Gruppo Monte paschi siena: a proposito delle dichiarazioni del capo del personale

“Prontuario” per interpretare correttamente i messaggi che l’Azienda diffonde tra i Lavoratori

Come riportato nella circolare unitaria del 2 ottobre, la Responsabile della Direzione Risorse Umane – Dottoressa Ilaria Dalla Riva – ha diffuso, immediatamente dopo la chiusura della procedura di confronto sui temi del Piano Industriale, un comunicato che, almeno nelle intenzioni di chi lo ha redatto, avrebbe dovuto spiegare ai Dipendenti i motivi per i quali la trattativa in corso non è riuscita a produrre alcun risultato concreto.
Il primo aspetto da sottolineare – che denota l’atteggiamento preconcetto della controparte rispetto alla reale volontà di individuare soluzioni di tipo condiviso – è che, in maniera del tutto evidente, il contenuto del documento è stato predisposto con largo anticipo rispetto all’inizio della riunione del 2 ottobre; riunione che quindi, alla luce di quanto sopra evidenziato, si è rivelata completamente inutile, soprattutto tenendo conto degli ulteriori sforzi e delle ulteriori proposte – come quella riguardante la codificazione di un Accordo sulla obbligatorietà dell’Ecocert – che in tale sede sono state responsabilmente avanzate dalle scriventi OO.SS., allo scopo di lasciare aperta una procedura che si stava lentamente involvendo.
Pertanto, le dichiarazioni contenute nella comunicazione inviata ai “Colleghi” dal Capo del Personale assumono, in ordine alle rilevazioni esposte, il sapore della giustificazione postuma, oltre ad essere palesemente destituite di fondamento contrattuale e politico. Se a tutto ciò si aggiungono pure le notizie false e fuorvianti diffuse dall’Azienda fin dallo scorso giovedì 27 settembre, mediante l’utilizzo di “conference call” ed altri strumenti di comunicazione, il quadro che emerge ci fa comprendere come la delegazione datoriale fosse da tempo impegnata non nella ricerca di un Accordo con la controparte, quanto nel perseguimento di un proprio miope disegno teso a dividere i Lavoratori ed a privarli delle proprie garanzie normative e contrattuali.
Nella comunicazione della Dottoressa Dalla Riva si insiste, infatti, a dichiarare che i progetti del Piano Industriale non produrranno alcuna ricaduta sui livelli occupazionali, quindi che tali progetti non produrranno – tanto per cominciare – esuberi. Peccato, però, che tale termine – esuberi, appunto – sia stato utilizzato continuamente proprio dalla Responsabile delle Risorse Umane durante la “trattativa” sul Piano Industriale, allo scopo di agitare lo spauracchio dei licenziamenti collettivi nel caso in cui le parti non fossero addivenute ad una condivisione sul tema delle esternalizzazioni del Back-Office.
In particolare, proprio con riferimento alla “terziarizzazione” del Back-Office, l’Azienda nel citato comunicato ha evidenziato ai “Colleghi” la “disponibilità della Banca ad esaminare proposte alternative elaborate dal Sindacato per la riduzione strutturale del costo del lavoro”; proposte, quindi, tese ad evitare le esternalizzazioni stesse, le quali sono state puntualmente presentate ed argomentate alla controparte, la cui valenza solidaristica risulta ottimizzata dagli importanti sacrifici che la collettività dei Dipendenti sarebbe stata chiamata ad affrontare pur di conseguire tale obiettivo.
Premesso quanto sopra, è importante comunque evidenziare che il Piano Industriale è stato elaborato e presentato alla comunità finanziaria dall’Azienda, e spetterebbe quindi solo all’Azienda giustificarne l’applicabilità in termini complessivi, oltre che sotto il profilo economico e sociale; dal canto loro, le scriventi OO.SS. – su preciso mandato dei Lavoratori – hanno fin dall’inizio della procedura ribadito l’impraticabilità delle esternalizzazioni, in quanto non coerenti con lo spirito e con il dettato delle norme del nuovo Contratto Nazionale, le quali prevedono addirittura il rientro delle lavorazioni precedentemente appaltate all’esterno delle Aziende e/o dei Gruppi Bancari.
Ciò su cui la controparte colpevolmente tace – minimizzando, quindi, nella comunicazione ai “Colleghi” i possibili impatti della manovra citata – è il fatto che una volta introdotto il precedente della esternalizzazione di attività all’interno del Monte dei Paschi, questo potrebbe portare ad una progressiva e generalizzabile precarizzazione del rapporto di lavoro delle risorse
coinvolte, oltre che al più che probabile ampliamento futuro degli ambiti aziendali da ricomprendere nel medesimo processo di esternalizzazione.
Nel comunicato della Dottoressa Dalla Riva, invece, si tende solo ad enfatizzare il concetto che tale eventualità possa riguardare una parte, tutto sommato, minoritaria dei Dipendenti, i quali sarebbero tuttavia tutelati dalle “garanzie” che l’Azienda sarebbe disposta a concedere; “garanzie” che, per inciso, sono ad oggi del tutto ipotetiche – e quindi utilizzate in maniera pretestuosa – in quanto le parti non hanno affrontato in termini ufficiali e procedurali il tema della terziarizzazione del Back-Office.
Si dice, inoltre, che “le soluzioni prospettate avrebbero il merito di limitare il numero dei Dipendenti coinvolti nell’outsourcing e di assecondare aspettative di pensionamento dei Dipendenti medesimi”, senza specificare che tali soluzioni sarebbero comunque possibili solo grazie al sacrificio ed alla solidarietà di tipo economico a carico di tutti i Lavoratori del Gruppo Monte dei Paschi.
A ben vedere, “la indisponibilità pregiudiziale ad affrontare il nuovo scenario”, che la Dottoressa Dalla Riva inopinatamente attribuisce al Sindacato, permane in realtà in capo alla delegazione datoriale, mentre la posizione dei “Colleghi”, oltre ad essere fondata su solidi principi e su norme di un Contratto Nazionale che la controparte fatica a riconoscere come legittimamente applicabile, risulta altresì basata sul valore dell’unità e della indivisibilità del corpo lavoratore.
L’auspicio richiamato dal Capo del Personale circa il proseguimento “responsabile” del confronto è quindi ipocrita e fuorviante, oltre ad essere palesemente non perseguibile allo stato attuale.
Per quanto concerne, invece, la disdetta del Contratto Integrativo BMPS, la Dottoressa Dalla Riva ha dichiarato che essa produrrà efficacia a partire dal prossimo 1° novembre, in tal modo contraddicendo tutte le “disponibilità” e le “aperture” offerte sullo specifico tema durante il confronto sui capitoli del Piano Industriale. Da quella data troverà perciò applicazione un “Regolamento” che, in sostanza, avrà il “pregio” di individualizzare il rapporto di lavoro, aumentando a dismisura la discrezionalità dell’Azienda sull’applicazione delle previsioni salariali, oltre che sulle prospettive di natura professionale dei Dipendenti.
A prescindere dalla legittimità di tale impostazione – che dovrà essere adeguatamente verificata, su mandato delle scriventi OO.SS., da studi legali specializzati in materie giuslavoristiche – è evidente come con tale provvedimento la Banca tenda a mortificare le professionalità esistenti fornendo, quale primario stimolo per il recupero della perduta redditività, la soppressione delle garanzie economiche – a cominciare dal sistema incentivante e dal Premio Aziendale – la deregolamentazione della mobilità territoriale e dei percorsi di carriera, l’abolizione dei livelli minimi inquadramentali, l’eliminazione delle selezioni interne per i passaggi di categoria e l’introduzione dei budget commerciali a livello di singola risorsa, peraltro in aperta contraddizione con la voglia di “fare squadra” conclamata nella pluricitata comunicazione ai “Colleghi”.
Premesso quanto sopra, il Capo del Personale afferma comunque che “resta inalterata la disponibilità al confronto con il Sindacato anche sul tema del rinnovo del Contratto Integrativo”, volutamente omettendo che il Sindacato è sempre stato disponibile a ragionare di adeguamento dei contenuti della contrattazione di secondo livello rispetto alle necessità di contesto, sebbene negli ultimi anni gli incessanti processi di ristrutturazione e di integrazione societaria a cui il Gruppo è stato sottoposto abbiano spostato il baricentro della negoziazione sulla disciplina delle ricadute delle fusioni sul personale coinvolto.
Ma, a parte ciò, sarebbe interessante sondare le così dette “disponibilità” della Dottoressa Dalla Riva e dei suoi “dante causa”, per capire una volta per tutte quale tipo di percorso si abbia in mente. Un percorso, ricordiamo, che dovrebbe prevedere passaggi istituzionali ben precisi, come quello della predisposizione di una Piattaforma di rinnovo da presentare nelle assemblee dei Lavoratori, propedeutica all’apertura di una trattativa seria e scevra da posizioni precostituite.
Ma tutto questo non interessa evidentemente alla controparte, il cui unico obiettivo è quello di destituire la validità dell’impianto contrattuale interno, il valore del quale è rappresentato soprattutto da una metodologia di confronto di tipo concertativo e dall’estensione del processo negoziale verso materie che tradizionalmente ne sono escluse, come quelle relative ai processi industriali, all’organizzazione del lavoro ed alle politiche commerciali.
Non è, quindi, solo la “onerosità” del CIA il vero tema all’attenzione della controparte – visto che la Dottoressa Dalla Riva ha dichiarato il 2 ottobre che quello che a lei
interessa è disporre liberamente delle risorse economiche da destinare ai Dipendenti, e non necessariamente di comprimerne l’entità – quanto la volontà di disfarsi di un patrimonio normativo evoluto, basato sulla solidarietà distributiva del salario variabile, sul riconoscimento del lavoro di squadra nel perseguimento degli obiettivi di budget e sulla trasparenza nelle assunzioni e nei passaggi di categoria.
Per questo, i Lavoratori dovranno combattere con ogni mezzo tale inaccettabile impostazione, richiedendo – insieme al Sindacato Aziendale e di Categoria – il rispetto formale delle previsioni e delle procedure da adottare per il rinnovo del Contratto Integrativo, che nel frattempo dovrà continuare a mantenere la propria validità.
L’Azienda tutta, dalla Responsabile della Direzione Risorse Umane fino ad arrivare al Presidente, all’Amministratore Delegato ed al Consiglio di Amministrazione, compia quindi un atto di responsabilità, ritirando il progetto sulle esternalizzazioni ed aprendo un percorso condiviso sul rinnovo del Contratto Integrativo, al fine di dare concretezza alle “disponibilità” avanzate nella comunicazione ai “Colleghi”! In caso contrario, non potrà che aumentare il clima di contrapposizione e di dissenso della collettività dei Lavoratori del Gruppo rispetto alle scellerate scelte della controparte.
Alla luce delle molteplici implicazioni che gli accadimenti di questi giorni stanno producendo sulla gestione del personale – ultima, in ordine di tempo, l’ennesima “conference call” convocata questa mattina dalla Dottoressa Dalla Riva con DTM e Strutture dei Direttori Operativi, in ordine alla quale verranno attentamente valutati i contenuti e le iniziative conseguenti – diventa più che mai imprescindibile trasmettere un messaggio chiaro ai Vertici Aziendali, mediante una massiccia partecipazione dei Dipendenti-Soci all’Assemblea degli Azionisti del prossimo 9 ottobre, sia per esprimere il voto contrario sui punti previsti all’ordine del giorno, sia per manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti della “strategia” sul personale sino a questo momento adottata dall’Azienda.
Quella dei Lavoratori della Banca e del Gruppo Monte dei Paschi dovrà pertanto continuare ad essere una sola voce, da opporre con vigore verso chi vorrebbe delegittimare il ruolo di forza sociale dei Lavoratori stessi.

LE SEGRETERIE

Siena, 3 ottobre 2012

comunicato

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