Al Monte dei Paschi una volta il lavoro era tutelato.
Oggi la realtà della Banca è radicalmente cambiata.
Solo negli ultimi mesi abbiamo dovuto assistere allo scempio del nuovo sistema di valutazione, con l’introduzione del “PARZIALMENTE ADEGUATO” distribuito a pioggia, ma venduto come un problema di lingua italiana e con rassicurazioni del tipo “non è una valutazione negativa”, “tranquilla/o sei parzialmente adeguato, ma volevamo dire che sei brava/o” o “tranquilla/o non succede nulla”. Salvo poi scoprire la penalizzazione sulla retribuzione.
Nostro malgrado abbiamo notato che fra i colleghi diventati improvvisamente parzialmente adeguati e/o demansionati ci sono anche tanti portatori di handicap o con rilevanti problemi di salute e non vediamo l’ora di rendere pubblica questa novità che certifica il disonore di questa Banca.
Ma almeno siamo arrivati ad un punto, i veri colpevoli della crisi del Monte sono stati finalmente individuati: la colpa non è di un management inquisito o del nuovo corso caratterizzato dal solo taglio del costo del personale, ma dei dipendenti. E questo è davvero inaccettabile.
Alla svalutazione delle proprie risorse, si aggiunge l’intensificarsi di pressioni commerciali schizofreniche, spinte ormai molto al di là del limite della sopportazione.
E se non bastasse spesso vengono suggeriti comportamenti non proprio limpidi ed etici.
Ci riferiamo in particolare alla “Campagna CIV”, per esitare la quale i colleghi devono chiamare i clienti presenti nelle liste per comunicare e fare accettare loro, mediante richiesta di variazione bilaterale, le nuove condizioni applicate.
Due domande sorgono spontanee:
1. per quali fantasiose ragioni i clienti dovrebbero accettare queste nuove condizioni decisamente peggiorative?
2. perché queste manovre non sono unilaterali?
Fin qui nulla di strano, se non fosse per i continui solleciti dei responsabili commerciali alla finalizzazione della campagna, con la pretesa di inserire, prima ancora del vero contatto con il cliente, le condizioni in WZA0. Come se ciò non bastasse nelle mail di sollecito viene indicato di esitare positivamente tutti i contatti.
E se proprio ci fosse qualche cliente che, inspiegabilmente, si rifiutasse di accettare la variazione delle condizioni non si può indicare esito negativo al contatto, ma si deve richiamarlo e “rinegoziarlo”; questo è quello che si scrive nelle mail, quello che si dice nelle telefonate di sollecito è ancora peggio ed è noto a tutti.
L’involuzione di questo istituto è sotto gli occhi di tutti. Nel giro di poco tempo da eccellenza del settore a modello guardato con timore da tutte le lavoratrici ed i lavoratori della categoria.
Capita non di rado ultimamente di vedere piangere colleghi stanchi di subire questi trattamenti, stress e mancanza di rispetto giornalieri. La loro è rabbia nel vedere il tramonto del posto di lavoro nel quale hanno deciso di spendere la vita.
Noi diciamo che questa rabbia va usata per cambiare il corso delle cose.
Torino, 4 agosto 2014 La Segreteria