Abi: Megale a Patuelli, relazione debole su crescita, occupazione e paese

“Bene Visco su vigilanza, serve idea di banca a servizio economia reale”
Roma, 10 luglio – “Ho trovato la relazione debole e incerta sul ruolo che le banche dovrebbero svolgere al sesto anno della crisi più lunga e più dura dal dopoguerra per mettere il paese in condizione di uscire dal tunnel degli zero virgola di crescita e, dopo aver perso dieci punti di Pil, riaprire i rubinetti del credito per rilanciare gli investimenti e creare buona occupazione”. Così il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, commenta la relazione del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, oggi all’assemblea dell’associazione dei banchieri.

Inoltre, aggiunge il dirigente sindacale, “mi sarei atteso un ringraziamento nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici del settore che in questi anni hanno fatto tanti sacrifici e hanno visto ridurre dal 2000 di circa cinquantamila il numero di occupati. Ed è anche grazie ai lavoratori che si è mantenuto quel patrimonio di clienti che rappresenta il vero valore aggiunto per tutte le banche del settore”.

Per il numero uno della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, dalle parole di Patuelli emerge “un’Abi chiusa in sé stessa, un’Abi dal pensiero corto che non può pensare di risolvere i problemi del settore, a partire dalla crescita enorme delle sofferenze bancarie e della bassa redditività, con meno occupazione e riduzione del potere d’acquisto dei salari. Ciò che serve è una netta inversione di tendenza con al centro un modello di banca al servizio dell’economia reale, sapendo che la nostra piattaforma per il rinnovo del contratto è il punto di riferimento per tutta la categoria”. Invece, sottolinea, “bene il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che non solo ha ricordato alle banche il ruolo svolto in termini di vigilanza ma ha invitato le stesse a rimuovere e prevenire quei comportamenti cosiddetti anomali fino alla rimozione dei banchieri. Insomma la legalità, l’etica e la trasparenza fanno parte di quell’idea di banca al servizio del paese che anche noi sosteniamo”.

Roma, 10 lug. – (Adnkronos) – ”Ho trovato la relazione debole e incerta sul ruolo che le banche dovrebbero svolgere al sesto anno della crisi più lunga e più dura dal dopoguerra per mettere il paese in condizione di uscire dal tunnel degli zero virgola di crescita e, dopo aver perso dieci punti di Pil, riaprire i rubinetti del credito per rilanciare gli investimenti e creare buona occupazione”. Così il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, commenta la relazione del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, oggi all’assemblea dell’Abi. Inoltre, aggiunge il dirigente sindacale, ”mi sarei atteso un ringraziamento nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici del settore che in questi anni hanno fatto tanti sacrifici e hanno visto ridurre dal 2000 di circa cinquantamila il numero di occupati. Ed è anche grazie ai lavoratori – afferma – che si è mantenuto quel patrimonio di clienti che rappresenta il vero valore aggiunto per tutte le banche del settore”. Per il numero uno della categoria dei lavoratori del credito della Cgil, dalle parole di Patuelli emerge ”un’Abi chiusa in se stessa, un’Abi dal pensiero corto che non può pensare di risolvere i problemi del settore, a partire dalla crescita enorme delle sofferenze bancarie e della bassa redditività, con meno occupazione e riduzione del potere d’acquisto dei salari. Ciò che serve è una netta inversione di tendenza con al centro un modello di banca al servizio dell’economia reale, sapendo che la nostra piattaforma per il rinnovo del contratto è il punto di riferimento per tutta la categoria”. Invece, sottolinea, “bene il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che non solo ha ricordato alle banche il ruolo svolto in termini di vigilanza ma ha invitato le stesse a rimuovere e prevenire quei comportamenti cosiddetti anomali fino alla rimozione dei banchieri”, conclude Megale.

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