Banca Marche: la colonizzazione dell’istituto sarebbe devastante

da Vivere Jesi Le Segreterie Regionali di Fiba/Cisl, Fisac/Cgil e UILCA valutano molto positivo il risultato raggiunto con l’iniziativa di sabato 5 aprile culminata con l’impegno concreto ed esplicito che istituzioni, politica e mondo imprenditoriale hanno assunto per l’immediata creazione di un tavolo di lavoro.
Non siamo di fronte ad una crisi aziendale, ma la crisi di Banca Marche sta già provocando un avvitamento repentino dell’economia regionale che potrebbe diventare irreversibile.
La probabile “colonizzazione” dell’unica azienda di credito regionale rimasta autonoma sarebbe devastante.

E’ inoltre emerso il nodo della valutazione del credito deteriorato, valutazione assolutamente soggettiva, non in linea con i principali competitors nazionali e dunque penalizzante in ottica di quantificazione del fabbisogno patrimoniale necessario al rilancio di Banca Marche. Il tavolo potrà infatti avere successo solo quando la corretta valutazione del credito deteriorato darà la misura delle necessità reali di patrimonio e quindi dell’aumento di capitale.

Auspichiamo che Banca d’Italia adempia pienamente al proprio ruolo istituzionale di regolatore, recependo il grido d’allarme lanciato sul tema anche da parte di altre importanti aziende di credito nazionali. Il deficit di patrimonio e la mole di accantonamenti impediscono ad oggi la creazione di valore in termini di ricavi, spostando il focus degli interventi esclusivamente sui costi per mantenere in linea di galleggiamento la Banca. Quelli sul personale sono oggetto di rigidissime attenzioni, con inaccettabili franchigie solo per consulenze e management, il cui operato non ha evitato a Banca Marche di rimanere nel guado. Le relazioni industriali sono state progressivamente diradate fino alla rarefazione, ed uno scudo impenetrabile protegge l’azione di chi comanda.

In questa azienda però ci sono i soldi di tanti marchigiani che – come piccoli azionisti o come Fondazioni – sono ancora proprietari di questa azienda. Ed a questi, come ai lavoratori della Banca, stabili o precari, bisogna dare conto. Così come a quei lavoratori che interagiscono con Banca Marche in quanto dipendenti di aziende controllate, Medioleasing e Carilo, o titolari di appalti vedi Se. Ba.

Identica attenzione va dedicata a tutti quei lavoratori, tantissimi, che operano in aziende che vivono del credito erogato da Banca Marche.

Noi non accettiamo l’ineluttabilità! E rifiutiamo a priori che lo slogan “lavoro che genera lavoro” lasci il posto al ben più pericoloso “rigore che genera miseria”.

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