Tuttavia, Eurosif parla esplicitamente di delusione («Eurosif is disappointed») perché il testo della proposta originaria, cui aveva contribuito un’ampia rappresentanza di organizzazioni degli stakeholder, «si è notevolmente indebolito nel corso dei negoziati». L’organizzazione punta il dito contro «alcuni Stati membri e alcune organizzazioni imprenditoriali» che non hanno supportato gli sforzi.
In particolare, Eurosif denuncia quattro punti deboli della normativa finale.
1) Si applicherà solo a quelle che sono indicate come “grandi imprese di pubblico interesse”. Questo significa che riguarderà solo circa 6.000 aziende (le quotate in via primaria), e quindi un numero significativamente inferiore rispetto alle 18.000 società quotate e non quotate della proposta originaria della Commissione. In questo modo, la legislazione non “livella il campo di gioco” quanto Eurosif ritiene necessario.
2) Non contiene nessuna misura di garanzia dell’effettiva applicazione della norma. La decisione di verifiche della effettiva veridicità dei dati viene rimandata ai singoli Stati membri.
3) Consente (in alcune circostanze) di rimandare la pubblicazione delle informazioni non-finanziarie fino a sei mesi dalla pubblicazione del bilancio ordinario. Un periodo di tempo assai rilevante per un investitore.
4) Non prescrive l’utilizzo di key performance indicators che renderebbero più semplice la comparazione tra i risultati delle diverse società. In ogni caso, il problema dovrebbe essere affrontato a breve, in quanto la normativa richiede alla Commissione di sviluppare una guidance in questo senso.