Banco Popolare: appunti sul futuro

By: Adrian – All Rights Reserved
Si è svolto nel pomeriggio del 19 marzo l’annunciato incontro dell’Amministratore delegato dott. Saviotti con i segretari generali delle OO.SS. e i coordinatori del gruppo. Un incontro piuttosto lungo e articolato che ha spaziato dai dati del bilancio da poco chiuso alle linee del piano industriale varato lo scorso 28 febbraio, alle aspettative sul rinnovo del CCNL.
L’A.D. ha dettagliato in maniera molto chiara i risultati di bilancio partendo dalla precisazione che la perdita contabile pari a 606 milioni si traduce in 510 milioni di perdita gestionale (perdita contabile depurata dalla fair value option) e ha fornito una serie di dati puntuali rispetto alle rettifiche sui crediti che hanno falcidiato il risultato di bilancio rispetto all’andamento trimestrale.
Sul tema della qualità del credito non sono mancate le precisazioni. Sull’argomento, molto caldo e sentito dal nostro gruppo come da tutto il sistema, sono stati forniti infatti alcuni dati interessanti.
Ad esempio, su 185 basis points in cui è valutato il costo del credito 2013, pesa in realtà soltanto 38 bps il costo del reddito relativo a problematicità nate negli ultimi 5 anni. Con la chiarezza che lo contraddistingue, il dottor Saviotti ha specificato che senza Zaleski e Zunino questi 38 punti sarebbero 29.
La diminuzione degli impieghi (-4,8%) dovuta ad una rigida valutazione del merito creditizio, riguarda tutti i segmenti ma in particolare le imprese. Sul concetto di banca popolare, legata al territorio e alle imprese e famiglie che vi vivono, il dottor Saviotti si è soffermato a lungo nella sua discussione con i segretari generali sottolineando come il 91% della nostra clientela abbia affidamenti che non superano i 250.000 euro e che le sofferenze “pesanti” vengono da tempi lontani.
Collegandoci al tema dei crediti deteriorati abbiamo posto una domanda sul futuro dei lavoratori di Release, azienda della quale il piano industriale ipotizza la cessione della maggioranza della quota detenuta dal banco. Al di là della scelta strategica di “non tenere in casa” la bad bank su cui, a nostra domanda, non sono stati forniti particolari elementi, l’A.D. ha voluto tranquillizzare il tavolo sul futuro dei colleghi di Release assicurando che l’azienda si adopererà, qualora se ne verificasse la necessità, per trovare ricollocazioni per i colleghi coinvolti nell’operazione.
Sempre in argomento salvaguardia dell’occupazione il dottor Saviotti ha anche ribadito la determinazione del gruppo nel non perseguire politiche di esternalizzazione.
A tale proposito ha sottolineato come non ci siano volontà di cessioni che riguardino SGS. “Potremmo valutare la possibilità di esternalizzare l’hardware ma non il software” ha chiarito il dottor Saviotti. Così come ha puntualizzato che sono in atto valutazioni per alleggerire la rete e trasferire attività proprio in SGS.
Il Dott. Speziotto, a domanda esplicita del sindacato, ha precisato che la società consortile aveva senso soprattutto con la presenza delle molte banche e che, quindi, si potranno fare valutazioni in futuro.
L’A.D. si è soffermato quindi sull’importanza di rafforzare la liquidità per adeguarsi ai parametri dati da Basilea 3 che prevedono il raggiungimento di un common equity del 7% nel 2019. Noi dovremmo arrivare al 7,3% secondo le previsioni fornite dal dottor Saviotti, che ha anche sottolineato come gran parte del portafoglio del Banco sia costituito da titoli di Stato (circa 14 miliardi e mezzo) facilmente e velocemente liquidabili.
Sul futuro del gruppo prospettato dal piano industriale l’A.D. ha sottolineato come l’aumento di capitale non sia fatto per fare acquisizioni anche se non si possono escludere ulteriori fusioni.
Aumento delle masse gestite, aumento degli impieghi per cui sono previsti due miliardi in più per il solo 2014, diminuzione consistente del costo del credito nel periodo (da 185 a 70 bps), sono gli elementi salienti del piano presentato a fine febbraio.
Sulla riorganizzazione della rete, avvenuta secondo il modello “a grappolo” come l’ha definito l’A.D., non sono mancate le critiche da parte sindacale con particolare riferimento ai disagi di colleghi e clienti e all’utilizzo di un modello ormai standardizzato il cui funzionamento viene criticato anche in altre aziende che lo hanno adottato e che rischia di aumentare i costi invece di diminuirli. Su questo tema il dottor Saviotti si è riservato ulteriori valutazioni ma ha sottolineato come questo modello sia l’unica possibilità per non chiudere filiali in pesante perdita.
In un contesto come questo l’ulteriore riduzione del personale (750 uscite a fine 2016) dovrebbe avvenire senza l’utilizzo del fondo di solidarietà ma con il normale turn over.
Queste brevi note che consegniamo alla valutazione dei nostri iscritti non possono non essere accompagnate da alcune prime riflessioni Fisac sul progetto complessivo su cui ci riserviamo comunque ulteriori approfondimenti.
E’ evidente come il presupposto su cui si basa l’intero piano sia una sostanziale uscita dal tunnel della crisi. Un aumento di 250.000 clienti e di 5 miliardi di masse gestite è difficile da immaginare in un contesto in cui ancora stiamo vivendo, scandito da crisi industriale, disoccupazione al 12,9% (dati Istat di gennaio) e calo pesante dei consumi. Ci auguriamo che il presupposto si verifichi perché non può che essere un interesse condiviso da tutti ma è anche vero che una rete distributiva in fase di depauperamento numerico costante, già in affanno per la gestione corrente, abbia grandi difficoltà ad affrontare una fase di espansione e crescita.
Se l’intenzione è quella di raggiungere questi obiettivi stressando ulteriormente la rete e sottoponendo colleghe e colleghi a pressioni commerciali come quelle che più volte abbiamo denunciato, la FISAC non può certo condividerla.
Il modello distributivo attuale, fonte di demotivazione per molte colleghe e colleghi, pensiamo non agevoli un’idea di espansione come quella delineata nel piano industriale.
Noi crediamo in un progetto di banca veramente legato al territorio e in grado di sostenerne il tessuto produttivo. Al di là degli obiettivi ambiziosi che il piano delinea, crediamo anche che sia necessario rimotivare colleghe e colleghi frastornati da una ristrutturazione che non ci sembra nemmeno così gradita dalla clientela, come invece viene dichiarato.
La dichiarazione fatta dal dottor Saviotti di un no alle esternalizzazioni la accogliamo con favore anche se operazioni come quella di Release non possono che sollevare la nostra preoccupazione. La cessione di Release, per cui sono in corso trattative con tre società che hanno manifestato interesse, deve essere seguita con grande scrupolo, rivendicando un pronto coinvolgimento delle OO.SS. dal momento in cui andrà a delinearsi con maggiori dettegli.
E’ evidente che la nostra principale attenzione sarà rivolta alle salvaguardie per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti.
2014.03.21 Appunti sul Futuro

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