All’appello della “prova Consorzio” il Gruppo Cariparma Crédit Agricole, che si era fatto attendere dal maggio 2014 quando era stata formalizzata alle organizzazioni sindacali la delibera del CdA di costituzione di un Consorzio di gruppo, si é presentato nel maggio scorso, arrivando a siglare il 20 giugno una delicatissima e importante intesa con il sindacato di categoria.
Per comprendere la natura dell’operazione, occorre specificare che già 9 dei 12 principali gruppi bancari italiani, tra il 2009 e il 2014 hanno dato origine ad analoghi “spin-off”, in cui unità organizzative che facevano parte in origine della struttura bancaria sono diventate indipendenti da un punto di vista giuridico e societario. Il trasferimento di rami d’azienda, con conseguente distacco e raggruppamento in forma consortile di quelle attività non commerciali, ma funzionali all’attività di core business, é diventato per gli istituti di credito un progetto ineludibile secondo le organizzazioni sindacali, il cui compito è principalmente di verificarne il rischio di ricadute occupazionali e negoziare aspetti normativi ed economici.
Oggi il settore bancario conta circa 305.000 dipendenti, e la categoria, recentemente uscita rafforzata e compatta dal rinnovo nel marzo scorso del proprio CCNL ABI, ha mantenuto blindata l’area contrattuale di riferimento, così i dipendenti dei consorzi sono, a tutti gli effetti giuridici e contrattuali, dipendenti del settore bancario.
La premessa é fondamentale poiché il rinnovo del CCNL ABI e il Jobs Act hanno tenuto con il fiato sospeso i 700 dipendenti di Cariparma Crédit Agricole, il cui rapporto di lavoro continuerà con il cessionario ai sensi dell’ art. 2112 del Codice Civile conservando tutti i diritti che ne derivano.
Come spiega Bettina Bonetti, segretario responsabile FISAC CGIL in Cariparma, “Questo importante accordo é il frutto di un dialogo trasparente e franco in cui, sgombrato il campo da ricadute occupazionali e di variazione della sede di lavoro del personale oggetto del trasferimento, ci siamo concentrati su alcuni punti, assolutamente qualificanti per le organizzazioni sindacali, quali l’esclusione dell’applicazione dei contratti complementari per i futuri nuovi assunti e le salvaguardie per il personale in caso di tensioni occupazionali della newco per qualsiasi motivo, e in caso di operazioni societarie per effetto delle quali dovesse derivare un cambiamento degli assetti societari con perdita di controllo della newco da parte della capogruppo”.
“Il primo problema era infatti difendere l’area contrattuale in quanto attraverso l’applicazione generalizzata di contratti di lavoro economicamente e normativamente penalizzanti ai nuovi assunti nel consorzio si sarebbe, per trascinamento, esteso il rischio anche ai dipendenti trasferiti per esternalizzazione”. “Il secondo aspetto riguarda gli eventuali rientri di personale e attività dal Consorzio alle Banche cedenti nelle ipotesi considerate, con l’applicazione di istituti giuridici da cui deriva per il personale interessato la continuità del rapporto ai conseguenti effetti, escludendo pertanto le previsioni introdotte dal Jobs Act. Quest’ultima previsione, registrata nel rinnovo del CCNL di settore é stata quindi recepita anche nel nostro accordo”.
Le attività che convergeranno alla newco, con sede legale a Parma presso il Centro Cavagnari, e che inizierà ad operare dal prossimo 1° settembre, sono: i sistemi informatici, operativi, immobilare e servizi ausiliari di supporto al business. La nuova società, partecipata in maggioranza dalla capogruppo Cariparma, rappresenterà la macchina operativa per le tre banche del gruppo (Cariparma, Carispezia e Friuladria) e per la società di leasing Calit ma vi potranno aderire anche tutte le società di Crédit Agricole in Italia. Inoltre questa “piattaforma di gruppo” risulterebbe razionale anche a future operazioni di acquisizione.
VOLANTINO ASSEMBLEA CONSORZIO PIACENZA