In questi giorni si sta decidendo il futuro delle banche popolari e tra queste anche del Banco Popolare.
Condividiamo in toto le preoccupazioni delle Nostre Segreterie Nazionali rispetto al decreto legge che con tutta probabilità verrà firmato dal Presidente della Repubblica e quindi reso operativo, decreto che prevede la trasformazione in spa, in un tempo massimo di diciotto mesi, delle 10 maggiori popolari italiane.
Il decreto così come formulato potrebbe riaprire il risiko delle possibili aggregazioni e di conseguenza potrebbe creare, ulteriori “esuberi” tra il personale delle aziende interessate dal provvedimento in questione.
La scomparsa, sancita per decreto legge, delle 10 più grosse banche popolari italiane, non solo abolirà il voto capitario (laddove previsto) ma, senza adeguati correttivi, esporrà le nostre aziende a possibili raid di capitali/ fondi stranieri che potrebbero con pochi spiccioli “fare spesa” a danno di tutto e di tutti.
L’analisi non può che essere questa rispetto al panorama nazionale.
Scendendo invece nello specifico e concentrandoci sulla realtà del Banco Popolare, qualche ulteriore osservazione va fatta, dato che mai come nel nostro caso il detto “la medaglia ha sempre due facce risulta più appropriato!
Il nostro è da tempo un gruppo che più che produrre ricchezza, accumula da anni, perdite su perdite, a causa di un management strapagato ma rivelatosi completamente inadeguato , di un’Organizzazione aziendale paurosamente confusa, statica e inefficiente, che ha dato prova di sé, purtroppo, anche nel corso di recenti trasmissioni televisive …
A poco serve la buona volontà del personale, proteso ogni giorno ad evitare ulteriori perdite di quote di mercato, a fronte di un modello organizzativo che fa acqua da tutte le parti.
Le sofferenze e gli incagli, naturalmente figli di ignoti, hanno raggiunto livelli inaccettabili, unico primato del nostro gruppo nel panorama nazionale, situazione che obbliga ad accantonamenti “monstre” e quindi a risultati aziendali sempre più preoccupanti.
Anche quest’anno si preannuncia una perdita d’esercizio record ! Le cause di tutto questo già immaginiamo quali potranno essere : la crisi, le partite a sofferenze da addebitare a gestioni ante 2008, il costo del personale sempre troppo elevato, la scelta etica di non chiudere più sportelli di quanto abbiamo fatto rispetto ai nostri competitori!
Le solite scuse!
Abbiamo ancora nelle orecchie gli echi del brindisi dopo il passaggio degli stress test, figlio delle rivalutazioni delle quote di Banca d’Italia, dell’ ultimo aumento di capitale e della fusione del Credito Bergamasco.
Ma la verità è un’altra e difficilmente contestabile, è l’altra faccia della medaglia, quella che si finge di non vedere: è il lato della medaglia rappresentato da chi teme il crollo del mercato protetto delle nomine bancarie, dalle lobbies di potere che si creano e si autotutelano, spesso con arrogante supponenza e in barba alla tradizione cattolico/popolare , proprio grazie alle facilitazioni riservate alle banche popolari dove il voto capitario, invece , potrebbe essere, se ben gestito, lo strumento di tutela non già di un potere autoreferenziale,
ma degli interessi di tutti gli attori della cooperazione: soci, clienti e, perché no?, dipendenti .
E’ tempo invece che chi porta la responsabilità del destino di questa azienda, dal management ai soci, più o meno forti, finalmente si faccia carico di costruire una svolta nella gestione, svolta che sappia cogliere i segnali di ripresa dell’economia e della domanda di credito bancario “vivo” e sano….
Coord di gruppo Banco Popolare
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