Il disegno di legge sulla voluntary disclosure ha ripreso l’iter parlamentare e negli studi professionali (attivi da tempo per predisporre i dossier necessari per i rientri dei capitali dei loro clienti) cresce l’attesa per la definizione della materia.
Dalla finalizzazione delle operazioni attendono benefici anche gli intermediari finanziari e le banche , che potranno così contare su un afflusso di nuovi asset e migliorare i propri ratios patrimoniale. Anche l’Erario potrà avere effetti positivi dal rimpatrio dei capitali illecitamente detenuti oltre confine (nell’ottica degli equilibri da raggiungere con la prossima legge di Stabilità e per il rilancio degli investimenti).
Nei mesi scorsi l’avvicendarsi di iniziative bilaterali e multilaterali di contrasto all’evasione fiscale internazionale (dall’implementazione del regime Facta voluto dagli Stati Uniti all’accelerazione sul sistema multilaterale di scambio automatico delle informazioni in ambito Ocse e G-20) ha contribuito a rendere sempre meno conveniente il deposito all’estero dei capitali e a far aumentare le richieste di adesione alla voluntary disclosure. I professionisti impegnati su questo fronte hanno provveduto a preparare i dossier dei clienti, in attesa di conoscere il quadro normativo definitivo per realizzare il rientro. La scadenza del 30 settembre indicata nei primi disegni di legge avrebbe potuto avviare la regolarizzazione per le dichiarazioni dei redditi relative all’anno 2013.
Come sappiamo, però, l’approvazione della legge è slittata, per cui ora si guarda ad un termine finale fissato al 31 dicembre. Questo alla condizione che si sciolga il nodo relativo all’auto-riciclaggio. Le soluzioni viaggiano ancora su due binari diversi. Da un lato, in ambito parlamentare, il relatore potrebbe presentare un emendamento (frutto del parere della Commissione Giustizia) diretto a sostituire il termine “impiego” con la frase “compie altre attività di occultamento”. Dall’altro lato, è presente il Ddl “criminalità” del Ministero della Giustizia nel quale l’auto-riciclaggio viene limitato all’ipotesi in cui si trasferisca, si sostituisca o si impieghi il provento dell’evasione in “attività economiche o finanziarie”, mentre viene esclusa la punibilità “quando il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate all’utilizzazione o al godimento personale”.
Nel frattempo arrivano i dati relativi al 2013 sul riciclaggio: nel 2013 sono state segnalate operazioni finanziarie sospette per 84 miliardi di euro, sette miliardi in più rispetto al 2012 (vedasi tabella sotto- indicata). Come emerge dalla “Relazione sull’attività di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo” pubblicata dal Dipartimento del Tesoro ed inviata al Parlamento.
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