Abbiamo appreso dal comunicato diffuso dall’Azienda che il Gruppo UniCredit ha registrato nel 2013 una perdita netta di 14,0 miliardi di euro. Si tratta di un risultato economico molto pesante rispetto al quale esprimiamo forte preoccupazione, nonostante sia stato presentato dall’A.D. Ghizzoni come un anno “di svolta”, in particolare, per come l’azienda ha gestito la comunicazione, il rapporto con i lavoratori e i loro rappresentanti, e impostato il piano industriale 2013/2018 scaricando sui lavoratori il costo della ristrutturazione.
Da una prima lettura emerge come tale risultato sia riconducibile, prevalentemente, a voci straordinarie e ad una pulizia radicale sui crediti come conseguenza di una pessima gestione del credito che ha caratterizzato il Gruppo negli ultimi anni.
In attesa dei necessari approfondimenti e dell’incontro in calendario per il prossimo 19 marzo con i vertici aziendali, le scriventi Segreterie ritengono opportuno esprimere alcune considerazioni di merito:
Il Gruppo UniCredit ha ridotto i ricavi per effetto del calo degli interessi netti, dinamiche di cambio sfavorevoli, tassi di interesse ai livelli minimi, debole domanda di finanziamenti nell’Europa occidentale che ha compresso i margini, bassi ricavi da negoziazione, ma il risultato del perimetro Italia registra un aumento dei ricavi dello 0,3% con una contrazione significativa dei costi del personale (- 2,3%).
Il risultato negativo di 14 miliardi di euro, concentratosi sul IV trimestre, è attribuibile a rettifiche di valore (avviamento delle aziende – con l’azzeramento dell’avviamento del perimetro Italia – e di rapporto con i clienti del gruppo per €9,3 miliardi), rettifiche accantonamenti su crediti (€9,3 miliardi), oneri di ristrutturazione destinati a ridurre l’organico (circa 8.500 unità per €0,7 miliardi). La differenza rispetto al 2012 è data per circa 1/3 dalle rettifiche su crediti (€4,3 miliardi) e per circa 2/3 dalle rettifiche di avviamento (€8 miliardi).
Tale risultato risente del beneficio della valutazione della quote Banca d’Italia pari a €1,4 miliardi altrimenti destinato ad essere ancora più negativo.
Nonostante il risultato negativo è stata inspiegabilmente deliberata la distribuzione di utili agli azionisti.
Riteniamo che in questa azienda gli interrogativi più importanti debbano riguardare le responsabilità di chi ha determinato questa situazione, le responsabilità di chi decide di gestire in questo modo la fase, le responsabilità di chi decide di scaricarne le conseguenze sui lavoratori e sull’occupazione come si evince dal Piano Industriale presentato contestualmente ai risultati di bilancio. Non vorremmo che il dividendo, comunque previsto, sia il prezzo pagato per tenere buoni gli azionisti mentre si penalizzano pesantemente le lavoratrici e i lavoratori. E vedremo alla fine quanti soldi avranno il coraggio di attribuirsi i top manager per la perdita contabilizzata.
Un film già visto! Dopo il Piano Industriale 2010-2015, che ha ridotto l’occupazione di circa 8.000 lavoratori, UniCredit decide di presentarne un altro per il 2013-2018 con ulteriori 8.500 esuberi di cui 5.700 nella sola Italia.
Non è possibile che in presenza di problemi riconducibili a scelte strategiche fallimentari, a crediti, spesso di grandi entità, non correttamente erogati ed a rettifiche del valore delle aziende acquisite nel tempo la risposta sia la riduzione dell’occupazione mettendo a rischio la capacità stessa dell’azienda di produrre ricavi negli anni a venire. Questo è il vero problema! “La ricetta meno organico maggiore redditività ha già dimostrato tutti i suoi limiti; la prospettiva deve essere cambiata!” Il vero rimedio è realizzare un nuovo modello di banca in grado di essere motore di crescita dove le agenzie rappresentino la modalità principale di presidio del rapporto con il cliente rispetto a quello di una banca virtuale e tecnologica.
Per risolvere i problemi legati ad una errata impostazione industriale e gestionale non vogliamo giocarci il futuro. Il futuro è dato dal lavoro e dagli investimenti.
Roma, 12 marzo 2014
LE SEGRETERIE DI GRUPPO
LE SEGRETERIE NAZIONALI
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