mille uomini che attaccano donne in una notte di festa, non è una nuova dimensione della criminalità: è la dimensione di sempre.
[…] Distogliere l’attenzione dalla violenza sessuale al colore, l’origine, la classe o la religione dell’aggressore, fa soltanto dimenticare la cruda realtà: le aggressioni sessuali sono sistemiche, ed è il sistema che bisogna cambiare. Completamente. […] Si sta usando il genere per alimentare il razzismo e il razzismo per alimentare il machismo più vecchio. Perché sono parte dello stesso disastro, abbiamo bisogno di urgenti alleanze, per fermarlo con tutte le braccia, le urla e tutti i corpi possibili.
L’articolo che vi abbiamo proposto, riporta i gravi fatti di Colonia nella quotidianità del nostro vissuto di donne. Non si tratta purtroppo di un episodio isolato e straordinario, né di uno scontro di civiltà, razziale o religioso, ma di comportamenti diffusi, quotidiani ed egemoni, che vedono nella donna territorio di dominio, di potere, di conquista. Ricordiamoci che la violenza di genere non si esercita tanto nelle piazze nei giorni di festa, quanto ogni giorno tra le mura domestiche, nel silenzio, nell’isolamento e nell’indifferenza.
http://www.pikaramagazine.com/2016/01/vienen-a-violar-a-nuestras-mujeres/
ROMA 18 febbraio 2016
ESECUTIVO NAZIONALE DONNE FISAC CGIL
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