Dall’incontro del 27 febbraio tenutosi con il direttore generale e con il direttore del Personale ci siamo accorti, non senza sconcerto, che a meno di quattro mesi dalla prima fuoriuscita di circa 240 Colleghi non c’è ancora un’idea in merito al modello di banca che si vuole costruire. O meglio, più che non avere un’idea, non sembra esistere alcuna volontà di affrontare l’argomento, vuoi perché potrebbe essere l’eventuale nuovo padrone ad imporre il proprio modello, vuoi perché il parere di chi lavora nella banca non è ritenuto utile.
Quindi si dichiara semplicemente che occorrerà procedere ad un taglio indifferenziato dei costi, con la scusa che gli stessi sono troppo alti rispetto ai ricavi: è evidente che una banca che non lavora sul proprio attivo – o peggio, lo deprime – non genera ricavi dalla propria attività caratteristica.
Le OO.SS. Aziendali sanno bene che il problema dei costi – con particolare riferimento a quelli del Personale – è una grande bugia, perché il cost income di Banca Marche già nel 2011 e 2012 si attestava su livelli significativamente al di sotto della media del Sistema.
L’obiettivo della banca, allora, forse non è la riduzione dei costi in quanto eccessivi, bensì quello di rendere l’azienda meno articolata e più facilmente vendibile, anche attraverso una politica salariale poco trasparente e condivisa che non premia il lavoro di squadra e utilizza il “pago chi mi pare!”.
Il 27 febbraio scorso noi volevamo cominciare a parlare di questi temi. Sono, infatti, oltre sei mesi che la banca non è più governata da un consiglio di amministrazione, ma alla sua guida sono arrivati due commissari nominati dalla Vigilanza, insieme ad una nuova dirigenza che, progressivamente, nonostante le reiterate rassicurazioni del direttore generale sulla qualità e necessaria valorizzazione delle risorse interne, si è insediata in Banca Marche andando a ricoprire la stragrande maggioranza dei ruoli apicali.
Noi vogliamo cominciare subito a discutere del futuro ed iniziare un confronto vero per condividere gli obiettivi da perseguire cercando, altresì, i mezzi per farlo.
Finora, al di là delle ripetute dichiarazioni aziendali circa l’attuale esigenza di migliorare il conto economico attraverso un profondo contenimento dei costi (a proposito quanto abbiamo speso per la convention del 4 marzo?), la Banca sembra voler semplicemente riprodurre soluzioni standardizzate, elaborate da ben pagati consulenti, buone per tutte le stagioni ed oggi particolarmente “di moda”.
Stupisce che ad oggi, i consulenti (per esempio: Bain & CO. and other Companies….) che hanno prodotto la “riorganizzazione aziendale”e il piano industriale (precedente? attuale?), di per sé vuoto e non condiviso – al quale anche i Lavoratori si sono opposti – siano ancora “a far fattura”: tanto chi pagherà saranno dipendenti e clienti.
Stupisce ancor di più che nonostante tante nuove “intelligenze”, tutte come sempre ben pagate, la Banca nel corso degli incontri del 27 Febbraio col Sindacato e del 4 Marzo con i Titolari si sia limitata a raccontare tante ovvietà, omettendo invece, numeri, correlazioni, andamenti e proporzioni indispensabili a un confronto serio e ad una necessaria nonché efficace condivisione degli obiettivi.
Nota Bene: In 23 mesi di “crisi” aziendale il mantenimento della raccolta e della fiducia degli oltre 500mila clienti è stato grazie allo zelo, l’impegno, la dedizione e la passione degli oltre tremila Lavoratori del Gruppo Banca Marche che non hanno avuto nessun bisogno di video motivazionale, per difendere la azienda e il proprio posto di Lavoro, ma questa è “soltanto” la nostra opinione…
Con grande responsabilità ed attenzione al delicato momento, il Sindacato ha sottoscritto l’accordo per l’adesione al Fondo di Solidarietà per circa 340 lavoratori che matureranno il diritto alla pensione entro giugno 2020: il risparmio che ne trarrà l’azienda si aggirerebbe, prospetticamente, su quasi 30 milioni di euro all’anno. Ora la Banca di appresta a mettere le mani nelle tasche di tutti i Dipendenti, manifestando l’intenzione di non continuare ad applicare – dopo il 30 giugno 2014 – il nostro CIA. Poiché è nostra intenzione arrivare preparati a questo appuntamento chiediamo all’azienda di declinare da subito l’obiettivo di risparmio che si prefigge che dovrà, come da accordi, tener conto del contenimento dei costi fin qui già ottenuti.
LA NOSTRA VOLONTA’ NEGOZIALE RIMANE IMMUTATA E RESPONSABILE, VORREMMO INVECE CONOSCERE QUELLA DELL’AZIENDA: non accettiamo l’autoreferenzialità che commissari e management hanno finora ostentato, preferendo il silenzio alla discussione e pensando di essere gli unici portatori della ragione assoluta. Il Sindacato ribadisce la sua volontà di opporsi a questo modo di procedere e partendo dalla sua storica conoscenza della azienda e del territorio in cui opera, rilancia l’esigenza di una forte azione di concertazione.
Il primo banco di prova è dato dalle risposte che una banca socialmente responsabile dovrà dare ai giovani lavoratori a tempo determinato, alle loro famiglie e alla comunità regionale in tema di stabile occupazione. Nell’incontro del 27 febbraio abbiamo continuato a chiedere la loro assunzione che, gestita dinamicamente con criteri trasparenti e condivisi, può essere finanziata coi risparmi derivanti dall’attivazione del Fondo di Solidarietà. Una Banca sana e vitale è capace di stabilizzare e generare nuova occupazione.
A tal proposito chiediamo anche che la Banca mantenga fede all’impegno preso di attivarsi rispetto alle fuoriuscite previste dall’accordo sul fondo di solidarietà di tutti i dirigenti senza franchigie per nessuno, compresi gli apicali.
Sempre in tema di organici (forse eravamo distratti); ma le assunzioni non erano state tutte bloccate come dichiarato dall’Azienda l’11 Dicembre?
Jesi, lì 7 Marzo 2014
Le OO.SS. Aziendali
P.S.: nell’augurare un buon 8 Marzo a tutte le nostre Colleghe, ci domandiamo quindi:
• Quali sono i veri obiettivi? Le cifre non vengono dette al Sindacato e ai Lavoratori perché si teme la nostra capacità di ragionamento e di formulare proposte alternative?
• Sul CIA non vogliamo un colpo di spugna ma una trattativa vera;
• Come si fa parlare di Rilancio Commerciale se:
o Le filiali non verranno sgravate del lavoro burocratico accentrandolo?
o Non verranno tutelate nei rischi operativi e legali, della attività quotidiana?
o Le filiali subiscono una spinta pneumatica a fare le ferie, non dispongono della massa di manovra, viene esasperato lo squilibrio degli organici, si tolgono decine di migliaia di ore uomo dal contatto con la clientela? Non si sostituiscono le maternità, le malattie, le lunghe assenze, gli esodi?
• Il costo delle sole consulenze non basterebbe a finanziare decine e decine di assunzioni?