Banconote da 500 € nelle banche italiane: “Cento volte più del normale, l’ombra di un mega riciclaggio”

Da Repubblica.it – Per le agenzie anti-crimine sono quelle preferite da trafficanti di droga ed evasori: in Italia i versamenti sui conti sono esplosi e costituiscono un colossale buco da 37 miliardi. 

Economia
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Banconote da 500 euro depositate nelle banche italiane: “Cento volte più del normale, l’ombra di un mega riciclaggio” di FEDERICO FUBINI
ore 14.37 del 8 aprile 20150
Per le agenzie anti-crimine sono quelle preferite da trafficanti di droga ed evasori: in Italia i versamenti sui conti sono esplosi e costituiscono un colossale buco da 37 miliardi
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DA QUALCHE parte che non è l’Italia, li chiamano i “Bin Laden”. Sono i biglietti da 500 euro, che le agenzie anti-crimine considerano quelli preferiti da trafficanti di droga e di armi, corrotti e corruttori, o dai grandi evasori. Non è difficile capire perché: grazie a quelle banconote di grosso taglio, 20.000 euro entrano in un pacchetto di sigarette, mezzo milione in una confezione di zucchero da supermercato, sei milioni in una borsa da viaggio, e dieci milioni in una scatola di mezzo di mezzo metro di altezza. Con loro si viaggia facilmente, specie quando si vuole dissimulare il proprio bagaglio.

Più complesso è immaginare perché nelle banche italiane entrino ogni anno circa 10 miliardi di euro in pezzi da 500. Continua a succedere, anche se la legge richiede che le banche segnalino le “operazioni sospette”. E anche se nel frattempo gli sportelli hanno praticamente smesso di distribuire banconote di quelle dimensioni.

I dati ufficiali dicono che questo flusso di versamenti in grossi biglietti dalle venature viola risulta in crescita esponenziale e, tutto sommato, senza troppo clamore. Chi deposita, lo fa perché non pensa che qualcuno lo segnalerà. Dagli istituti di credito che ricevono quei pacchi in tagli da 500 non sembrano arrivare a chi combatte le mafie, la corruzione o l’evasione segnali d’allarme commisurati alle dimensioni del fenomeno. Anche dopo l’ultima stretta del governo contro la corruzione, la rete delle leggi contro il crimine economico ha tutta l’aria di avere un colossale buco da 37 miliardi di euro al proprio centro.
I numeri sono crudeli e, a prima vista, incomprensibili. L’anno scorso le banche italiane hanno ricevuto dalla clientela versamenti in biglietti da 500 euro per un volume cento volte superiore a quanto hanno distribuito in pezzi di quel taglio. È l’esito estremo di una distorsione che va avanti da tempo: dal 2010 le banche italiane hanno messo in circolazione 12 milioni di biglietti da 500 euro, eppure i clienti ne hanno versati sui propri conti otto volte di più. Fa una differenza appunto di 37 miliardi di euro in biglietti del valore più alto; certi italiani hanno potuto depositarli senza che nessuno sappia da dove vengono e perché.
I recenti divieti all’uso del contante hanno senz’altro contribuito. Fare acquisti o pagamenti in denaro liquido per oltre mille euro è diventato illegale il primo febbraio del 2012, dunque da allora c’è chi preferisce depositare i grossi biglietti direttamente sul conto. Al netto dei ritiri di banconote di pari taglio, i depositi di “Bin Laden” presso le banche italiane valevano poco più di tre miliardi nel 2010 e poco più di quattro nel 2011. Poi sono letteralmente esplosi dal 2012, fino a circa 10 miliardi per ciascuno degli ultimi tre anni. Nel frattempo pochissimi hanno chiesto di ritirare in banca pezzi di quel tipo, in totale per un valore di appena 83 milioni.
I dati sono della Banca d’Italia e fra qualche giorno verranno pubblicati ufficialmente. Da essi emerge che nessun altro tipo di biglietto di banca in euro – dai pezzi da cinque a quelli da duecento euro – presenta nel Paese anomalie di questo peso. Nella stessa Banca d’Italia la preoccupazione è percepibile, al punto i tecnici dell’istituto in questa fase preparano nuove indagini sulla circolazione di moneta per capire cosa stia succedendo.
Se solo fosse possibile vederlo in astratto, sembrerebbe quasi un mistero: esiste una massa di banconote di grosso taglio che entra nei confini da chissà dove e finisce sui conti di un certo numero di italiani. La Banca d’Italia parla di “introiti cumulati che si suppone vengano alimentati con afflussi di banconote da altri Paesi dell’area euro”. In realtà proprio l’unità di intelligence finanziaria di Via Nazionale, l’Uif, già cinque anni fa aveva dato l’allarme in un rapporto confidenziale reso pubblico dall’agenzia Bloomberg. “L’ampia diffusione del biglietto da 500 euro è ragione di potenziale preoccupazione sia per la lotta al riciclaggio di denaro che per la lotta al terrorismo – recita quel rapporto, redatto quando Mario Draghi era governatore a Roma – . Il denaro liquido è lo strumento ideale per i pagamenti illegali e la movimentazione di fondi e le banconote di valore elevato rendono più semplice la gestione logistica di grandi somme di denaro”. Non sono timori isolati.
In Gran Bretagna la Serious Organized Crime Agency ha convinto il governo a proibire la vendita di biglietti da 500 euro in banca e presso i cambiavalute. In Canada negli ultimi anni sono stati ritirati e distrutti i biglietti di mille dollari in valuta locale. E Russell Benson, ex direttore dalla Drug Enforcement Adiministration americana, è certo che i trafficanti di droga in America Latina cerchino di procurarsi biglietti da 500 euro proprio perché sono facili da nascondere e trasportare.
In Italia invece la geografia del boom dei 500 euro fa pensare che esso sia legato a due motori diversi: le mafie e l’evasione fiscale delle imprese che esportano. Negli ultimi cinque anni i depositi di biglietti viola presso le banche sono letteralmente esplosi in tutte le regioni di maggior successo nell’export: più 273% in Veneto, più 3853% in Trentino Alto Adige (da 7 a 288 milioni di euro), più 847% in Emilia Romagna, più 393% in Lombardia. La progressione impressionante in Trentino-Alto Adige fa sospettare agli analisti della Banca d’Italia che parte di quel contante arrivi nelle tasche dei villeggianti stranieri. Eppure in altre regioni turistiche – Toscana, Val d’Aosta o Sardegna – i depositi di biglietti del massimo valore sono più o meno stabili. Poi ci sono le aree del Sud più esposte alla criminalità organizzata: in Calabria i depositi netti in pezzi da 500 euro valgono ormai 150 milioni di euro l’anno, in Campania mezzo miliardo, in Puglia e in Sicilia quasi 350 milioni per ciascuna. Somme paradossalmente piccole, di fronte a un giro d’affari delle mafie da oltre 100 miliardi l’anno.
Certo non tutti coloro che versano allo sportello biglietti da 500 euro sono mafiosi o evasori. La legge 231 del 2007 (articolo 41) richiede però alle banche di segnalare all’Uif tutti i versamenti “sospetti”, e sono considerati tali quelli “di importo pari o superiore a 15.000 euro”. In una recente audizione in parlamento, l’Associazione bancaria italiana ha sottolineato che proprio il settore degli istituti di credito “effettua il maggior numero di segnalazioni di operazioni sospette “. La legge però ha una falla: in caso di omissione della segnalazione, la banca coinvolta rischia solo sanzioni fino al 40% del versamento e multe fino a 50.000 euro, tutte appellabili (articolo 57). Non c’è il carcere per i manager, come succede invece per avvocati, notai o commercialisti, dunque la tentazione di rischiare per conservare clienti molto liquidi rimane. Di certo l’invasione dei 500 euro in Italia continua. E neanche questo governo ha fatto abbastanza per chiudere tutte le falle nella rete.

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