Abi: sofferenze ancora in aumento ma ripartono i mutui

By: markus spiskeCC BY 2.0
Ancora negativa, sebbene in miglioramento, la dinamica dei prestiti bancari a febbraio. Sulla base di prime stime, secondo il bollettino mensile dell’Abi, il totale dei prestiti a residenti in Italia è risultato pari a 1.821,1 miliardi di euro, segnando una variazione annua del -1,4% (-1,5% il mese precedente).
Sembra, invece, ripartire il mercato dei mutui. Le nuove erogazioni per l’acquisto di immobili, in termini di valore cumulato, del trimestre novembre 2014-gennaio 2015 hanno segnato un aumento di oltre il 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha mostrato un incremento su base annua dell’8,1%.

In lieve miglioramento, a febbraio, è risultata anche la variazione annua dei prestiti ai residenti in Italia al settore privato (-1,9% a febbraio 2015, -2,1% il mese precedente). A fine febbraio sono risultati pari a 1.552,4 miliardi di euro (1.450 miliardi a fine 2007, +102,2 miliardi circa da allora ad oggi).

I prestiti a famiglie e società non finanziarie hanno raggiunto quota 1.405 miliardi di euro, con una variazione annua lievemente negativa: -1,4%, comunque il miglior risultato da luglio 2012 (-1,5% a gennaio; -0,8% nella media dell’area euro).

I segnali positivi emergono con maggior chiarezza anche dai finanziamenti alle imprese che hanno segnato in termini di valore cumulato del trimestre novembre 2014-gennaio 2015 un incremento di circa il +4%. In lieve flessione la dinamica tendenziale del totale prestiti alle famiglie (-0,5% a gennaio 2015, lo stesso valore del mese precedente; -1,5% a novembre 2013).

Merito del fatto che continuano a scendere i tassi d’interesse praticati dalle banche in Italia, compresi quelli sui mutui per la casa. Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è infatti attestato al 2,78% contro il 2,82% del mese precedente, segnando il valore più basso da ottobre 2010 (era al 5,72% a fine 2007).

Non si è però arrestata la corsa delle sofferenze bancarie. Con il perdurare della crisi e dei suoi effetti a gennaio le sofferenze lorde sono risultate pari a 185,5 miliardi di euro, 1,8 miliardi in più rispetto a dicembre 2014 e circa 25 miliardi in più rispetto a fine gennaio 2014, segnando un incremento annuo del 15,6%.

In rapporto agli impieghi, le sofferenze sono risultate pari al 9,7%, il valore più elevato da fine 1996, quando era al 9,9%, (8,4% un anno prima; 2,8% a fine 2007, prima dell’inizio della crisi). Il valore raggiunge il 16,3% per i piccoli operatori economici (14,2% a gennaio 2014), il 16,3% per le imprese (13,4% un anno prima) e il 7% per le famiglie consumatrici (6,5% a gennaio 2014).

Infine, le sofferenze al netto delle svalutazioni sono risultate a gennaio pari a circa 81,3 miliardi di euro, in flessione rispetto agli 84,5 miliardi del mese precedente. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono aumentate di circa 2,1 miliardi (+2,6% l’incremento annuo, in decelerazione rispetto al +22,9% di un anno prima). Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è attestato al 4,50% dal 4,64% di dicembre 2014 e dal 4,31% a gennaio 2014.

Tra le cause del perdurante ed elevato stock di sofferenze, oltre alla crisi economica, il rapporto dell’Abi ha evidenziato anche la lunghezza delle procedure di recupero dei crediti. Il rapporto cita i più recenti dati del ministero della Giustizia del 2012 che segnalano una durata media dei procedimenti di fallimento pari mediamente a 7 anni e una durata media dei procedimenti di esecuzioni immobiliari di 3 anni e 5 mesi.

E’ poi rimasto in calo il trend della raccolta bancaria, penalizzata dalla dinamica negativa della componente a medio-lungo termine. La raccolta complessiva ha, infatti, registrato a febbraio una diminuzione di circa 16,2 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, con una variazione su base annua del -1% (-0,6% a gennaio di quest’anno).

In particolare, la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, ha segnato a febbraio un calo del -13,5%, con una diminuzione su base annua in valore assoluto di 68,5 miliardi di euro. I depositi sono invece risultati ancora in aumento di quasi 52,3 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente (+4,3% su base annua, da +5,1% a gennaio 2015). Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi la raccolta da clientela è passata da 1.513 a 1.701,2 miliardi di euro, segnando un aumento in valore assoluto di quasi 190 miliardi.

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