Il Premio Nobel per l’economia Stiglitz ha scritto che “il mercato del lavoro non si riforma quando si è in recessione”. Certo, si può sempre sostenere, come fa anche il Governo, che gli economisti non sempre l’azzeccano. Quello però che è certo, anche per chi non fa l’economista, è che in un momento di crollo della domanda, di deflazione, se fai una campagna a sostegno della libertà di licenziare qualcuno capisce che è arrivato il momento di farlo. Negli ultimi tempi il Presidente del Consiglio ha girato il mondo a spiegare di questa nuova conquista nazionale, e giusto venerdì, casualmente, i manager di una multinazionale che ha uno stabilimento in Toscana, la TRW di Livorno, si sono presentati per annunciare la loro volontà di chiudere l’azienda. Quasi 500 lavoratori messi sulla strada. Dopo una giornata ad alta tensione mentre era in atto un presidio che dura ancora, i lavoratori ed il loro sindacato sono stati convocati dal Prefetto. In quella sede l’azienda ha messo a verbale di non aver ancora formalizzato la decisione di chiudere. Quei lavoratori restano a presidiare lo stabilimento perché quella decisione non si formalizzi mai. Cos’altro possono fare? Possono aspettare che il Governo dica loro di non preoccuparsi, perché con il Jobs act non è più importante il posto di lavoro dato che lo Stato li accompagnerà da un lavoro all’altro. Ma in quale “altro posto” il Governo immagina di collocarli ? Alla Lucchini o alla Delphi, oppure nel porto insabbiato dalla burocrazia, nei servizi falcidiati dai tagli lineari o nella sanità dopo questa Legge di Stabilità? Certo, ci sono sempre i territori vicini: c’è la Piaggio in contratto di solidarietà, oppure, più a nord, ci sono i Cantieri Apuani dove gli impegni sottoscritti al Ministero per riassumere tutti i dipendenti di NCA restano sulla carta. Forse perché la proprietà aspetta di assumere con le nuove regole che cancellano l’art. 18. Già, perché se c’è chi capisce che in Italia è il momento buono per licenziare, c’è anche chi ha inteso che conviene aspettare per assumere.
Una miscela da apprendisti stregoni. Intanto il lavoro diminuisce in quantità e qualità. Per adesso infatti abbiamo visto più “Act” che “Jobs”, più azioni contro il lavoro che per sostenerlo. Con questi chiari di luna è la lotta dei lavoratori, come quelli della TRW, che dà uno spiraglio di luce. Il 25 ottobre facciamo in modo che ci siano tanti italiani al loro fianco. Perché nei momenti più bui la partecipazione popolare può illuminare la strada per uscire dal tunnel. La marcia per la pace Perugia-Assisi ci dice che quella partecipazione e quel popolo si sono rimessi in cammino. Sabato sarà un’altra tappa per il lavoro, l’uguaglianza e la dignità. State certi, non sarà l’ultima.
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