Riepiloghiamo i fatti.
A fine giugno 2014 il CdA di Cattolica discute le linee guida del nuovo piano d’impresa del Gruppo, che verrà presentato solamente alcuni mesi dopo.
Il comunicato stampa fornisce come anticipazione che si procederà a scindere Cattolica Previdenza, spostandone il portafoglio in Cattolica ed il personale in una “scatola” societaria pre-costituita (CPSC), ovvero un’agenzia attualmente senza contratto nazionale Ania, senza contratto integrativo, ed inquadramento INPS nel settore commercio.
Alle preoccupazioni manifestate immediatamente dal sindacato l’azienda risponde con un “no comment” che perdura tutt’oggi nonostante le incalzanti richieste di chiarimenti più volte avanzate.
Anche dopo l’approvazione, a dicembre, del progetto da parte dell’IVASS, l’Azienda parla di aspetti ancora da definire nei dettagli e rimanda l’apertura del confronto sindacale previsto peraltro dalla legge e dal contratto.
E’ forse questa la modalità con cui l’Azienda intende portare avanti le numerose “Iniziative di trasformazione” indicate nel Piano d’Impresa 2014-2017, di cui quella su CP è solo la prima in ordine di tempo?
Come organizzazione riteniamo che qualsiasi progetto aziendale possa subire modifiche anche importanti; non ci stupirebbe nemmeno un totale ripensamento dovuto a dinamiche di cambiamento inizialmente non ipotizzate.
Quello che deve costituire sempre un punto fermo è il mantenimento dei livelli occupazionali nel Gruppo.
Questa è anche la ratio sottostante ad un’elaborata proposta di accordo sulle tutele occupazionali che le OO.SS. hanno presentato a dicembre 2014 e che vuole tradurre le dichiarazioni tranquillizzanti dell’Azienda in garanzie concrete, dall’internalizzazione di attività alla riduzione delle consulenze, dalla ricollocazione sulla stessa piazza delle risorse in mobilità alla conferma del personale assunto a tempo determinato.
Il tutto con la conferma del perimetro fondamentale del CCNL Ania.
L’operazione di scissione di Cattolica Previdenza è pertanto il primo e fondamentale terreno di verifica della reale volontà dell’Azienda di discutere col sindacato di tutele, perché “riorganizzazione” non è e non deve essere sinonimo di “licenziamento”.
Milano, Roma, Verona, 5 febbraio 2015
FISAC-CGIL GRUPPO CATTOLICA
Comunicato