Pensioni. Le norme che penalizzano le donne

Un opuscolo del Patronato INCA CGIL

La legge n. 214 del 22.12.2011, di conversione del decreto legge n. 201/2011, ha modificato profondamente il sistema pensionistico italiano ed ha stabilito, dal 1° gennaio 2012, nuovi requisiti anagrafici e contributivi per il diritto alle prestazioni pensionistiche.
Le conseguenze sono molto pesanti, soprattutto per le donne, a causa dell’incremento dell’età pensionabile a decorrere già dal 2012 e dell’eliminazione della possibilità di accedere al trattamento pensionistico con il sistema delle “quote”.
La norma interviene sia sulle lavoratrici che con la normativa previgente avrebbero raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia nel corso del 2012 e che ora, invece, dovranno aspettare circa 4 anni, sia su tutte le altre che vedono allontanarsi il pensionamento anche di un decennio. Per le lavoratrici che hanno
iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996, oltre l’incremento dell’età pensionabile, vengono innalzati anche il requisito contributivo da 5 a 20 anni e l’importo minimo di pensione da maturare.
La circolare dell’Inps n. 35 del 14 marzo 2012, emanata dopo acquisizione del parere dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia, fornisce interpretazioni restrittive e penalizzanti in modo particolare per le donne.

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