Cgil contro le mafie: Io riattivo il lavoro e Libera Mutuo contro le mafie

LIBERAMUTUO.001I primi di marzo è stata presentata al Settore Bancario la proposta di legge d’iniziativa Popolare della Cgil “Io Riattivo il Lavoro”, promuovendo contemporaneamente la nuova iniziativa della Fisac-Cgil “Libera Mutuo contro le mafie” per liberare i beni confiscati alle mafie dai mutui ipotecari.
La giornata è stata aperta da Elena Aiazzi della Segreteria Nazionale della Fisac-Cgil, che ha presentato l’iniziativa.
E’ poi intervenuto Luciano Silvestri, Responsabile Area Legalità e Sicurezza della Cgil, che ha evidenziato quanto sia stato efficace, nel contrasto alle mafie, l’impianto normativo che ha permesso la restituzione e la destinazione a “fini sociali” dei beni confiscati o sequestrati alla collettività, a cui erano stati sottratti. Ciò rappresenta, infatti, il dato più innovativo della legislazione antimafia. Sono poi intervenuti Anna Raffaini e Maurizio Testa che hanno presentato l’impegno del Sindacato nei
rispettivi campi d’intervento. Nel corso del dibattito hanno poi presola parola il Dott. Maurizio Carrara Presidente di UniCredit Foundation, Roberto Iovino dell’Ufficio Legalità Cgil, Maria Cristina Cimaglia dell’Associazione Libera e Mariella Masucci del Ministero del Lavoro. Tutti gli interventi hanno sottolineato come i beni confiscati rappresentino un metodo efficace che lo Stato possiede per disarticolare il crescente e preoccupante potere economico delle mafie. Lasciare, infatti, inutilizzato questo cospicuo patrimonio rappresenta una perdita dal punto di vista economico, ma anche un’occasione mancata per rinsaldare il legame fiduciario tra Stato e Mondo del Lavoro e Collettività. 

I lavori sono stati conclusi da Agostino Megale, Segretario Generale della Fisac-Cgil. Nel corso della sua relazione, Megale ha sottolineato quanto il valore della battaglia per la Legalità sia centrale per difendere ed innovare la Democrazia. Punto centrale per Megale è la questione delle ipoteche: sono 1556 (46% del totale) i beni sui quali è stata accertata la presenza di gravami ipotecari; numeri ancora più impressionanti se visti nel dettaglio: 150 mld il fatturato della criminalità organizzata (180.000 posti di lavoro persi al Sud), 60 mld il costo della corruzione, 120 m,ld di evasione fiscale, con l’Italia al primo posto in Europa per quota di reddito non dichiarato: 51% sul totale. Megale ribadisce la necessità di un piano per la “buona Finanza” e per banche al servizio del Paese e del Lavoro. Queste cifre, aggiunge, offrono la possibilità di capire quale enorme risorsa rappresenta per lo Stato i bene confiscati e sequestrati, ed i 12 miliardi di beni sequestrati e confiscati dal 1992 al 2010 non possono aggiungersi a questa drammatica lista di dati. “La procedura per liberara il bene da questo peso –aggiunge Megale- deve, e può, trovare una soluzione applicando una regola basilare del mondo bancario: quella delle Tre Erre, che significa Rinegoziare il mutuo ipotecario, Rimodulare la durata dello stesso e Rilanciare il processo produttivo dell’azienda posta sotto sequestro o confisca”. Agostino Megale conclude fissando un piano di lavori per raccogliere le firme: accompagnare il tradizionale incontro quotidiano con i Lavoratori con una efficace comunicazione e coinvolgimento degli stessi attraverso le nuove frontiere del Web utilizzando i canali ed i sistemi digitali per incontrare anche il mondo che si muove fuori dai tradizionali campi di intervento del Sindacato. I beni confiscati rappresentano risorse di grande valore economico e simbolico e sono spesso collocati in aree a orte ritardo per lo sviluppo occupazionale o in quartieri ad alto indice di criminalità e degrado. Il loro riutilizzo a fini sociali e di pubblica utilità – dettato dalla legge – è una pratica bellissima, che crea occupazione, spazi sociali e civiltà. Tutti conosciamo le tante attività agricole sviluppate dall’associazione Libera sui terreni confiscati alla mafia, ma anche esempi più piccoli sono significativi, come a Rescaldina, dove un fabbricato destinato al Comune e vicino all’ospedale Buzzi, è stato utilizzato, per il tramite della Onlus Ospedale dei Bambini Milano, come residenza temporanea di genitori con figli affetti da patologie oncologiche di lunga degenza, oppure a Varese, dove il Comune, d’intesa con la Questura, utilizza un appartamento come alloggio protetto per minori oggetto di abuso o ancora, la  casa del Jazz di Roma,nata grazie ad una confisca ai boss della banda della Magliana e, successivamente, assegnata al Comune di Roma che l’ha utilizzata per ospitare un auditorium multifunzionale, un sistema di registrazione, un ricco archivio audiovisivo, una biblioteca, ma anche sale di prova e di registrazione. Ma c’è un problema: quasi il 50% degli immobili confiscati sono gravati da ipoteche. Questo è diventato il principale vincolo all’effettiva “liberazione” e riutilizzo del bene. Secondo i dati divulgati dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità il fenomeno coinvolge tutto il tessuto economico nazionale, dal nord al sud.

Cosa si può fare? Secondo noi le banche possono:

• velocizzare la cancellazione dell’ipoteca;

• approntare una soluzione transattiva “standard” da applicare a questa tipologia di casi;

• rinunciare a parte degli interessi di mora e/o contrattuali.

Come lavoratori bancari sentiamo una responsabilità in più: possiamo fare pressione sulle nostre aziende, e sugli organi competenti (Abi e Agenzia nazionale e il prossimo governo) perché procedano con velocità ad approvare gli atti necessari a regolamentare la situazione.
La petizione si può firmare on-line sul sito www.fisac.it ed è aperta a tutti i cittadini ai quali chiediamo di affiancarci, firmando la petizione e facendola circolare.

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