109. Da oggi le donne vittime di femminicidio nel 2012 sono 109. L’ultima vittima ci tocca in modo particolare. Arriva dritta al cuore. Beatrice Ballerini è una collega del Banco Popolare: il suo sorriso dolce ci arriva oggi dalla foto sulle pagine dei giornali. Siamo storditi, arrabbiati, addolorati. Come Fisac CGIL siamo vicini ai cari che l’hanno persa: impossibile anche solo immedesimarsi di in tanta sofferenza. Vogliamo, comunque, provare ad esprimere tutto il nostro dolore ed il dispiacere. Ma vogliamo fare molto di più. Come donne e uomini di questa organizzazione rafforzeremo il nostro già grande impegno contro la barbarie della violenza sulle donne, che ha radici così profondamente culturali. Queste violenze sono crimini terribili, che riusciremo a conbattere solo alleati insieme, uomini e donne.
La prossima potrei essere io….
Questa frase era scritta su cartelli indossati da alcune donne che manifestavano contro la violenza di genere il 25 novembre scorso a Prato. C’erano oltre 100 donne con oltre 100 cartelli ognuno con il nome di una donna uccisa nel 2012. E poi c’erano donne che ci ricordavano con questa frase che il fenomeno interessa tutte e tutti noi.
Ma i fatti di cronaca ci hanno ricordato il 14 dicembre scorso che davvero “la prossima potremmo essere noi”. È successo a una di noi, a una collega bancaria: morta strangolata, dicono le cronache dei giornali.
È l’ennesimo femminicidio del 2012 (siamo a 109 donne uccise) ed è l’ennesima tragedia che ci porta a prendere la parola, a scrivere e urlare la rabbia e la tristezza che ci portiamo dentro ogni volta che questo accade.
E’ successo a una collega che lavora in un’altra banca, una persona probabilmente molto simile a noi, con le nostre stesse abitudini, gli stessi problemi di chi vive quotidianamente la filiale, le stesse preoccupazioni per un lavoro che cambia e ci pone ogni giorno nuove sfide. Beatrice, nella foto sui giornali, appare sorprendentemente “normale” e questa normalità ci ricorda quanto sia alto il rischio di non vedere il pericolo anche quando ci è vicino. Al momento nulla si sa dell’indagine in corso, di chi sia la mano assassina né del movente. Sappiamo solo che un’altra donna è morta, ed è morta uccisa (secondo un indagine del 2005 del Consiglio d’Europa la prima causa di morte in Europa e nel mondo per le donne fra i 15 e i 64 anni di età è la violenza, ancor prima del cancro, degli incidenti stradali e delle guerre)
Vogliamo innanzitutto esprimere alla famiglia di Beatrice, ai suoi cari, ai bambini che lascia, il nostro affetto e la nostra vicinanza al loro dolore.
Ma vogliamo anche dire a voi, e a tutti noi, maschi e femmine, che il dramma della violenza contro le donne deve essere affrontato con la parola, con l’ascolto, con una crescita culturale di questo paese che parta anche dei nostri piccoli mondi quotidiani e dai nostri luoghi di lavoro. Le ore che trascorriamo con i colleghi sono ore di vita, di rapporti, di dialoghi, di reciproca conoscenza. E sono una straordinaria occasione per uscire dal silenzio, per intrecciare relazioni di amicizia, per scambiarsi opinioni su tanti argomenti. Riflettiamo fra di noi su questo triste e drammatico fatto di cronaca, diciamoci cosa pensiamo della violenza di genere e come spieghiamo questo numero assurdo di femminicidi in Italia. Parliamone con i nostri colleghi, con i nostri partner, i nostri amici e coinvolgiamoli in questa battaglia.
La Fisac e la Cgil da sempre si battono affinché il reato di femminicidio sia finalmente riconosciuto nelle sue peculiarità e affinché i centri antiviolenza (che danno rifugio e assistenza alle donne e ai minori vittime di violenza fisica e psicologica) siano adeguatamente finanziati. Da sempre diciamo che il cambiamento culturale deve partire dalle scuole, e che l’immagine del corpo femminile oggettivizzata da media e pubblicità ha rafforzato l’idea che si possa fare liberamente uso del corpo delle donne, anche contro la loro volontà. Recentemente, con uno striscione affisso sulla facciata della sede della Cgil nazionale e regionale, abbiamo ricordato che ogni atto di violenza contro una donna è una sconfitta per tutti. Susanna Camusso ha aderito alla convenzione “No more” (www.nomore.org) che vi invitiamo a sottoscrivere.