fonte: Il Sole 24 Ore
Le organizzazioni chiedono ai banchieri un cambio di rotta. Prima di assumere iniziative attendono sviluppi dal prossimo incontro
A pochi giorni dall’incontro con Federcasse è il sindacato a lanciare l’aut aut dopo la disdetta con disapplicazione dei contratti di secondo livello dei 37mila bancari delle Bcc. Unica federazione a non aderire è stato l’Alto Adige. L’8 gennaio, giovedì, i banchieri hanno convocato i rappresentanti dei lavoratori dopo la decisione sugli integrativi e i sindacati stanno maturando una posizione unitaria sulla necessità di mobilitarsi. A meno di cambi di rotta sul fronte datoriale.
Dalla Fabi, che nel settore pesa per il 55%, dicono che «o Federcasse fa un passo indietro oppure si andrà verso la mobilitazione con proclamazione delle assemblee dei lavoratori propedeutiche a qualsiasi iniziativa. Le modalità sono ancora tutte da discutere e decidere». Quasi certamente non nello stesso giorno, il 30 gennaio, in cui incroceranno le braccia i bancari di Abi, dopo che la procedura di conciliazione svoltasi alla fine del 2014 tra Abi e i sindacati è fallita. E probabilmente neppure con una mobilitazione nazionale, ma con mobilitazioni a livello di Federazioni.
L’iniziativa delle Bcc è stata vissuta dalle organizzazioni come l’ennesimo «atto di rottura», osserva Alessandro Spaggiari, segretario nazionale della Fiba Cisl. «Nessuno ha ancora saputo spiegare quale sarebbe la necessità strategica e indifferibile di ridefinire integralmente tutta la contrattualistica di settore, se non una ventilata ma generica riduzione dei costi, un evidente recupero di discrezionalità, una verticalizzazione ed accentramento in poche mani delle leve gestionali, una omologazione delle oramai solamente presunte specificità di settore e territoriali», osserva il sindacalista. E ricorda che «dove ha agito la contrattazione i problemi sono stati risolti e i costi contenuti. Viceversa quando ha agito la presunta e lungimirante discrezionalità imprenditoriale i costi sono lievitati e le rendite di posizione sono aumentate».
Anche per il segretario nazionale della Fisac Cgil, Michele Cervone, serve «una risposta che deve venire da tutta la categoria del credito cooperativo per difendere il contratto collettivo nazionale di lavoro e per difendere anche i contratti regionali e aziendali».