Il Direttivo Fisac CGIL del Gruppo BPER, riunitosi in data odierna a Roma nella Sede della Federazione Nazionale, valuta positivamente l’altissima adesione allo Sciopero Nazionale del 30 gennaio, che dimostra – se ce ne fosse ancora bisogno – che anche i lavoratori del nostro Gruppo sono assolutamente consapevoli che il Contratto Nazionale è lo strumento di governo indispensabile per la gestione non solo del rapporto tra Azienda e Lavoratori, ma anche per l’individuazione di soluzioni condivise, non penalizzanti, eque e rispettose della dignità dei colleghi nei processi di riorganizzazione e ristrutturazione che – lungi dall’essere conclusi con la fine del Piano Industriale 2012-2014 – ci vedranno impegnati anche nel prossimo futuro.
I lavoratori – con lo sciopero del 30 gennaio – hanno detto a chiare lettere e con forza che non intendono rinunciare a tale strumento e che si batteranno con determinazione e coerenza sino al rinnovo del CCNL, messo in discussione con arroganza dalla dirigenza dell’ABI e delle Banche che ne fanno parte.
Nel corso della riunione è stato valutato positivamente l’accordo relativo alla fusione per incorporazione di Banca Popolare di Ravenna, Banca Popolare del Mezzogiorno e Banca della Campania, stipulato il 17 dicembre scorso.
Il giudizio positivo è stato condiviso dal Segretario Generale, Agostino Megale, e dal Segretario Organizzativo Giuliano Calcagni, che hanno preso parte alla riunione chiedendo un ulteriore sforzo in merito alla vertenza sul rinnovo del CCNL che nonostante il buon risultato dello sciopero non permette di intravedere, allo stato, un esito soddisfacente; questa partecipazione ai lavori del nostro Direttivo conferma ancora una volta l’interesse e l’attenzione con la quale la FISAC Nazionale ha seguito il nostro Gruppo, supportando con costanza ed autorevolezza l’impegno del Coordinamento e della delegazione trattante nel corso delle procedure contrattuali derivanti dal Piano Industriale, ivi compresa quella conclusasi con l’accordo del 17 dicembre sopracitato.
In tale accordo, infatti, grazie alla determinazione del Sindacato di Gruppo, che vede la FISAC impegnata con coerenza nella salvaguardia dei propri valori fondanti di solidarietà e di pari dignità tra i lavoratori, sono stati salvaguardati i principi e le condizioni alla base dell’accordo del 15 settembre 2012, nonostante il mutato atteggiamento della Capo Gruppo, che pretendeva di applicare ai lavoratori di queste aziende condizioni diverse e peggiorative rispetto a quelli coinvolti sia dalle precedenti fusioni che da tutte le altre procedure relative al Piano Industriale 2012-2014.
Piano Industriale rispetto al quale la FISAC manifesta la propria insoddisfazione in relazione alla incapacità del Gruppo di mettere in campo una macchina organizzativa capace di governare i complessi processi di innovazione messi in campo; tale grave carenza ha impedito di rispondere al meglio alle esigenze dei clienti e all’attesa dei lavoratori di svolgere il proprio lavoro nel modo migliore e con sufficiente serenità, come dimostra il peggioramento del clima di lavoro, l’aumento costante delle pressioni commerciali e una preoccupante escalation dei casi di patologie da stress.
Una delle manifestazioni più evidenti delle carenze organizzative è rappresentata dal fatto che molte delle riorganizzazioni previste nei processi produttivi hanno finito per rimanere di fatto sulla carta, provocando il peggioramento delle condizioni di lavoro e la frustrazione professionale dei colleghi, che, comunque, hanno continuato a profondere con senso di responsabilità il proprio impegno e la propria abnegazione quotidiani.
Per questi motivi, al di là delle misure strategiche che saranno previste nel prossimo Piano Industriale (e che ci riserviamo di valutare nel merito), la FISAC del Gruppo ritiene necessario ed urgente uno straordinario impegno organizzativo che dovrà prevedere, tra l’altro, consistenti investimenti tecnologici per rendere adeguato ai tempi il proprio sistema informatico.
Senza queste misure, qualunque Piano Industriale sarà destinato ad avere un percorso accidentato con il rischio di complicare ulteriormente le condizioni di lavoro, a ridurne il costo ed i livelli occupazionali, ad abdicare definitivamente al ruolo fondamentale che un istituto di credito ha la responsabilità di svolgere per il rilancio ed il sostegno dell’economia, ed a compromettere la stessa produttività e redditività delle aziende del Gruppo.
Al di là delle valutazioni che si possono esprimere in termini generali sulla recente (e probabilmente non necessaria) decretazione d’urgenza, che prevede la trasformazione in Società per Azioni delle maggiori Banche Popolari italiane, (e sulla quale lo stesso Megale ha comunicato che il Sindacato di Categoria rifletterà unitariamente nel corso di un convegno organizzato per la fine del mese), la FISAC comprende bene che tale riforma è destinata a produrre conseguenze sia in termini strategici che di assetti proprietari anche nel nostro Gruppo, delle quali si cominceranno forse a percepire i segnali già nel prossimo Piano Industriale.
Noi saremo – come sempre – impegnati a sostenere il ruolo di tutela del risparmio e del credito costituzionalmente previsti e del sostegno all’economia che anche il nostro Gruppo ha la responsabilità di esercitare al di là della forma societaria che lo stesso potrà e dovrà assumere, con la consapevolezza che – non sempre – il fatto di essere “società cooperativa” ha garantito l’esercizio coerente ed efficace di tale ruolo, come in qualche modo confermano anche i processi di ristrutturazione e riorganizzazione realizzati con il Piano Industriale 2012-2014.
Il Direttivo della FISAC di Gruppo conferma il proprio impegno a perseguire con forza gli obiettivi di unità sindacale che hanno guidato la propria attività in questi anni, senza rinunciare mai ai propri valori di solidarietà, di benessere comune e di pari dignità tra tutti i lavoratori del Gruppo.
Roma, 3 febbraio 2015.
Direttivo di Coordinamento FISAC/CGIL
GRUPPO BPER